Antonio Bruno, i sacrifici per il calcio mi hanno fatto diventare l’uomo che sognavo di essere

Antonio Bruno, i sacrifici per il calcio mi hanno fatto diventare l’uomo che sognavo di essere

16 Agosto 2021 0 Di Anna Mozzi e Pasquale Maria Sansone

 

Il gioco del calcio offre molti vantaggi a coloro che incominciano a praticarlo da bambini, primo fra tutti lo sviluppo della muscolatura inferiore ed un importante contributo allo sviluppo osseo.  Giocare a calcio rende elastici, agili, scattanti e vigorosi. La preparazione calcistica alterna l’allenamento aerobico a quello anaerobico offrendo una maggiore protezione contro le malattie cardio-vascolari prevenendo anche l’obesità. Un altro grande vantaggio del calcio consiste nella forte socializzazione. Il calcio è un gioco di squadra davvero efficace sotto il profilo della tessitura di rapporti interpersonali e dell’inclusione sociale.

Grazie al calcio i bambini imparano presto il rispetto delle regole di gioco, il rispetto dell’avversario, il rispetto della figura del capitano, lo spirito di gruppo e il rispetto dell’allenatore, figura guida e maestra. Anche la costanza nell’allenamento favorisce il senso di responsabilità del bambino. Pertanto, in sintesi: forte socializzazione, rispetto delle regole e del gioco di gruppo, impegno, miglioramento muscolo-scheletrico e prevenzione delle malattie cardio-vascolari sono i vantaggi indiscussi del gioco del calcio.

Oggi parliamo di Covid, Sport e Salute con un atleta che investe molte energie nella preparazione calcistica dei giovanissimi.

Antonio Bruno, istruttore di base di 1° Livello Coni. Bruno è

nato a Benevento il 24/01/1996 e residente a Grottaminarda (Av).

“Cresciuto” calcisticamente nei settori giovanili professionistici di Bologna, Benevento e Foggia, ho esordito in Serie D, con il Sorrento Calcio, a 18 anni. Successivamente ha vestito le maglie di Torrecuso, San Tommaso e Gaeta.

Nel 2012 vincitore del premio ” Giacomo Bulgarelli” – Miglior giovane calciatore per impegno profuso sul campo e alto rendimento scolastico.

Nel 2017 ha iniziato la sua carriera da allenatore nei Campionati Regionali Elite alla guida dei gruppi della Scuola Calcio Azzurra di Grottaminarda, di cui riveste il ruolo di Vice Presidente. La rinomata società irpina “Azzurra Calcio” ha trasferito ben quindici calciatori a Club Professionistici nei suoi 18 anni di storia. Nel 2020, durante l’emergenza sanitaria, la Scuola Calcio ha donato ben 80 visiere protettive certificate al reparto “Covid-19” di Ariano Irpino. 

Come ha vissuto e vive la paura della pandemia, del contagio ed il notevole disagio legato alle indispensabili severe misure restrittive?

Sin dalle prime notizie che lo riguardavano, il nuovo coronavirus
mi parve subito pericoloso. Tuttavia, quando cominciammo
a preoccuparcene, mai avremmo pensato che in poche settimane, avrebbe sconvolto il mondo intero e di conseguenza le nostre vite. Ho avuto paura per gli altri, prima che per me stesso. Mi ferivano le immagini, le notizie e i dati allarmanti dei telegiornali. Ho avuto rispetto e attenzione, consapevole che poi avrei dato più valore ad un abbraccio. Mi sono goduto a pieno le persone che mi amano, e non è mai stato triste rimanere a casa. Oggi affronto la quotidianità con prudenza, ma soprattutto con fiducia e ottimismo.  

Quanti danni hanno causato allo Sport in generale ed al Calcio in particolare la pandemia, le chiusure indiscriminate e la confusa gestione politica?

La pandemia e le conseguenti restrizioni, hanno generato anche una vera e propria “emergenza motoria e relazionale”, nonostante siano intervenute in un contesto nel quale la sedentarietà tra i minori si stava riducendo. Durante il lockdown, abbiamo subito coinvolto i nostri atleti più piccoli guidandoli, da remoto, con giochi ed esercitazioni da fare in casa, e quelli più grandi con programmi personalizzati di allenamento. Malgrado questo sforzo, si sono ritrovati comunque lontani non solo dagli spazi all’aperto dove correre e giocare, ma anche dalle palestre e dai centri sportivi nei quali la loro motricità veniva canalizzata verso finalità importanti, con attività codificate volte allo sviluppo integrale delle personalità. L’attività motoria qualificata per i nostri ragazzi e bambini non è più procrastinabile. Pertanto è necessario studiare il modo per riannodare i fili interrotti dalla pandemia, di spingere i ragazzi a riprendere in mano le proprie attività per sostenere i sogni e le passioni. È necessario rimettere i giovani all’interno del proprio contesto relazionale, fatto di incontri e scontri, di rinunce e sacrifici, di vittorie e sconfitte. 

Quanto valore attribuisce al binomio Sport-Salute?

Ad ogni età, una regolare attività fisica, anche moderata, contribuisce a migliorare la qualità della vita. Oltre ad avere anche un ruolo fondamentale nel trasformare i bambini in adulti responsabili e premurosi, lo sport riunisce i giovani, li aiuta ad affrontare le sfide quotidiane e a superare le differenze culturali, linguistiche, religiose e sociali. Sinonimo soprattutto di salute, visto che è uno dei principali strumenti per la prevenzione di molte malattie, deve essere riconosciuto da tutti come un diritto fondamentale.

Cosa le hanno dato in termini di crescita personale, sociale e professionale l’attività sportiva in generale ed il Calcio in particolare?

 Sono andato via di casa quando ero solo un bambino. Dovevo crescere prima del tempo e prima degli altri, avevo appena 13 anni e un sogno nel cassetto. La vita mi ha portato poi a scegliere altro, ma tutti quei sacrifici e tutte quelle rinunce, mi hanno fatto diventare l’uomo che speravo e desideravo di essere. Il calcio mi ha insegnato più di chiunque altro abbia fatto nel mio percorso. Oggi sogno di costruire un Centro Sportivo nel mio paese, ottenere grandi risultati con i nostri ragazzi, e donare ai bambini tutto l’amore che posso.