Al 118 di Benevento manca il personale

Al 118 di Benevento manca il personale

21 Dicembre 2018 0 Di Marco Mastella

“Nonostante la carenza – riferisce il manager Picker – il Servizio di soccorso sannita, grazie alla dedizione degli addetti, garantisce prestazioni accurate e tempestive”.

“È un servizio tanto essenziale quanto complesso a tutela della salute dei cittadini; è, in particolare, l’anello fondamentale della catena della sopravvivenza del paziente soccorso in stato di emergenza per poi essere “ospedalizzato”.  I problemi ci sono, a cominciare dalla carenza di personale, a condizionarne in qualche misura lo svolgimento ma non tali da limitare la tempestività e l’accuratezza dei soccorsi, che sono esemplari, anche grazie allo spirito di servizio e alla dedizione di tutto il personale”.

Ad affermarlo è il direttore generale dell’Asl di Benevento, Franklin Picker, che così definisce il servizio del soccorso emergenziale più comunemente noto come il “118”. I numeri non possono che dargli ragione. Dal primo gennaio al 30 novembre dell’anno in corso, sono stati effettuati circa 1700 interventi. “Il che significa – puntualizza il manager – che arriveremo, al 31 dicembre, a più di 20.000. Complessivamente, dunque, siamo in presenza di 55 prestazioni al giorno; due ogni ora”. Il soccorso viene prestato con l’impiego di 12 ambulanze distribuite, strategicamente, sul territorio; una, in particolare, è fornita delle apparecchiature funzionali alla rianimazione.

Sono impegnati 60 medici; è più che doppio il numero del personale ausiliario. La struttura, tra l’altro, così organizzata, può fregiarsi di un vero e proprio fiore all’occhiello; l’Azienda sanitaria sannita è stata la prima struttura campana a dotarsi di ambulanza fornita delle apparecchiature adatte ad effettuare la telecardiologia. “Grazie a questa funzione, accertato l’infarto, – chiarisce il responsabile del servizio, Ciriaco Pedicini – il paziente viene condotto direttamente in reparto senza passare per il pronto soccorso”. Si garantisce così una immediatezza nella cura dell’infartuato, che può rivelarsi fondamentale nel salvargli la vita.

Se questo non bastasse, sono operative anche due postazioni di pronto soccorso (Psaut, in sigla) dislocate a Cerreto e San Bartolomeo in Galdo. Tutto questo, però, non evita che l’opera finisca nell’occhio del ciclone per ragioni legate ai ritardi con cui giunge l’ambulanza. “Può accadere – avverte Picker – che si registri un ritardo nell’arrivo ma per ragioni che non hanno nulla a che vedere con la professionalità, il senso del dovere degli operatori”. Il problema sta nella difficoltà di osservare i tempi di rientro in postazione del mezzo di soccorso. “Tempi – aggiunge il direttore generale – che non vengono previsti dalla norma che disciplina il servizio”.

In sostanza, un mezzo che si muove da Benevento per raggiungere uno dei due ospedali del capoluogo non impiegherà più di qualche minuto per ritornare alla base. Se la stessa operazione la deve eseguire da San Bartolomeo, ci vuole altro che una manciata di minuti per il percorso di ritorno alla sede di appartenenza. È da qui, in sostanza, che nasce l’idea di un disservizio. “Le difficoltà – denuncia  – sono dettate anche da carenza di personale soprattutto medico. Ne abbiamo in servizio 60; ne occorrono almeno altri 15”.

L’amministrazione le sta provando tutte per colmare i vuoti ma senza particolare successo. Quello della medicina di emergenza sembra essere una branca che attrae poco o punto. “Sinora – conferma – abbiamo bandito tre avvisi pubblici andati tutti deserti”. E’ stato da poco proposto un quarto. “Speriamo che vada bene”, il suo laconico ma chiaro augurio. Quello dell’emergenza, peraltro, è un problema che va affrontato anche dal punto di vista culturale. “E’ importante – sottolinea in merito – che la comunità si renda sempre più conto della necessità di acquisire conoscenze e competenze su come prestare un primo soccorso al lavoro, per strada, negli uffici, nelle scuole”.

In questa ottica, “abbiamo a Benevento – ricorda Pedicini – il Centro certificato di formazione che offre corsi di base avanzata per assistere, ad esempio, un infartuato in attesa che arrivi il medico”. Più in generale, il dirigente auspica che vi sia un coinvolgimento sempre più ampio “di associazioni, del volontariato, delle istituzioni pubbliche, a cominciare da quella scolastica, su questo tema”.