
A come Autismo, alla II edizione il libro di Antonio D’Ambrosio
22 Settembre 2025Vivere da “stranieri” anche quando si è sotto casa o, peggio ancora, in casa propria.
Gli “stranieri” per Antonio D’Ambrosio, psichiatra e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale napoletano (attualmente docente a contratto nell’ Università Statale di Milano e in quella di Genova e direttore del CBT Clinic Center a Napoli), sono le persone adulte con forme riconducibili allo ‘spettro autistico ad alto funzionamento’.
Una volta si sarebbe detto ‘Asperger’. La vecchia terminologia di disturbo di Asperger è andata in pensione come sottolinea una nota. Questa non è l’unica novità nella nuova edizione del libro di Valerie L. Gaus dal titolo “La terapia cognitivo-comportamentale per adulti con disturbo dello spettro autistico”, che il professore partenopeo ha tradotto e curato nella versione italiana per Franco Angeli.
“Questa nuova impostazione riconosce che i disturbi non si presentano in maniera binaria (presente/assente) o categoriale – spiega nella sua introduzione D’Ambrosio – ma lungo un continuum di intensità e gravità, che può migliorare così la valutazione e la pianificazione del trattamento. Inoltre, ha anche un valore de-stigmatizzante in quanto accoglie nella sua dimensionalità tratti autistici presenti nello spettro normotipico”. Ma anche gli strumenti terapeutici si sono ampliati. “L’integrazione delle terapie della terza ondata della CBT (Cognitive Behavioral Therapy) permette interventi più mirati e adattati alle esigenze specifiche di ogni paziente”.
Tra coloro che ne soffrono, evidenzia la nota, ci sono anche personaggi di fama e di “indiscusso successo come Bill Gates ed Elon Musk”. Il vivere da stranieri sta proprio nel percepire la realtà in modo peculiare, seguendo processi mentali originali.
Questo obbliga anche soggetti autistici particolarmente dotati a dover apprendere un linguaggio diverso che è ovviamente prevalente nelle comunità dei cosiddetti “neurotipici”. A fare la differenza è il contesto, con cui le persone con disturbo autistico ad alto funzionamento si relazionano in un modo “altro”, non empatico e convenzionale, il loro asset cognitivo li porta a focalizzarsi su aspetti particolari dell’intera forma percepita, enfatizzando in modo ripetitivo interessi molto peculiari. Questo modo diverso di rapportarsi al mondo, non impedisce loro di soffrire delle stesse patologie mentali di cui è affetta la comunità non autistica. Per questo motivo è importante disporre di procedure e di protocolli validi ed adattati al loro modo di pensare. Un testo, si evidenzia, “che pone l’accento anche sui limiti assistenziali di un sistema sanitario incapace di intercettare il bisogno di salute che proviene dagli adulti”.
“Un chiaro segno del problema è la ‘scomparsa’ delle diagnosi di autismo dopo i 18 anni e la dissoluzione della presa in carico dei soggetti autistici da parte dei servizi psichiatrici per adulti. Ciò crea un vuoto che delega eccessivamente le famiglie, con un carico insostenibile” scrive nel libro.
“Parallelamente – afferma D’Ambrosio – negli ultimi anni la psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT) ha subito una significativa evoluzione con l’introduzione delle terapie della terza ondata, come la Mindfulness-Based Cognitive Therapy (MBCT), la Acceptance and Commitment Therapy (ACT) e la Dialectical Behavior Therapy (DBT). Questi approcci pongono un’enfasi particolare sulla consapevolezza, l’accettazione e la relazione con i propri pensieri ed emozioni, ampliando i confini della CBT tradizionale. Queste tecniche, basate sull’evidenza scientifica, si sono dimostrate efficaci nel trattare disturbi cronici come l’ansia, la depressione e i disturbi di personalità, offrendo strategie più flessibili e adattabili per migliorare la regolazione emotiva e ridurre la sofferenza psicologica”. Un obiettivo quest’ultimo a cui il volume vuole tendere per restituire anche a questi “stranieri” uno spazio di azione nella società pari almeno alle abilità che hanno e che non vengono sempre riconosciute loro.