Nadia Ersilia Atzori, non viene più insegnato il valore della vita

Nadia Ersilia Atzori, non viene più insegnato il valore della vita

15 Agosto 2025 Off Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

 

Psicologa, Nadia Ersilia Atzori è nata e vive a Caserta. Si è perfezionata in criminologia, cybercriminologia e cybercrimes ed è consulente tecnico per la Procura di Santa Maria Capua Vetere. È tutor scolastico per bambini e ragazzi con disturbi del neurosviluppo, con i quali mette in atto interventi personalizzati, anche a contatto con la natura. In collaborazione con professionisti di diverse branche e specializzazioni ha attivato numerosi progetti nell’ambito della salute. È socia dell’associazione di volontariato Kairos e iscritta all’albo degli esperti della Erickson.

Attualmente sta realizzando una nuova edizione riveduta e ampliata del volume “Straordinariamente ordinari – Storie di piccoli pazienti e di genitori incommensurabilmente amorevoli”. pubblicato nel 2021 per i tipi della società editrice casertana L’Aperia.

Nonostante oggi ci siano maggiori opportunità resta ancora valida la considerazione che per le donne resta sempre più complicato avvicinarsi a determinate attività professionali come quella, nel suo caso, della criminologa. A lei come è andata?

In realtà, relativamente alla mia personale esperienza, non ho avuto alcuna difficoltà ad inserirmi nel mondo del lavoro e nel settore criminologico. Probabilmente, sono stata molto fortunata a trovare tanti colleghi, soprattutto uomini, che non hanno mai mostrato alcuna reticenza nei miei confronti o abbiano svalutato le mie competenze in quanto donna. Inoltre, il fatto che sul territorio casertano non ci sono tanti professionisti del settore, ha fatto sì che potessi avere maggiore campo libero. L’associazione in cui mi sono formata, l’AICIS, è composta da un presidente uomo e docenti di sesso maschile che si sono mostrati molto accoglienti e non mi hanno mai fatto sentire a disagio nonostante le difficoltà come mamma di tre bambini

C’è una recrudescenza di reati odiosi, in particolare di quelli violenti che, crediamo di poter affermare, uguali nella storia. In particolare reati consumati contro i più deboli: donne, vecchi e bambini.

Indubbiamente, negli ultimi tempi, sono aumentati gli attacchi alle categorie più vulnerabili. Questa osservazione, meriterebbe un’analisi a 360 gradi coinvolgendo più soggetti, come le famiglie e il personale scolastico, ma anche le istituzioni. Sul territorio casertano, ad esempio, negli ultimi tempi sembra vi sia una escalation di violenza soprattutto tra i giovanissimi amplificata, probabilmente, dall’uso dei social e dall’attenzione mediatica.  Uno dei problemi riguarda, probabilmente, il fatto che ci si focalizza molto sull’azione violenta e troppo poco si parla di prevenzione e  sensibilizzazione.

Nelle guerre che si stanno combattendo in questo momento, già di per sé ingiustificate, si registrano azioni di un’efferatezza senza uguali, ancora una volta a danno dei soggetti fragili della popolazione civile. Ormai si ritiene lecito tutto: affamare intere popolazioni; bombardare abitazioni civili; eliminare i prigionieri di guerra giustiziandoli sul posto.

La guerra porta con sé numerosi problemi che coinvolgono non solo chi combatte ma, soprattutto i civili. Molto spesso, ci si sofferma solo sui danni momentanei, come la distruzione di un luogo o la mancanza di cibo senza pensare all’impatto psicologico ed emotivo derivante da una guerra: perdita di familiari, possibile sviluppo di disturbi come il disturbo post traumatico da stress, i disturbi d’ansia e depressivi in bambini e adulti, perdita della speranza, la paura e la rottura dei legami sociali, la perdita di quanto si possiede, la deumanizzazione. Si assiste anche all’aumento di crimini come lo sciacallaggio, violenze e stupri di massa, traffico di esseri umani, rapimenti a scopo di ricatto

Uno dei problemi che affligge in particolare le società occidentali è dato dall’abbassamento dell’età media dei protagonisti. Come si può fronteggiare questa autentica emergenza?

Sempre più giovanissimi sono coinvolti in episodi di microcriminalità come si può osservare dalla cronaca e dai media. Non è semplice riuscire ad agire su questa problematica in quanto manca una vera e propria comunicazione tra le istituzioni educative e gli attori coinvolti. Si pensa di più alla punizione che alla rieducazione. Non si lavora adeguatamente con le famiglie e nei contesti sociali più vulnerabili. Bisognerebbe far comprendere ai giovani che se da un lato alcuni comportamenti possono sembrare, sul momento, vantaggiosi (fama, soldi…), sul lungo termine possono essere deleteri portando gli stessi anche a rischiare la vita. Proprio rispetto a quest’ultimo punto, lavorando molto con i giovani mi rendo conto che, in certe famiglie dove ci sono situazioni disfunzionali, non viene insegnato il valore della vita, l’importanza del sacrificio, dell’empatia.

Non bastassero questi quadri a tinte fosche si aggiungono anche gravissimi problemi legati al bullismo ed al cyberbullismo. Come contrastare adeguatamente questi fenomeni?

Mi trovo ad affrontare, molto spesso la tematica del bullismo e cyberbullismo tanto da aver creato un questionario che sto diffondendo tra i giovani liceali campani per cercare di capire, con pochi click e un linguaggio vicino al loro, quali sono i temi più ricorrenti e quali sono gli atti di bullismo più comuni. Purtroppo, non ci sono solo il bullismo e il cyberbullismo ma sono in aumento tra i giovanissimi anche altri fenomeni come il bodyshaming, il sexint non consensuale e il revenge porn. Anche in questo caso, le lacune principali si trovano nelle famiglie. Manca la comunicazione, i genitori spesso non spiegano l’importanza del rispetto del più fragile, del “no, il corpo è mio e decido io” nel caso delle relazioni amorose. Non allenano più i figli a tollerare la frustrazione

Nell’ambito della sua attività professionale un’esperienza che l’ha particolarmente segnata?

Di esperienze particolari ne ho vissute numerose (purtroppo). A grandi linee, Sicuramente quelle che più mi hanno segnata, perché non saprei attribuirgli più o meno importanza, sono legate all’ascolto di alcune minori vittime di revenge porn e di adescamento online nonostante fossero infra quattordicenni.

Oppure il dover allontanare i minori, nell’immediato, dai loro genitori perché vittime di situazioni altamente pregiudizievoli per la loro vita.

Nonostante ciò, è un lavoro che amo, anche se necessita di tanto investimento personale, emotivo, economico per la formazione.