Andrea Sinno, l’amore per Salerno

Andrea Sinno, l’amore per Salerno

10 Marzo 2024 Off Di Corrado Caso

Nella sua epigrafe al libro “Regimen Sanitatis ( Flos Medicinae Scholae Salerni),  Andrea Sinno dedica con la riconoscenza e la passione del ricercatore : a Salerno Alma mater della medicina.
 Alma mater generatrice di speranza, consiglio, del sapere, delle stagioni, della fertilità della terra, di Gaia, Cerere, Demetra.  Vita e morte che innalza Salerno nel mondo degli immortali e tramanda ai posteri il suo vissuto di dottrina e conoscenza.  Le sue radici si nutrono di Ippocrate e dell’intimo greco-romano. Un convivium tra Platone, Aristotele, Epicuro, Esculapio. Scienza e umanesimo, malattia e benessere che cura indifferentemente i Re e, in pari modo, gli “ultimi”.  Pagine nuove che illuminarono un tempo alterno di luci e ombre che caratterizzò il Medioevo.
 Il percorso della Scuola medica si materializza nella sofferenza e nel benessere, perché sofferenza e benessere sono la sua giustificazione.

La sua storia diviene “presente” perché ricordata in un inesauribile presente. Il tempo nei ricordi è ripetitivo, non lineare.  Un tempo che si identifica   nel serpente Ouroborus che si morde la coda disegnando un’immagine circolare perfetta, senza discontinuità. Un’immagine che racchiude, nel suo scrigno, il segreto di un tempo senza tempo, dove la fine si rigenera nel suo principio, nella immortalità del credente e nella speranza di Orazio che conclude la sua esperienza umana: “non omnis moriar (non morirò del tutto)”.
 In un clima crepuscolare, come quello che attraversiamo, la gloriosa Scuola medica diventa, spesso, memorare, spettacolo e maschera. Un palcoscenico d’élite che non trova il suo incarnato negli stretti vicoli che inanellano Salerno in una cintura, risalgono il monte Bonadies e raggiungono i bastioni del Castello d’Arechi che vivono del richiamo della strada e dei banchi di pesca stesi sulla via del porto. È, questo, l’incanto della Salerno che “È mia e guai a chi la tocca” parole di fuoco che accompagnano l’effige di San Matteo, patrono della città. Un San Matteo propiziatorio verso i salernitani ma fautore, verso i colpevoli, di una legge retributiva e senza remissione di colpa se non  adeguatamente espiata in un “GUAI”.
 Si narra che nel 1544 i pirati saraceni si avvicinarono minacciosi con le loro navi alla città per saccheggiarla e sottomettere i suoi abitanti. I salernitani terrorizzati si raccolsero in Cattedrale attorno all’effige e alla reliquia del Santo impetrandone la protezione. Fu la genesi del primo “GUAI”. Una improvvisa tempesta con vento forte e un tumulto d’onde provocò la distruzione della flotta saracena.  Oggi in assenza di saraceni   c’è da chiedere che genere di guai colpirà chi in forma diretta o …politica “tocca Salerno”. I guai non sono prevedibili e in questo caso sono a discrezione del Santo che prima di essere discepolo ed evangelista, di professione era Gabelliere….
 L’innamoramento, a prova di secoli, tra il Santo e i salernitani è il passa parola che anima il 21 settembre di ogni anno la processione di un popolo orante. Un San Matteo suggello e custode di una città e di una Scuola medica che trova ancoraggio in Conventi e nella Cattedrale fondata da Roberto il Guiscardo tra il 1080-85. Scopre la sua sorgente di acqua viva nell’ insegnamento del Christus Medicus e diventa misericordiosa e prodiga.     
L’eredità storica di Andrea Sinno e dei salernitani di buona volontà è racchiusa nella dedica che lo studioso rivolge al figlio:
“…attinga l’amore della scienza e lo spirito di carità dei gloriosi maestri della città ippocratica luce di sapere a tutte le genti.