Dalla civiltà contadina alle società “liquide” dell’era moderna

Dalla civiltà contadina alle società “liquide” dell’era moderna

19 Novembre 2023 Off Di Corrado Caso

Quanta strada è stata percorsa… da un modello rurale caratterizzato da grandi spazi illuminati dal sole, dalla luce discreta e gentile della luna, dal rincorrersi delle nubi foriere di tempesta, dalla lentezza scandita dal rintocco della campana della chiesa il cui eco si appassiva per vie solitarie e rimbalzava sulle case di panno bianco…quanta strada è stata percorsa. Penetrava con vespero il succedersi delle stagioni, l’ebbrezza della vendemmia, il ritmo dei raccolti, la memoria dei padri che ascoltati parlavano della loro esperienza di vita. Un piccolo mondo racchiuso nel palmo di una mano. La mia città era, anch’essa, una piccola realtà dove il   campanile del duomo ricordava i momenti della preghiera e, con il suono a distesa, i giorni della festa che riuniva le famiglie e le madri preparavano la pasta di casa. Nel riverbero della nostalgia un mondo di ombre cinesi si muove nella mia mente con il velo della discrezione. Sono fatti e persone immobili, incorporee con le quali nessuno più gioca, diverse nella forma ma non nella sostanza perché tutte legate agli affetti, al focolaio, al crepuscolo, a una città dell’accoglienza, alle porte di casa aperte.
Sono tempi diversi… Il mondo si muove alla velocità delle macchine, al loro rumore assordante, alla volatilità del vapore dei primi treni che coloravano di antracite i polmoni, alla precarietà dell’orologio di Salvador Dalì sospeso sul bordo di un tavolo in un precario equilibrio che testimonia un tempo disarticolato, smemorato del tempo vissuto e sospeso alla ricerca  di un tempo più duraturo.
Anche gli affetti sono, oggi, la testimonianza di quella che Zygmunt Baumann definì, nell’opera “Liquid Modernity”, espressione di una società dove l’esperienza individuale e le relazioni sociali sono contrassegnate da strutture che si vanno decomponendo e ricomponendo in forma liquida, sfuggente e senza riferimenti precisi.
 È il secolo dei “Lumi”, che trova l’apoteosi nella grande “Esposizione Universale” di Parigi dove il mondo della tecnica e della scienza si diede appuntamento. Furono gli albori del processo di industrializzazione e urbanizzazione che caratterizzò il XIX° secolo causando profonde trasformazioni nella società. Da uno stato euforico, al ritmo del Can Can, dai fratelli Lumiere alla Tour Eiffel per sprofondare nella gola profonda della grande guerra che con l’artificio di armi tecnicamente avanzate, frutto di un progetto di distruzione e morte, sconvolse l’Europa degli eserciti contrapposti.
Scienze fisiche e ingegneristiche, mirabilia e contraddizioni ricadono pesantemente sull’uomo. Una riflessione di Erich Fromm: “La civiltà sta producendo macchine che si comportano come uomini e uomini che si comportano come macchine”.
 È il destino di Charlie Chaplin in “Tempi moderni” obbligato a inseguire i ritmi ossessivi della macchina, programmata da un’oligarchia, a sua volta, schiavizzata dal profitto e insensibile al danno della vita e del lavoro dell’uomo. Chaplin perde il contatto con la realtà. Risucchiato è parte dell’ingranaggio della macchina. Espulso è un uomo allucinato. Confonde i bottoni del vestito dei passanti in bulloni che cercherà di avvitare con la sua chiave inglese.   
Riprendo quello che può sembrare il paradosso in Erich Fromm “…macchine che si comportano come uomini”. Nel   film “Io e Caterina” avviene un salto di specie. Il robot Caterina rivela, per una strana coincidenza di fattori, una sensibilità al femminile. Diventa autonoma e pensante. In questo mondo tutto è possibile e concesso, dalla pecora Dolly, alla morte atomica, all’intelligenza artificiale.
Al culmine della ricerca, in un’atmosfera di euforia il virus dell’alienazione e dell’odio che alberga geneticamente nell’uomo, sfuggito dal suo spillover naturale può trasformarsi in quell’intelligenza imprevista della quale denunciamo i rischi e diventare una macchina  decisionale.