Riccardo Pirino, lo stop allo sport ha comportato anche danni psicologici

Riccardo Pirino, lo stop allo sport ha comportato anche danni psicologici

31 Agosto 2021 0 Di Anna Mozzi e Pasquale Maria Sansone

In una partita di Pallacanestro i giovani sono chiamati a realizzare un’enorme quantità di metri. Gli studiosi hanno attentamente analizzato, cronometrato, hanno mappato lo sforzo e le tipologie dei movimenti effettuati dai giocatori. In breve la scoperta è stata che non tutti i giocatori, durante la partita, sono impegnati, allo stesso modo. D’altra parte questi studi servono ad ottimizzare la programmazione dell’allenamento.

Essere impegnato come allenatore in un settore giovanile significa pianificare sul lungo termine, dal momento che si tratta di lavorare sodo con dei bambini che nello sviluppo si trasformano prima in adolescenti e poi giovani adulti. Certamente potrebbe rappresentare una soddisfazione vincere un torneo, un campionato o la partita settimanale, ma sicuramente questo non costituisce il vero obiettivo del lavoro di un allenatore del settore giovanile: quando ai interagisce coi giovani, il trofeo rappresenta un elemento secondario rispetto alla costruzione del valore. Non è opportuno allenare i giovani per la “carriera”, i per il risultato, li formi per “alzare il loro livello” e mantenerlo costante nel tempo: le vittorie arrivano migliorando le potenzialità degli atleti e la vittoria più grande è riuscire a formare l’atleta migliore possibile.

Oggi diamo la parola ad un giovane e valente allenatore di Basket: Riccardo Pirino. Pirino gioca a pallacanestro da quando aveva 8 anni. Nato nella società “Fonte Roma Basket” dove ha fatto i primi passi per poi trasferirsi all’età di 14 anni all’Eurobasket Roma (al tempo e tutt’ora in accordo con il Fonte Roma Basket).
Da lì in poi tutti vari “successi” a livello giovanile:
– Quinto posto finali nazionali under 15;
– Partecipazione e quarto posto al trofeo delle regioni con la squadra rappresentante (Lazio).
– Finali Nazionali under 19.
Ha incrociato atleti come Alex Righetti, Alessandro Tonolli, Davide Bonora, Davide Alviti, Gabriele Romeo e moltissimi altri volti illustri della pallacanestro italiana. Nell’anno della Serie B/Under 19, è rientrato nella società che più gli sta a cuore: il Fonte Roma Basket. Da quel momento ha partecipato ogni anno alla serie C silver diventando sempre di più un “Simbolo” della società: allenatore, preparatore e giocatore.
Come ha vissuto e vive la paura della pandemia, del contagio ed il notevole disagio legato alle indispensabili severe misure restrittive?

Prima della pandemia la vita scorreva tranquilla e spensierata. La squadra nella quale tutt’ora milito, il Fonte Roma Basket, nel campionato poi interrotto a causa del Covid-19, eravamo primi con ben 15 vittorie ed una sola sconfitta. Poi quel fulmine a ciel sereno, prima lo stop al campionato e successivamente agli allenamenti, infine il lockdown. Fu l’inizio di uno dei periodi più difficili della vita di ogni sportivo di qualunque disciplina.
Nonostante tutto, da quel giorno però la mia vita sportiva è cambiata in positivo, il lockdown mi ha dato quello sprint necessario per andare avanti ancora. Ho iniziato così a lavorare sul mio fisico, provando a “limare” tutte quelle difficoltà che fino a quel giorno non avevo mai “analizzato”, passatemi il termine.
Una volta usciti dal lockdown abbiamo avuto l’opportunità di ritornare in campo ma, ammetto, che inizialmente la paura di un ipotetico contagio era elevata. Cercavo di stare attento e prudente nei confronti di qualsiasi contatto con persone che non conoscevo, gli allenamenti all’inizio furono piuttosto difficili in quanto non c’era quella spensieratezza che li contraddistingueva prima del Covid. Ho trascorso giorni davanti al computer sperando di ricevere la notizia della fine della pandemia. Grande era l’angoscia di rischiare di diventare positivo e, a prescindere dalla salute che rappresentava sicuramente la preoccupazione principale, si rischiava automaticamnte di saltare gran parte del campionato. L’elemento più “pauroso” era, ed è tutt’ora, il contatto con un ipotetico positivo. Devo dire di essere stato fortunato a non dover andare incontro a nessuna quarantena, grazie anche all’incredibile attenzione che tutta la squadra ha mantenuto durante tutto il periodo di gioco.
Devo ammettere che per quanto riguarda le severissime misure restrittive hanno certamente fatto bene al nostro ambiente,  queste opportune misure hanno reso noi giocatori molto più sicuri di poter giocare e di poter ambire a vincere il campionato.
I vari protocolli (tamponi, misurazione della febbre, lavaggio continuo della mani) possono risultare  troppo invadenti,  è così è stato anche, però da giocatore vi posso dire che queste restrizioni hanno reso lo Sport sicuro e appassionante. Infatti io e la squadra nella quale gioco ci siamo sentiti protetti dalla FIP, sebbene da un punto di vista economico queste regole potevano non essere opportune: le spese per l’acquisto dei tamponi ha creato molto disagio alle varie società di tutta la regione e non solo.
Quanti danni hanno causato allo Sport in generale ed al Basket in particolare la pandemia, le chiusure indiscriminate e la confusa gestione politica?

Sarò onesto: non voglio entrare in merito a quelle che sono state le scelte sulle varie misure e chiusure adottate nel mondo sportivo. Ma parlando da giocatore posso dirvi che almeno nell’ambito della Pallacanestro è stato fatto il possibile per permettere a me, ma anche a moltissimi ragazzi di potersi allenare, prima all’esterno e poi successivamente di nuovo all’interno dei nostri amati palazzetti. Forse una cosa che non è stata vista di buon occhio dai vari amanti dello sport riguarda l’apertura ritardata delle palestre: sia i proprietari, che i gestori, fino ad arrivare a coloro che frequentavano quei luoghi hanno avuto tantissime difficoltà causate dall’andamento altalenante del virus e dal conseguente cambiamento delle disposizioni legate alle aperture. Spero vivamente che questo nuovo inizio possa riportare lo Sport al centro della vita di ognuno di noi, cercando di dimenticare questo difficile momento. Una cosa sola posso però aggiungere: il coronavirus ed il lockdown hanno comportato per i ragazzi un triste allontanamento dalla pratica sportiva e una eccessiva attenzione alla tecnologia, computer in testa. Questo sicuramente per me è il danno più grande insieme ovviamente ai problem i economici che si sono riscontrati nelle varie famiglie delle persone che gestivano palestre.
Quanto valore attribuisce al binomio Sport-Salute?

L’attività sportiva non solo è fondamentale per la salute, e questo lo sappiamo tutti, ma anche per gli aspetti di natura psicosociale. Infatti, nel momento in cui gli allenamenti sono stati sospesi, ogni ragazzo non aveva più quella possibilità di condividere emozioni con altri ragazzi della propria età. Devo dire che, da allenatore, che vedere il sorriso stampato nei volti dei ragazzi al primo allenamento post lockdown è stato e credo sarà una delle emozioni che più mi rimarranno impresse in tutta la mia vita. Nel periodo della zona arancione, dicembre ad esempio, ci hanno dato la possibilità di continuare gli allenamenti, svolgendo noi attività di livello nazionale. Vi posso dire che se non avessi avuto la possibilità di vedere altre persone oltre la mia famiglia, anche per quelle sole due ore che mi rendevano felicissimo, sarei certamente stato male.
 Cosa le hanno dato in termini di crescita personale, sociale e professionale lo Sport in generale ed il Basket in particolare?

Fin da piccolo ho sempre giocato a Pallacanestro e sono stato un amante dell’attività sportiva in generale. La Pallacanestro però mi ha dato tutto: un lavoro, la possibilità di esprimere la mia energia, ma soprattutto una “famiglia”. Ritengo di essere veramente fortunato di aver conosciuto tante belle persone nella società sportiva in cui lavoro. A livello professionale sono cresciuto tantissimo perché sono stato a contatto con tantissimi professionisti e questo mi ha fatto crescere, migliorare e soprattutto adattarmi ai vari cambiamenti. Infine, a livello personale la Pallacanestro mi ha fatto vivere emozioni incredibili e giocare con ragazzi più piccoli sicuramente mi ha dato la possibilità di diventare molto più responsabile.

Vorrei concludere l’intervista con un ringraziamento speciale per il Fonte Roma Basket che ha dato la possibilità a tantissimi ragazzi come me di poter giocare a a Basket anche durante questo brutto periodo caratterizzato da una perniciosa pandemia che ha colpito l’Italia e tutto il mondo.