Vangelo in Salute, la Parola che cura

Vangelo in Salute, la Parola che cura

5 Ottobre 2025 Off Di Fabio De Biase

Non serve una fede enorme, ma una fiducia vera: la grandezza non è nella misura, ma nel radicamento.

Il Vangelo di questa XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Lc 17,5-10) si apre con una supplica che potrebbe uscire anche dal nostro cuore: “Accresci in noi la fede.”

È la preghiera degli apostoli, ma anche la nostra, in un tempo in cui la fede sembra fragile, esposta ai dubbi, alle fatiche, alle delusioni. Gesù, però, sorprende con una risposta che spiazza: “Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: ‘Sradicati e vai a piantarti nel mare’, ed esso vi obbedirebbe.”

La fede, dice Gesù, non ha bisogno di essere grande per essere vera. Non è una questione di quantità, ma di autenticità. Anche un seme minuscolo, se è vivo, contiene in sé una forza enorme. Ciò che conta non è la misura, ma la radice.

Viviamo in una cultura che misura tutto: il successo, l’efficacia, la visibilità. E questa mentalità si infiltra anche nella vita spirituale. Pensiamo che la fede “forte” sia quella che non vacilla mai, che non ha dubbi, che ottiene risultati immediati. Ma il Vangelo smonta questa illusione: la fede vera non è quella che domina, ma quella che si affida.

La malattia che Gesù oggi vuole curare è quella della fede “muscolare”, fatta di performance spirituali e di autogiustificazione. È la febbre dell’attivismo religioso che confonde la quantità con la qualità, l’esteriorità con la profondità.

Gesù invece propone un’altra logica: quella della piccolezza. Il granello di senape è minuscolo, quasi invisibile, ma una volta piantato cresce fino a diventare albero. Così è la fede: minuscola all’inizio, ma capace di spostare alberi, cambiare destini, guarire vite.

La fede non è una conquista, ma un dono. Non è una prestazione, ma una relazione. È fidarsi di Dio anche quando non capiamo, continuare a camminare anche quando la luce si fa scarsa.

Il mondo di oggi è pieno di “crisi di fede”, ma spesso non è la fede in sé a mancare, è la fiducia. È la fiducia che Dio non ci abbandona, che la sua promessa è più solida delle nostre paure.

Gesù ci propone una terapia spirituale: coltivare una fede piccola ma viva, quotidiana, che si esercita nei gesti concreti. Fede è seminare anche quando non si vede il raccolto, è amare anche quando non si è ricambiati, è perdonare anche quando sembra inutile.

La seconda parte del Vangelo ci spiazza ancora di più. Dopo aver parlato della fede, Gesù aggiunge una parabola: “Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà: Vieni subito e mettiti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Prepara da mangiare e servimi…?”

E conclude: “Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare.”

Queste parole non umiliano, ma liberano. Guariscono la nostra fede dalla superbia del merito. Quante volte pensiamo di “meritare” qualcosa da Dio perché abbiamo pregato, servito, sofferto! Ma la logica del Vangelo è diversa: tutto è grazia. Il servo inutile non è un servo senza valore, ma un servo che non si appropria del bene che compie.

La malattia che Gesù cura qui è quella del protagonismo religioso, del credente che vuole apparire “migliore”, che trasforma il servizio in vetrina. La terapia è l’umiltà: servire senza calcolo, amare senza aspettarsi riconoscenza, vivere per grazia e non per vantaggio.

La Domenica di Tuttosanità: fede che guarisce

Questa Domenica di Tuttosanità ci offre un check-up profondo: la nostra fede è viva o sterile? Cresce o si inaridisce? Si fonda sulla fiducia o sull’orgoglio?

La fede, come la salute, si mantiene solo se viene nutrita ogni giorno. Non basta una grande esperienza spirituale o un gesto eroico: serve la fedeltà quotidiana, la preghiera semplice, l’ascolto della Parola, la carità vissuta nel nascondimento.

La vera fede guarisce perché ci libera da due grandi malattie spirituali: la paura e la vanità. La paura di non essere all’altezza e la vanità di sentirci migliori degli altri. La fede piccola ma viva ci guarisce perché ci riconcilia con la nostra fragilità e ci riconsegna alla forza dell’amore di Dio.

Questa Parola interpella anche la Chiesa. In un tempo in cui molti dicono che “la fede è in crisi”, Gesù invita a non lamentarsi della piccolezza, ma a credere nella potenza del seme. Una Chiesa “piccola” ma fedele, povera ma vera, può spostare montagne più di una struttura grande ma vuota.

La Chiesa guarisce quando smette di preoccuparsi dei numeri e si concentra sulla qualità della testimonianza. Quando smette di difendere se stessa e torna a fidarsi dello Spirito. Quando non si vanta dei propri meriti, ma vive come “servo inutile” al servizio del Vangelo.

Per riflettere : la fede che fa fiorire la vita

Gesù oggi non ci chiede di avere una fede eroica, ma una fede vera. Ci chiede di fidarci, anche se tutto sembra contrario. Ci chiede di seminare fiducia in un mondo che vive di sospetto.

Il granello di senape è piccolo, ma è vivo. Anche la nostra fede, se viva, può far germogliare la speranza dove c’è aridità, la pace dove c’è conflitto, la gioia dove c’è stanchezza.

E allora, come gli apostoli, anche noi possiamo dire: “Signore, accresci in noi la fede.” Non per diventare più forti, ma per essere più veri. Non per dominare, ma per servire. Non per ottenere, ma per amare.

Perché la vera salute dell’anima non è l’assenza di dubbi, ma la presenza di fiducia. E il mondo ha bisogno, oggi più che mai, di credenti guariti dal protagonismo e nutriti dalla fede piccola, ma viva, che sposta gli alberi della paura e apre sentieri di speranza.