Vangelo in Salute: la Parola che Cura

Vangelo in Salute: la Parola che Cura

10 Agosto 2025 Off Di Fabio De Biase

Dove tieni il cuore? La vera malattia è vivere come se il Signore non tornasse mai.

Il Vangelo della XIX Domenica del Tempo Ordinario (Lc 12,32-48) si apre con una frase che già di per sé è balsamo per l’anima: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.” È la diagnosi iniziale e la cura insieme: la paura è una ferita che si sana solo con la fiducia nella bontà del Padre. Ma subito dopo, Gesù sposta l’attenzione su un’altra malattia spirituale: la distrazione, la vita vissuta come se la promessa di Dio fosse lontana, o peggio, irrilevante.

Il cuore del messaggio è semplice e radicale: “Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.” Qui Gesù agisce come un medico che non si accontenta di lenire i sintomi, ma individua la causa: il cuore si ammala quando mette il tesoro nel posto sbagliato, quando confonde ciò che vale con ciò che passa.

Le immagini che seguono sono di una forza disarmante: servi in attesa del padrone che rientra, lampade accese, cintura ai fianchi, vigilanza costante. Non si tratta di vivere nell’ansia, ma nella prontezza. La vera salute spirituale non è tranquillità piatta, ma un’attesa viva, una disponibilità costante a incontrare il Signore in qualunque momento.

Gesù introduce anche una provocazione che guarisce: “A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto.” Non è una minaccia, ma un richiamo alla responsabilità. Il dono ricevuto non è proprietà privata, ma talento da mettere a frutto. L’infedeltà più grave, infatti, non è l’errore, ma l’inerzia; non è lo sbaglio, ma il vivere da padroni di ciò che non ci appartiene.

Questa “Domenica di Tuttosanità” ci mette davanti a una verità scomoda: molti vivono come se il ritorno del Signore fosse un’ipotesi remota, una leggenda, un problema per altri tempi. Ma il Vangelo di oggi ci ricorda che la vigilanza non è paura del giudizio, bensì amore desideroso. Chi ama non vede l’ora di rivedere l’amato.

Il cuore sano è quello che vive con lampada accesa, che non si lascia addormentare dalla routine, che trasforma ogni giornata in un’occasione per custodire il Regno. È un cuore che non si lascia possedere dai beni, ma si lascia abitare dalla speranza.

La cura che Gesù oggi ci prescrive è chiara: alleggerire il cuore, vendere ciò che appesantisce, condividere ciò che è dono, e tenere gli occhi fissi su ciò che conta davvero. Perché il Signore viene, e viene per servire — sorprendente medicina per chi lo attende: “Si cingerà le vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.”

Ecco la guarigione: scoprire che alla fine di ogni attesa, c’è un Dio che non pretende, ma si dona. Un Dio che non viene a fare i conti, ma a spezzare il pane. Chi vive così, vive già in salute eterna.