Vaccini, fiducia in crescita ma adesione frenata da scarsa percezione del rischio

Vaccini, fiducia in crescita ma adesione frenata da scarsa percezione del rischio

5 Luglio 2025 Off Di La Redazione

Cresce la fiducia nelle vaccinazioni, ma restano criticità culturali e comunicative che frenano l’adesione, soprattutto tra i soggetti più vulnerabili. È il quadro che emerge dal rapporto “I nuovi tratti della cultura della vaccinazione in Italia”, presentato a Roma dal Censis, con il sostegno non condizionante di Pfizer Srl, su un campione rappresentativo di 1.462 italiani maggiorenni.

Rispetto al 2014, la quota di cittadini che dichiara piena fiducia nei vaccini è salita dal 22% al 43%, con un picco del 50,6% tra i genitori rispetto alle vaccinazioni garantite dal Servizio sanitario nazionale. Il 59,6% della popolazione ritiene più rischioso non vaccinarsi che esporsi alla malattia, e il 54,6% si dice disposto a effettuare una dose aggiuntiva se questo aumenta efficacia e copertura.

Tuttavia, una quota consistente (42%) percepisce le informazioni disponibili come “molte ma confuse e contraddittorie”, in aumento rispetto al 32,5% del 2014. Solo il 26,3% giudica adeguate e chiare le comunicazioni disponibili sul tema.

Il medico di medicina generale è indicato dal 71,7% degli intervistati come figura di riferimento principale, mentre il servizio vaccinale delle Asl è menzionato solo dal 20% per le vaccinazioni dell’infanzia e dell’età adulta. Internet è consultato dal 90% degli utenti di e-health, ma le fonti variano sensibilmente in base al tipo di vaccino.

L’esperienza della pandemia ha lasciato una traccia significativa: il 36,9% degli italiani ricorre oggi alla vaccinazione come strumento di prevenzione, più del doppio rispetto al 16,9% registrato nel 2014. Anche altre pratiche di prevenzione risultano in crescita: il 59,9% effettua controlli anche in assenza di sintomi, il 51,1% adotta uno stile di vita sano.

Nonostante il 90% della popolazione si sia vaccinato contro il Covid, solo un terzo intende farlo in futuro, e poco più della metà prevede di ricevere il vaccino antinfluenzale. Il fenomeno della “stanchezza da pandemia” si estende anche alle vaccinazioni, a causa di una percezione del rischio ridotta, anche nei gruppi a maggiore fragilità.

Il ricorso alle vaccinazioni negli ultimi tre anni è limitato al solo ambito Covid (84,8%) e influenza (50%). Tra le donne, solo il 36,7% ha effettuato almeno una vaccinazione in gravidanza, e il 53,1% riferisce di non aver ricevuto indicazioni o consigli in merito.

Sul piano culturale, la vaccinazione è percepita soprattutto come tutela per chi è più esposto: 89,3% per il personale sanitario, 86,8% per i pazienti cronici e 86,7% per chi vive o lavora in ambienti a rischio. Resta però un atteggiamento di fondo più negativo rispetto al passato, secondo l’85,9% degli intervistati, e non sono del tutto superati i dubbi sull’efficacia e la sicurezza dei vaccini.

Il Censis sottolinea due priorità per aumentare l’adesione: rafforzare la funzione di informazione e consulenza dei professionisti sanitari (indicata dal 56,3%) e migliorare l’organizzazione dei servizi vaccinali, ad esempio con la vaccinazione a domicilio per i fragili (25,5%), l’ampliamento dei luoghi di somministrazione (studi medici, farmacie, scuole) e la formazione specifica del personale (27%).

I dati sono stati presentati da Ketty Vaccaro, responsabile dell’area Salute del Censis, e discussi da rappresentanti della XII Commissione Affari sociali della Camera e da esponenti di società scientifiche e associazioni civiche.