
Trattativa Medicina generale, la FMT alla Regione: imparzialità e rispetto delle regole
18 Maggio 2025
L’Accordo Integrativo Regionale (AIR) non può essere lo strumento di tutela di una sola parte, ma deve rappresentare l’intera categoria dei medici di medicina generale, al fine di garantire in modo pieno e imparziale la salute dei Cittadini.
Quando un dirigente pubblico favorisce in modo illecito una società privata – come una cooperativa – può incorrere in gravi reati, tra cui:
- Corruzione (art. 318 c.p.): se riceve denaro o altre
utilità in cambio del favore.
- Abuso d’ufficio (art. 323 c.p.): se sfrutta la propria
posizione per agevolare la cooperativa, anche
senza vantaggio personale.
- Peculato (art. 314 c.p.): se utilizza risorse
pubbliche a beneficio della cooperativa.
Altri reati ipotizzabili includono la concussione (art. 331 c.p.) e la violazione dell’obbligo di imparzialità (L. 241/1990).
Per evitare il rischio concreto che si configuri uno di questi reati, è fondamentale che ogni trattativa sull’AIR avvenga in modo trasparente e democratico, includendo tutte le parti sociali. In una vera democrazia, anche le minoranze devono essere rappresentate, soprattutto quando si decide l’allocazione di fondi pubblici destinati alla sanità.
Il rischio aumenta considerevolmente quando al tavolo siedono soggetti che ricoprono doppi ruoli: rappresentanti di categoria e, contemporaneamente, soci con ruolo dirigenziale di cooperative che potrebbero trarre vantaggi diretti dalle scelte regionali.
Confidiamo che la parte pubblica regionale, nel rispetto della sua funzione istituzionale, imparziale e di garanzia, vigili attentamente sulla trasparenza e correttezza delle rappresentanze coinvolte, per evitare qualsiasi conflitto d’interesse. L’obiettivo comune deve restare uno solo: la tutela della salute dei cittadini campani e il corretto utilizzo delle risorse pubbliche.
Ogni dubbio, ogni sospetto, ogni possibile interferenza potrebbe attirare l’attenzione della Corte dei Conti e di tutte le autorità competenti, arrecando un grave danno d’immagine ai medici campani e, soprattutto, mettendo a rischio il diritto fondamentale alla salute.