Terapia genica in utero: uno studio apre nuove prospettive per il trattamento delle malattie genetiche

Terapia genica in utero: uno studio apre nuove prospettive per il trattamento delle malattie genetiche

27 Agosto 2025 Off Di La Redazione

Una procedura innovativa per la somministrazione di terapie geniche direttamente in utero potrebbe rivoluzionare l’approccio clinico alle malattie genetiche congenite. Lo studio, condotto dall’Università degli Studi di Milano e dalla Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta, è stato recentemente pubblicato sulla rivista Gene Therapy e apre la strada a un nuovo paradigma nella medicina fetale: non più solo diagnosi precoce, ma veri e propri interventi terapeutici prima della nascita.

Il protocollo sperimentale, testato con su modello suino ha dimostrato la possibilità di somministrare un vettore virale (AAV9) contenente un gene terapeutico (marcatore GFP) al feto, attraverso un’iniezione ecoguidata minimamente invasiva nella vena ombelicale o direttamente nel cuore. La tecnica impiegata ricalca quella già in uso per procedure fetali standard, come le trasfusioni intrauterine, e rappresenta quindi una soluzione immediatamente trasferibile alla pratica clinica.

I risultati dello studio mostrano un’efficace distribuzione del gene in diversi organi dei suinetti nati, senza segni di infiammazione o reazioni avverse né nei feti né nelle madri. Particolarmente rilevante è l’assenza di una risposta immunitaria significativa da parte del feto nei confronti del vettore virale, condizione essenziale per garantire sia la sicurezza dell’approccio che la possibilità di ripetere il trattamento, se necessario.

Dal punto di vista biologico, la terapia genica prenatale presenta numerosi vantaggi rispetto agli approcci postnatali: il sistema immunitario fetale è ancora immaturo e quindi più tollerante nei confronti di proteine esogene; la barriera emato-encefalica è ancora permeabile, favorendo la distribuzione del vettore anche al sistema nervoso centrale; e, soprattutto, l’intervento avviene prima che si instaurino danni irreversibili agli organi bersaglio.

A sottolineare la rilevanza clinica della procedura è il professor Nicola Persico, co-responsabile dello studio e direttore della Diagnosi Prenatale e Chirurgia Fetale del Policlinico di Milano: “Il nostro protocollo riproduce fedelmente tecniche già consolidate nei centri di medicina fetale. Questo rende molto più concreta la prospettiva di una futura applicazione sull’uomo. Si tratta di un cambio di passo importante per la medicina prenatale, che da disciplina centrata sulla diagnosi, evolve verso un ruolo terapeutico attivo”.

L’evidenza scientifica raccolta pone solide basi per futuri trial clinici sull’uomo e alimenta la speranza che la terapia genica fetale possa, in un futuro non lontano, entrare nel repertorio terapeutico delle unità di medicina materno-fetale. Un traguardo che impone, da subito, una riflessione condivisa tra clinici, bioeticisti e decisori sanitari.

“Questi dati ci permettono di ipotizzare che, in un futuro non lontano, alcune gravi patologie genetiche possano essere trattate già nelle prime fasi dello sviluppo fetale, prevenendo danni irreversibili” afferma anche il dottor Dario Brunetti, docente presso il Dipartimento di Scienze cliniche e di comunità dell’Università Statale di Milano e principal investigator presso l’Istituto Neurologico Carlo Besta.

“Questo studio – conclude Brunetti – rappresenta un passo fondamentale verso l’obiettivo di trattare patologie genetiche devastanti, come le malattie mitocondriali e altre condizioni neurodegenerative, quando il feto è ancora in grado di rispondere in modo ottimale alle terapie. La nostra ambizione è offrire una speranza concreta ai neonati che oggi nascono già con un destino segnato”.

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: https://www.doctor33.it/articolo/65238/terapia-genica-in-utero-uno-studio-apre-nuove-prospettive-per-il-trattamento-delle-malattie-genetiche