
Scompenso cardiaco, in 30 anni mortalità più che dimezzata
19 Maggio 2025“Quando nel 1995 cominciammo a raccogliere dati nei pazienti con scompenso cardiaco cronico la mortalità era più del doppio. Oggi è di circa il 5%”.
“Questa riduzione della mortalità – ha spiegato il direttore del Centro Studi Anmco – è sicuramente dovuta all’utilizzo esteso dei farmaci che negli anni si sono dimostrati efficaci in questo tipo di pazienti, ma anche alla maggiore accuratezza di gestione di questi pazienti in generale. Se poi consideriamo i pazienti che nel tempo hanno dimostrato un miglioramento della funzione contrattile del ventricolo sinistro, generalmente definiti “improved”, la mortalità ad un anno risulta essere estremamente molto bassa, 1.9%. Questo a ulteriore dimostrazione della efficacia dei trattamenti raccomandati. Per quanto riguarda invece la necessità di re-ospedalizzazione, i risultati evidenziano come ci siano ancora ampi spazi di miglioramento dal momento che 1 paziente con scompenso cardiaco cronico su 5 necessita di un nuovo ricovero nel corso dell’anno di follow-up”.
“Degli oltre 5000 pazienti arruolati nella fase 1 dello studio, di cui erano stati presentati i dati basali al congresso dello scorso anno – ha ricordato Oliva – abbiamo a disposizione il follow up a 1 anno, con una completezza che ha superato il 97%. Si è anche conclusa da poco la fase 2 di arruolamento con l’inclusione di più di 4500 nuovi pazienti da 160 centri”. Allo studio, ha continuato, “ha partecipato un numero molto elevato di centri cardiologici italiani così da poter affermare che i risultati dello studio rappresentano in maniera molto completa la realtà cardiologica del nostro paese”.
Nel corso del congresso Anmco, sono stati presentati anche risultati del progetto innovativo di ricerca clinica e formazione sul campo Bring-Up Prevenzione, cui hanno partecipato 189 centri. “Nell’arco di 3 mesi – ha spiegato Furio Colivicchi, past president Anmco – sono stati inclusi nello studio 4790 pazienti con una storia di pregresso Infarto miocardico e/o di rivascolarizzazione coronarica. Ad un anno di follow-up, l’obiettivo principale dello studio, che era quello di aumentare il numero dei pazienti con livelli di colesterolo LDL bel controllati dalla terapia, secondo le raccomandazioni delle linee guida, è stato pienamente raggiunto. All’inizio dell’iniziativa, infatti, solo il 33% dei pazienti aveva un colesterolo LDL sotto controllo. La percentuale è salita al 58% dopo sei mesi e al 62% ad un anno. Come riferimento è stato utilizzato l’obiettivo indicato dalle linee guida internazionali (colesterolo LDL inferiore a 55 mg/dL).