Savino Martone, bisogna credere nelle cose che fai e non mollare mai

Savino Martone, bisogna credere nelle cose che fai e non mollare mai

3 Giugno 2025 Off Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone
Savino Martone, calciatore campano dotato di buona tecnica. Una lunga militanza nel Gragnano e nelle serie minori. Per il valore mostrato in campo, sicuramente in credito, ma senza rimpianti, con la sua carriera. Oggi è impegnato a selezionare ed allenare giovanissimi aspiranti calciatori.

Una vita spesa tra il mondo del calcio giocato e quello delle scuole che preparano i futuri calciatori. In quale ruolo ha avuto più soddisfazioni ed in quale ruolo si è trovato più a suo agio?

Onestamente mi sono trovato bene in tutti i ruoli perché per me a chi piace giocare a calcio gli piace giocare in tutti i ruoli ho sempre giocato centrocampista difensore e ho avuto la fortuna ogni anno di fare 6/7 gol a stagione

Il calcio è uno sport ma resta fondamentalmente un gioco. Vedere atleti di grido lasciarsi andare a gesti poco edificanti dopo la partita crediamo sia nocivo per tutto l’ambiente e soprattutto per le giovani generazioni.

Certo oggi i calciatori sono e devono essere da esempio quindi devono capire che alcuni gestì alcune parole devono evitarle perché i ragazzi poi subito ne prendono esempio. Diciamo che è meglio sempre essere di buono esempio.

Il calciatore agonista segue sicuramente una dieta appropriata o i consigli di un esperto. Per i più piccoli invece come ci si regola?

Il calcio è uguale per giovani e adulti quindi più che dieta la chiamerei sana alimentazione e posso garantirti che l’alimentazione è il 50% di un atleta.

Quest’anno il Napoli ha conquistato il suo quarto scudetto. È la riprova che in questo Sport non vince sempre chi è più forte ma chi è capace di sfruttare al meglio le occasioni. Insomma non c’è niente di scontato.

Il Napoli ha vinto e deve essere d’esempio per le scuole calcio, per i giovani e per tutti quelli che vivono nel mondo del calcio. Non vince sempre il più forte perché come si è visto con il Napoli di quest’anno, la concentrazione, la cattiveria e il crederci senza mai mollare a volte battono il talento.

Lei ha avuto la fortuna di praticare questo Sport con atleti di primo piano come Quagliarella. Che ricordi ne ha?

Sì, io purtroppo non sono arrivato in serie A ma avevo tutte le qualità per poterci arrivare. A volte sembre un destino, a volte, invece, manca quel pizzico di fortuna anche se è sempre la bravura e il crederci a fare la differenza.

Sì, ho giocato con Quagliarella con Palladino e ho aperto la scuola calcio anche per questo, per trasmettere la mia esperienza e far capire che bisogna crederci mettercela tutta. Di questi ragazzi ho ricordi belli, importanti. Abbiamo vinto tanti campionati. E poi sono ragazzi molto umili, forti e ricordo bene le loro doti, sin da ragazzini: quella ossessione, quella cattiveria e passione per affrontare questo sport. Ed è questo che voglio trasmettere anche ai ragazzi di oggi.