Rapporto Censis, walfere: gli italiani non se ne fidano più

Rapporto Censis, walfere: gli italiani non se ne fidano più

8 Dicembre 2025 Off Di La Redazione

Invecchiamento della popolazione attiva: i centenari nel 1960 erano 594, oggi risultano 23.548.

I cittadini del “Bel Paese” non si sentono sufficientemente tutelati dal sistema di supporto pubblico che garantisce, o almeno dovrebbe garantire, in primis l’assistenza sanitaria (SSN) e, quindi, istruzione pubblica, pensioni, sussidi di disoccupazione e alloggi sociali e così via … Ben il 78,5% degli italiani, infatti,  teme che, in caso di non autosufficienza, non potrebbe contare su servizi sanitari e assistenziali adeguati del Servizio sanitario nazionale. È quanto emerge dal 59esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese 2025, diffuso il 5 dicembre scorso.

La percezione di una ridotta capacità di protezione del welfare riguarda anche altri ambiti. Il 72,3% degli intervistati ritiene che, in caso di eventi atmosferici estremi o catastrofi naturali, gli aiuti finanziari statali risulterebbero insufficienti.

Alla preoccupazione si accompagna una disponibilità economica a tutelarsi dai rischi. Il 54,7% degli italiani dichiara di essere disposto a destinare fino a 70 euro al mese per proteggersi dalla non autosufficienza, dai danni legati al cambiamento climatico o da altri eventi avversi. Il 52,3% ritiene inoltre possibile riorganizzare i propri consumi per destinare risorse all’acquisto di strumenti assicurativi, come polizze vita, salute e non autosufficienza. Tuttavia, queste intenzioni non si traducono in comportamenti concreti: il 70% degli italiani riferisce di non adottare alcuna iniziativa finanziaria o assicurativa per tutelarsi e solo il 10,7% si dichiara disposto a sottoscrivere una polizza specifica.

Il Rapporto inquadra tali timori in un contesto di forte pressione sulle finanze pubbliche. A settembre 2025 il debito pubblico italiano ha raggiunto 3.081 miliardi di euro. Nell’ultimo anno la spesa per interessi è stata di 85,6 miliardi di euro, pari al 3,9% del Pil, un valore superiore sia alla spesa per i servizi ospedalieri, pari a 54,1 miliardi, sia al totale degli investimenti pubblici, che ammontano a 78,3 miliardi.

Sul fronte demografico, l’Italia continua a mostrare un rapido processo di invecchiamento. Le persone con 65 anni e più rappresentano oggi il 24,7% della popolazione, pari a 14,6 milioni di individui. Le proiezioni indicano che nel 2045 gli over 65 raggiungeranno i 19 milioni, corrispondenti al 34,1% del totale. Nel frattempo, l’aspettativa di vita è arrivata a 85,5 anni per le donne e 81,4 anni per gli uomini. I centenari – nella foto di copertina, nonna Laurina, di Sturno in provincia di Avellino, che di anni ne ha compiuti 115 – nel 1960 erano 594, oggi risultano 23.548.

Anche il mercato del lavoro evidenzia una crescente concentrazione occupazionale nelle fasce d’età più avanzate. Nel biennio 2023-2024 l’aumento complessivo di 833.000 occupati è riconducibile in larga parte ai lavoratori over 50, che hanno registrato una crescita di 704.000 unità, pari all’84,5% della nuova occupazione. Nei primi dieci mesi del 2025, il saldo positivo di 206.000 occupati dipende esclusivamente dalla fascia over 50, cresciuta di 410.000 persone (+4,2%), mentre si è registrato un calo di 96.000 occupati tra i 35-49 anni (-1,1%) e di 109.000 tra gli under 35 (-2,0%). Tra i giovani si osserva anche un aumento degli inermi inattivi, pari a 176.000 unità (+3,0%).