
Probiotici, hanno efficacia clinica nel ridurre i sintomi del raffreddore
20 Agosto 2025Il raffreddore, benché considerato una malattia lieve, ha un impatto significativo sulla qualità della vita e sulla produttività. Ogni anno, milioni di persone ne sono colpite, con conseguenti costi sanitari e sociali. Una recente sperimentazione clinica randomizzata, in doppio cieco e controllata con placebo, condotta presso l’Ospedale Universitario Sant’Anna di Ferrara, ha valutato l’efficacia di una combinazione di tre ceppi probiotici (L. plantarum PBS067, L. acidophilus PBS066, B. lactis BL050) nella riduzione dei sintomi del raffreddore in adulti sani.
Riduzione della durata e dell’incidenza dei sintomi
Lo studio ha coinvolto 65 adulti, monitorati per 18 settimane durante i mesi invernali, suddivisi in due gruppi: uno ha ricevuto il mix probiotico con vitamine del gruppo B; l’altro, placebo con le sole vitamine. Gli effetti sono stati valutati a tre intervalli temporali, attraverso il questionario WURSS-21 e il dosaggio delle citochine infiammatorie.
I risultati hanno mostrato che, nel gruppo trattato con probiotici, si è osservata una riduzione del 32,7% nella durata media dei sintomi, insieme a una minore incidenza della febbre (20% rispetto al 28%) e dei dolori muscolari (20% rispetto al 44%), rispetto al gruppo di controllo.
Oltre ai dati clinici, l’efficacia del trattamento è stata anche supportata dall’analisi di due marker infiammatori: i livelli della citochina pro-infiammatoria IFN-γ sono diminuiti in modo significativo nel gruppo probiotico, mentre la citochina anti-infiammatoria IL-10 ha mostrato un trend positivo, compatibile con un’azione immunomodulante.
Riduzione del ricorso a trattamenti farmacologici
La riduzione dei sintomi ha comportato anche un minor ricorso ai trattamenti farmacologici. In particolare, solo il 25% dei partecipanti del gruppo probiotico ha utilizzato medicinali contro il raffreddore, rispetto al 40% del gruppo placebo.
Pur essendo ben strutturato, lo studio presenta alcune limitazioni, poiché non è stato possibile controllare con precisione l’alimentazione dei partecipanti né distinguere tra i diversi tipi di raffreddore, e alcuni dati sono stati raccolti tramite autovalutazione. Saranno quindi necessari studi più ampi, con un follow-up più lungo e l’uso di biomarcatori avanzati, per confermare e approfondire questi risultati.