Pressione elevata in mezza età, rischio vascolare triplicato per le donne

Pressione elevata in mezza età, rischio vascolare triplicato per le donne

7 Luglio 2025 Off Di La Redazione

Nel lungo periodo, livelli pressori elevati in età medio-giovanile risultano associati a un aumento della rigidità arteriosa nelle donne, ma non negli uomini. È quanto emerge da uno studio norvegese condotto da Ester Kringeland e colleghe dell’Università di Bergen, pubblicato sull’“European Journal of Preventive Cardiology”. I risultati sottolineano l’importanza di controllare la pressione arteriosa nelle donne fin dalla mezza età per una prevenzione cardiovascolare più efficace.

Lo studio ha utilizzato i dati della coorte Hordaland Health Study e ha seguito per 27 anni un campione di 2.065 persone, composto da 1.127 donne e 938 uomini, con un’età media iniziale di 42 anni. Al momento dell’arruolamento, la pressione arteriosa era stata classificata in tre fasce: non elevata (<120/70 mmHg), elevata (120–139/70–89 mmHg) e ipertensione (≥140/90 mmHg). La rigidità arteriosa a lungo termine è stata misurata tramite la velocità dell’onda di polso carotido-femorale (cf-PWV), considerata aumentata in caso di valore superiore a 10 m/s.

Alla fine del follow-up, la rigidità arteriosa risultava presente nel 17% delle donne e nel 31% degli uomini. Tuttavia, l’analisi statistica, corretta per variabili potenzialmente confondenti come indice di massa corporea, diabete, abitudine al fumo, frequenza cardiaca, profilo lipidico, età ed educazione, ha rivelato differenze significative tra i sessi. Nelle donne, la pressione elevata all’inizio dello studio si associava a un rischio quasi triplicato di rigidità arteriosa dopo 27 anni rispetto a quelle con valori normali (odds ratio 2,78; intervallo di confidenza al 95%: 1,74–4,42), mentre in presenza di ipertensione il rischio risultava più che quadruplicato (OR 4,62; IC 95%: 2,48–8,58). Negli uomini, invece, non sono emerse associazioni statisticamente significative né per la pressione elevata (OR 1,10; IC 95%: 0,58–2,10) né per l’ipertensione (OR 1,33; IC 95%: 0,67–2,66). L’interazione tra genere e pressione arteriosa era statisticamente significativa (p=0,01), confermando una relazione differenziale tra i due sessi.

Secondo quanto riportato dalle autrici, questi risultati evidenziano la necessità di includere le differenze di genere nella valutazione del rischio cardiovascolare, soprattutto in presenza di fattori modificabili come la pressione arteriosa. «La nostra analisi mostra che anche valori pressori moderatamente elevati nella mezza età possono avere conseguenze vascolari importanti per le donne», scrivono Kringeland e colleghe. Ne consegue che una sorveglianza precoce della pressione arteriosa femminile, unita a tempestive strategie di intervento, potrebbe rappresentare una chiave per contenere il rischio cardiovascolare futuro, orientando la prevenzione verso un approccio realmente personalizzato.