Polemiche al Ruggi, Verdoliva : “fare chiarezza non significa imbavagliare”

Polemiche al Ruggi, Verdoliva : “fare chiarezza non significa imbavagliare”

17 Agosto 2025 Off Di La Redazione

In qualità di direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” Scuola Medica Salernitana, ritengo doveroso fare chiarezza su quanto recentemente affermato a mezzo stampa dal dottore Mario Polichetti.
La disposizione da me emanata, oggetto di commenti dai toni allarmistici e infondati, non ha nulla a che vedere con atti di censura. Essa si base, invece, sull’applicazione rigorosa della normativa vigente in materia di protezione dei dati personali, in particolare il Regolamento (UE) 2016/679 (GDPR) e il D.Lgs. 196/2003 ed
ogni ulteriore modifica e integrazione ovvero Linee Guida, oltre che sul rispetto dei fondamentali principi etici e deontologici che regolano l’attività sanitaria.
Divulgare informazioni sullo stato di salute, diagnosi o prognosi di una persona malata – sia pubblicamente, sia attraverso una catena indefinita di “amici” o conoscenti che, peraltro, interferiscono spesso con il regolare
svolgimento delle attività clinico-assistenziali attraverso continue e inappropriate sollecitazioni telefoniche – non è “trasparenza”: è un illecito, talvolta anche penalmente rilevante, e in ogni caso un grave tradimento della fiducia che ogni cittadino ripone in una struttura sanitaria pubblica.
Fare chiarezza non significa imbavagliare.
Segnalare disservizi, criticità organizzative o situazioni di pericolo per la salute pubblica è un diritto – anzi, un dovere – da esercitare attraverso i canali e le sedi appropriate, a partire dai meccanismi interni previsti per il whistleblowing, strumento disciplinato dalla Legge n.179/2017 e dal D.Lgs. n. 24/2023, attuativo della Direttiva (UE) 2019/1937 ed ogni ulteriore modifica e integrazione ovvero Linee Guida.

L’Azienda garantisce, in conformità alla normativa vigente la massima tutela dell’anonimato, la riservatezza del contenuto delle segnalazioni e la protezione del segnalante da ogni forma di ritorsione.

Diversamente, confondere la libera denuncia con la diffusione arbitraria di informazioni sanitarie è profondamente scorretto e pericoloso, oltre che dannoso per i pazienti, per i loro familiari e per l’intera comunità sanitaria. Chi ha responsabilità pubbliche e politiche dovrebbe conoscere la differenza tra “trasparenza” e “violazione della legge”.

Accusare un’azienda sanitaria di “repressione” solo perché chiede il rispetto della normativa sulla privacy significa, purtroppo, alimentare un clima di disinformazione e sfiducia che non giova né ai pazienti, né agli operatori, né all’immagine dell’Azienda stessa, che continuerò a tutelare – sempre – in ogni sede.

La mia Direzione continuerà a lavorare con il massimo impegno per coniugare legalità, trasparenza e tutela dei diritti.

Ma nessuna interpretazione strumentale o polemica pretestuosa potrà autorizzare comportamenti illeciti, né giustificare la violazione del diritto fondamentale alla riservatezza dei nostri assistiti.