OMS: l’obesità è una malattia (Campania ai primi posti)

OMS: l’obesità è una malattia (Campania ai primi posti)

7 Dicembre 2025 Off Di La Redazione

L’obesità, riconosciuta dall’OMS come malattia cronica, progressiva e recidivante, rappresenta oggi una delle principali sfide di salute pubblica a livello mondiale. Secondo le più recenti analisi, nel mondo una persona su otto vive con obesità, mentre in Italia il numero supera i 5,8 milioni di adulti, con una crescita del 38% negli ultimi vent’anni.

La condizione è associata a oltre 200 co-morbilità, tra cui diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, steatosi epatica e numerosi tumori, e impatta in modo significativo sull’aspettativa e sulla qualità della vita.

La recente approvazione della Legge 741/2025 (Legge Pella) sta contribuendo a ridefinire il quadro normativo nazionale, riconoscendo formalmente l’obesità come malattia e prevedendo interventi dedicati di prevenzione, cura e ricerca. Parallelamente, il nuovo Piano Nazionale della Cronicità inserisce l’obesità tra le patologie croniche prioritarie, delineando un modello di presa in carico che integra prevenzione, trattamento e continuità assistenziale.

Nonostante i progressi normativi, persistono però forti disomogeneità territoriali nell’accesso alle cure, nella disponibilità di percorsi multidisciplinari e nella capacità dei servizi territoriali di intercettare precocemente i pazienti. La mancanza di un Percorso Preventivo diagnostico Terapeutico Assistenziale (PPDTA) nazionale univoco, l’insufficiente integrazione tra i diversi livelli di assistenza e la limitata formazione specialistica contribuiscono a generare ritardi diagnostici, bassa aderenza terapeutica e un ricorso non uniforme ai trattamenti oggi disponibili, inclusi quelli farmacologici innovativi.

 I nuovi interventi terapeutici non invasivi, infatti, possono rappresentare un’opportunità significativa per migliorare gli esiti clinici, ridurre il rischio di complicanze e generare risparmi per il Servizio Sanitario Nazionale.

L’impatto economico dell’obesità in Italia è stimato infatti in 13,34 miliardi di euro l’anno, di cui 7,89 miliardi legati a costi sanitari diretti e 5,45 miliardi riconducibili alla perdita di produttività, all’assenteismo e al pensionamento precoce.

La Campania ha un alto tasso di obesità e sovrappeso, con circa il 39-40% degli adulti in eccesso ponderale e picchi preoccupanti nell’obesità infantile (36% bambini 6-16 anni in passato, 43% sovrappeso/obesità nel 2023), classificandosi come una delle regioni più colpite d’Italia.

Un dato particolare salta agli occhi ed è quello fornito dall’indagine svolta nel 2023  nella regione Campana da “OKKio alla SALUTE”.

“Il quadro che emerge mette in evidenza che nel 2023 in Campania il 6% dei bambini risulta in condizioni di obesità grave, il 12,6% è obeso, il 24,6% sovrappeso, il 55,5% normopeso e l’1,3% sottopeso. Rispetto agli anni precedenti è stato osservato che l’eccesso ponderale (sovrappeso e obesità) ha un trend leggermente discendente, passando dal 44,2% del 2019 al 43,2 del 2023. La prevalenza di obesità è simile tra i bambini di 8 e 9 anni e tra maschi e femmine, mentre i valori di sovrappeso sono leggermente superiori nei bambini di 9 anni rispetto a quelli di 8 anni (26,3% vs 24%).

I bambini che frequentano scuole in centri con <10.000 abitanti tendono a essere più obesi. Inoltre, quando almeno uno dei due genitori è in sovrappeso il 25,9% dei bambini risulta in sovrappeso e il 16,7% obeso, mentre quando almeno un genitore è obeso il 26,9% dei bambini è in sovrappeso e il 28% obeso. Il rischio di obesità diminuisce con il crescere della scolarità della madre. La percentuale di bambini sovrappeso-obesi aumenta al diminuire delle ore di sonno.

Dal 2016, nel questionario rivolto ai genitori, sono state inserite alcune domande sul tipo di parto, la settimana gestazionale, il peso alla nascita e il tipo di allattamento. L’indagine mostra che l’allattamento è associato a un rischio di sovrappeso e obesità inferiore rispetto ai bambini non allattati.

Abitudini alimentari

Da quanto riportato dai bambini in merito alla colazione effettuata il giorno della rilevazione, il 49,2% di loro fa una colazione qualitativamente adeguata. Il 19,5% non fa colazione (più nei bambini rispetto alle bambine, 20,4% vs 18,5%) e il 31,3% non la fa qualitativamente adeguata. La prevalenza del non fare colazione è più alta nei bambini di madri con titolo di studio più basso.

Nel 17,7% delle classi è stata distribuita una merenda di metà mattina. Solo una piccola parte dei bambini (23,1%) consuma una merenda adeguata di metà mattina. La maggior parte dei bambini (76,7%) la fa inadeguata e lo 0,2% non la fa per niente. Non sono emerse differenze per sesso del bambino e livello di istruzione della madre.

I genitori riferiscono che solo l’11,3% dei bambini consuma la frutta 2-3 volte al giorno e il 24,2% una volta al giorno. Il 15% dei bambini mangia frutta meno di una volta a settimana o mai. Non sono emerse differenze per sesso del bambino, mentre si riscontrano per livello di istruzione della madre, all’aumentare del quale cresce il consuma di frutta. Inoltre, i genitori riferiscono che il 6,5% dei bambini consuma verdura 2-3 volte al giorno e il 12,4% una sola volta al giorno. Il 19% dei bambini consuma verdura meno di una volta a settimana o mai. Il 30% dei bambini consuma almeno due volte al giorno frutta e/o verdura. Le femmine mangiano più verdura rispetto ai maschi e la percentuale aumenta all’aumentare del livello di istruzione della madre. Inoltre, il 13,3% dei bambini non consuma mai legumi o meno di una volta a settimana, mentre il consumo di snack salati e dolci “più volte al giorno, tutti i giorni” è rispettivamente del 2% e dell’8,2%, con un consumo di snack dolci maggiore nei maschi. L’assunzione giornaliera di bevande zuccherate interessa il 9,5% dei bambini. Infine, un maggiore grado di scolarità della madre è associato a migliori abitudini alimentari.

Dal 2008 a oggi si osserva un peggioramento di tutti gli indicatori relativi alle abitudini alimentari.

Attività fisica e sedentarietà

Dall’indagine 2023 emerge che il 23,8% dei bambini risulta non attivo il giorno antecedente all’indagine. Solo il 22,2% tuttavia ha partecipato a un’attività motoria curricolare a scuola nel giorno precedente. Le femmine non attive (27,6%) sono in percentuale minore dei maschi (28,8%). La percentuale maggiore di bambini non attivi vive in aree metropolitane/perimetropolitane (33,5%).

Il 45,8% del totale dei bambini ha giocato all’aperto il pomeriggio antecedente all’indagine. I maschi giocano all’aperto più delle femmine. Il 43,3% dei bambini ha fatto attività sportiva strutturata il pomeriggio antecedente all’indagine. I maschi fanno sport più delle femmine.

Per quanto concerne il tempo dedicato ai giochi di movimento, circa 2 bambini su 10 (21,7%) fanno almeno un’ora di attività per 2 giorni la settimana, il 15,6% neanche un giorno e il 28,6% da 5 a 7 giorni. I maschi fanno giochi di movimento più spesso delle femmine.

Il 25% dei bambini, nella mattina dell’indagine, ha riferito di essersi recato a scuola a piedi o in bicicletta/monopattino/pattini, mentre il 74,4% ha utilizzato un mezzo di trasporto pubblico o privato. Non si rilevano differenze significative per sesso, mentre nella zona abitativa metropolitana/perimetropolitana ci si è recati con maggiore frequenza a scuola a piedi o in bici.

Inoltre, nei giorni di scuola i genitori riferiscono che il 39,9% dei bambini guarda la TV o usa videogiochi/tablet/cellulare da 0 a due 2 ore al giorno, mentre il 47,3% è esposto quotidianamente alla TV o ai videogiochi/tablet/cellulare da 3 a 4 ore e il 12,8% per almeno 5 ore al giorno. Valori più alti si riscontrano nel fine settimana, con il 59,2% dei bambini che passa almeno 5 ore davanti a uno schermo. L’esposizione a più di 2 ore di TV o videogiochi/tablet/cellulare è più frequente tra i maschi (64,6% vs 55,4%) e diminuisce con l’aumento del livello di istruzione della madre. Complessivamente il 72% dei bambini ha un televisore nella propria camera. L’esposizione a più di 2 ore di TV al giorno risulta maggiore fra i bambini che dispongono di una TV in camera.

Rispetto alla precedente rilevazione è diminuito il numero dei bambini che trascorrono più di 2 ore dedicate alla televisione o ai videogiochi/tablet/cellulare ma il dato risulta essere ancora al di sopra del dato nazionale (60% vs 45%).

Altri dati

Ulteriori argomenti indagati hanno riguardato la percezione materna dello stato di salute dei propri figli (stato ponderale, quantità di cibo assunta e attività fisica praticata), le iniziative scolastiche che possono favorire la promozione degli stili di vita salutari e le infrastrutture disponibili.

Riguardo alla percezione materna dello stato di salute dei propri figli, emerge che il 65,6% delle madri di bambini sovrappeso e il 26,4% delle madri di bambini obesi ritiene che il proprio bambino sia normopeso o sottopeso; solo il 18,4% delle madri di bambini sovrappeso e il 41,2% di bambini obesi ritiene che il proprio bambino mangi troppo; il 47,2% delle madri di bambini non attivi ritiene che il proprio figlio svolga attività fisica adeguata e il 4,1% molta attività fisica.

Rispetto ai valori nazionali, la presenza di una mensa scolastica funzionante ha una percentuale inferiore (46,4% vs 76%). Le scuole che distribuiscono ai bambini frutta o latte o yogurt, nel corso della giornata, sono il 49,3%, prevalentemente a metà mattina.

Inoltre, l’87% delle scuole della Campania prevede l’educazione alimentare curriculare e l’87,2% ha cominciato a realizzare almeno un’iniziativa di rafforzamento dell’attività motoria.

I dati sul coinvolgimento dei genitori nelle iniziative alimentari e di attività motoria sono calati rispetto alle rilevazioni precedenti; tuttavia, risultano essere superiori al dato nazionale rispettivamente 49% vs 27% e 28% vs 23%.