Nicola Pennazzi, sacrificio e ambizione il motore trainante della mia vita

Nicola Pennazzi, sacrificio e ambizione il motore trainante della mia vita

22 Luglio 2021 0 Di Anna Mozzi e Pasquale Maria Sansone

Dalla Alfa fino alla temuta Delta fino all’ultima arrivata, la Epsilon. Sono 11 le varianti sotto osservazione del virus SarsCoV2 e, di queste, a preoccupare di più sono cinque, tutte diffuse ormai in decine di Paesi di tutto il mondo. L’ultima appunto è la Epsilon, che un articolo pubblicato sulla rivista Science considera a tutti gli effetti una delle varianti che destano preoccupazione, le cosiddette Voc (Variants of concern). A farla salire nella classifica sono le caratteristiche della sua proteina Spike, l’artiglio molecolare con cui il virus si aggancia alle cellule, che comprende ben tre mutazioni che la rendono resistente agli anticorpi, sia a quelli generati dal vaccino, sia a quelli generati dall’infezione. Al momento l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e i Centri per il controllo delle malattie (Cdc) degli Stati Uniti includono nel gruppo delle Vco le varianti Alfa, Beta, Gamma e Delta. In entrambe le liste la Epsilon è ancora inclusa nel gruppo delle varianti sotto osservazione, le cosiddette Voi (Variants of Interest).

Per contrastare l’avanzata delle varianti la campagna vaccinale, le norme prudenziali (distanziamento, mascherina e detersione e disinfezione delle mani) e tanta attività fisica. Di Sport, Salute e Pandemia parliamo con un preparatore atletico di lungo corso. Nicola Pennazzi: Preparatore atletico nel calcio, Performance & Data Analyst, presso U.S. Viterbese 1908 Chinesiologo, personal trainer ed istruttore di Back School, presso Atletico Fit Center.

Da sempre appassionato di sport, ha conseguito dapprima la laurea in Scienze Motorie, successivamente un master in Teoria e Tecniche della Preparazione Atletica nel Calcio ed infine la magistrale in Attività Motorie Preventive e Adattate. Lavora nel calcio professionistico da oltre 10 anni (Lazio, Ternana e Viterbese) come preparatore atletico, con esperienza in tutte le categorie giovanili, dagli esordienti fino alla prima squadra.  Abilitato come Preparatore Atletico di Settore Giovanile FIGC e Preparatore Atletico Professionista FIGC. In qualità di Chinesiologo con esperienza pluriennale, si occupa inoltre di: rieducazione funzionale e motoria, riatletizzazione e riabilitazione degli atleti infortunati; ginnastica posturale e Back School; attività motoria per il benessere e la salute, sia con soggetti sani che patologici o anziani.

Come ha vissuto, affrontato e affronta la paura della pandemia, del contagio, del disagio per le indispensabili misure restrittive?

Inizialmente, durante il primo lockdown, c’è stata grande paura dovuta alla non conoscenza della malattia: non si sapeva nulla riguardo cure e vaccini ed a causa della poca e spesso errata informazione, non si comprendevano nemmeno le linee guida generali da seguire. Con il passare del tempo, però, le cose sono migliorate ed ho imparato a convivere con la situazione pandemica e, applicando le misure di sicurezza dettate dal governo, anche i rischi e la paura sono diminuiti. Attualmente mi ritengo fortunato perché sono libero di vivere la mia vita quasi nella normalità: lavorando nel mondo del calcio professionistico siamo riusciti a portare avanti il campionato. All’interno del centro fitness dove lavoro, dopo un iniziale blocco dovuto ai vari DPCM e alla paura del contagio, siamo riusciti a tornare, pian piano, alla normalità.

Quanti danni la pandemia, il lockdown e la confusa, se non cattiva gestione politica hanno arrecato allo sport agonistico in genere ed al calcio in particolare?

Lavorando in un centro fitness mi sono reso conto che purtroppo il lockdown ha causato molti disagi e difficoltà soprattutto economiche. Purtroppo c’è da sottolineare come le eccessive chiusure da parte del governo abbiano messo in ginocchio tutto il settore sportivo, sottovalutando gli aspetti benefici che l’attività motoria avrebbe potuto portare nella percezione della pandemia e del lockdown; inoltre le dannose conseguenze dal punto di vista mentale e fisico sarebbero state attenuate.

Anche se in misura minore, nel calcio la pandemia ha causato varie problematicità: per quanto riguarda la categoria Primavera, di cui mi occupo, dopo un iniziale periodo di sospensione, applicando tutti i protocolli sanitari ed effettuando regolarmente i tamponi, l’attività sportiva è ripresa. Molte società dilettantistiche, invece, hanno dovuto abbandonare i propri campionati per gli eccessivi costi; altri tornei giovanili e dilettantistici sono stati invece vietati dal governo, creando molte difficoltà, non solo a livello economico ma anche sociale.

Quanta importanza lei annette al binomio sport/salute; quanto è importante lo sport per mantenere la salute psicofisica o per riconquistarla nel caso si abbiano delle patologie e si necessiti del movimento?

Lo sport è fondamentale per migliorare o mantenere la salute psico-fisica. Nonostante il movimento e l’attività motoria siano universalmente riconosciuti come la miglior forma di prevenzione e cura di ogni malattia, c’è stato un eccessivo accanimento da parte del governo verso il mondo dello sport. Questo ha fatto sì che la sedentarietà aumentasse, durante il lockdown, del 28% mentre l’attività fisica ha avuto una riduzione del 33%. Soprattutto in questa situazione di maggiore sedentarietà ed isolamento sociale si dovrebbe favorire l’accesso alle strutture sportive ed educare la popolazione ad uno stile di vita sano ed attivo affinché si possano contrastare le principali malattie metaboliche e cardiovascolari; inoltre, ciò permetterebbe di ridurre lo stato di depressione, stress ed ansia. L’attività fisica ha, infatti, un ruolo fondamentale nel trattamento e nella prevenzione delle malattie croniche, nel miglioramento del sistema immunitario e della qualità del sonno, nell’incremento della qualità di vita, della salute mentale e nel mantenimento del proprio peso corporeo. Per favorire ciò, l’OMS raccomanda almeno 30 minuti di attività fisica al giorno, per un minimo di 150 minuti a settimana. 

Che cosa le hanno dato, in termini di crescita personale, emotiva, sociale e professionale, lo sport in generale ed il calcio in particolare? 

Ogni esperienza mi ha lasciato qualcosa di importante, permettendomi di crescere molto sia a livello umano che professionale: lavorando alla Lazio ho imparato a relazionarmi con i bambini, alla Ternana con gli adolescenti, alla Viterbese con atleti adulti professionisti e presso l’Atletico Fit Center con gli anziani e i soggetti patologici. Lo spirito di sacrificio, la voglia di imparare e l’ambizione di voler arrivare in alto sono stati il motore trainante della mia vita. Tutto ciò mi ha permesso di apprendere cose nuove da ogni persona con cui ho avuto a che fare. Ho dovuto, inoltre, imparare ad approcciarmi a categorie di soggetti differenti: c’è stato, a mio parere, uno scambio di informazioni reciproco, loro hanno insegnato qualcosa a me ed io, allo stesso modo, spero di aver dato qualcosa a loro. Tuttavia spero di poter apprendere molto altro e di poter raggiungere obiettivi ancora maggiori a livello professionale.