Medici, uno su tre ha ricevuto una denuncia ma solo il 3% viene condannato

Medici, uno su tre ha ricevuto una denuncia ma solo il 3% viene condannato

11 Giugno 2025 Off Di La Redazione

Un medico italiano su tre ha affrontato almeno una denuncia durante la sua carriera, ma solo il 3% dei procedimenti si conclude con una condanna. È questo uno dei dati più allarmanti che emergono dalla nuova indagine del Centro Studi Anaao Assomed, presentata oggi a Roma durante il convegno “Ma che colpa abbiamo noi. I confini della responsabilità professionale in sanità”. Un quadro preoccupante che rivela una sanità sempre più esposta al rischio giudiziario, in particolare per i professionisti che operano in ambiti ad alta intensità tecnica come la chirurgia. Qui, oltre l’82% dei medici con più di vent’anni di esperienza ha ricevuto almeno una denuncia, con punte del 70% in ginecologia e cardiochirurgia.

“Il dato più drammatico – commenta il segretario nazionale Anaao Assomed, Pierino Di Silverio – non è solo la frequenza delle denunce, ma l’impatto devastante che esse hanno sulla vita professionale e personale dei medici: si entra in un tunnel in cui si viene percepiti come colpevoli ancor prima di essere giudicati. E questo avviene spesso in assenza di responsabilità reali”. L’indagine ha coinvolto un campione rappresentativo di medici italiani tra i 25 e i 65 anni, con equa distribuzione di genere e anzianità di servizio. Il 32,8% ha dichiarato di aver ricevuto almeno una denuncia civile e/o penale, con una prevalenza delle denunce penali (43,6%), seguite da quelle civili (30,8%) e da entrambe (25,6%). Le specializzazioni più colpite sono ginecologia, cardiochirurgia e chirurgia generale, tutte con tassi di denuncia superiori al 65%. A livello macro-disciplinare, la chirurgia guida la classifica con il 60,8% dei casi, seguita dall’area medica (31,9%) e dai servizi (15,2%). La distribuzione geografica mostra un gradiente preoccupante: il 39,8% dei casi si registra nel Sud e Isole, seguiti dal Centro (38,2%) e dal Nord (27,2%). Le strutture più piccole (meno di 500 posti letto) sono quelle con il tasso di denunce più elevato (37,6%), confermando come la carenza di risorse e organizzazione aumenti il rischio clinico e giudiziario.

La paura delle denunce incide profondamente sulla carriera dei medici. Secondo l’indagine, 1 medico su 3 ha pensato di dimettersi a causa della pressione giudiziaria, e il 47% ha rinunciato a ruoli di responsabilità per timore delle conseguenze legali. L’85% si sente esposto a rischi maggiori rispetto al passato, il 90% percepisce un aumento della pressione lavorativa. “È una situazione insostenibile – sottolinea Di Silverio – che mina la serenità dei professionisti e, di conseguenza, la qualità dell’assistenza. Non siamo di fronte a problemi individuali, ma a una questione sistemica che va affrontata con strumenti nuovi e adeguati”.

A fronte di questa emergenza silenziosa, Anaao ribadisce la necessità di riformare il sistema della responsabilità professionale, proponendo il passaggio a un modello “no fault” ispirato a quello francese e scandinavo: un sistema assicurativo che prevede l’indennizzo del paziente senza la necessità di dimostrare la colpa del medico, riducendo il contenzioso legale e promuovendo una cultura della sicurezza. “Dopo la Legge Gelli-Bianco del 2017, servono nuovi strumenti legislativi – spiega Di Silverio – come la riforma della nomina dei consulenti tecnici, una diversa qualificazione penale della responsabilità medica, il rafforzamento del ruolo del GIP e, soprattutto, un sistema che garantisca il diritto alla sicurezza delle cure senza criminalizzare chi le eroga”.

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: https://www.doctor33.it/articolo/64639/medici-uno-su-tre-ha-ricevuto-una-denuncia-ma-solo-il-3-viene-condannato-lindagine