
Marcello Arcudi, la posturologia per alleviare i dolori del cancro
25 Agosto 2025
Chinesiologo clinico e Posturologo Marcello Arcudi è specializzato in valutazione posturale, preparazione atletica e personal training.
Tra i vari interventi di recupero funzionale lei si dedica alla Chinesiologia ed alla Posturologia.
Intervengo con queste due metodiche per due ragioni principali: la primo è che considero il movimento lo strumento preventivo più potente (e a basso costo) che abbiamo. Oltre all’aspetto estetico (che non guasta), migliora qualità e aspettativa di vita: forza, mobilità, coordinazione e capacità aerobica sono veri “farmaci” per un invecchiamento di successo e non è un’opinione, le diverse metanalisi scientifiche lo dimostrano. Un percorso chinesiologico in collaborazione con figure mediche,, consente dosaggi e progressioni precise, personalizzate per storia clinica, obiettivi e contesto.
La seconda riguarda per lo più la posturologia: l’uso prolungato di smartphone e computer induce schemi come protrazione del capo, spalle anteriorizzate e ipercifosi dorsale. Nei giovani vediamo sempre più spesso la cosiddetta “Text Neck Syndrome” (sindrome del collo da messaggi), un dismorfismo posturale in evoluzione, mai visto fino ad ora. Il mio obiettivo è educare — giovani e adulti — a controbilanciare queste posture con attività fisica programmata e piccole routine quotidiane.
Le errate posture spesso sono all’origine di varie sintomatologie dolorose. Quali sono i tempi di un trattamento medio per ottenere risultati?
Tutti vorremmo una scorciatoia, ma risultati solidi nascono da costanza, dedizione e consapevolezza. In linea generale posso affermare che in 3 –6 settimane si manifestano le prime modifiche percepite (riduzione di tensioni, miglior controllo del corpo). In 8–12 settimane si ottengono cambiamenti posturali misurabili. E in 3–6 mesi: stabilizzazione degli adattamenti e consolidamento delle abitudini, che vanno poi mantenute nel tempo.
La velocità dipende quindi dal rapporto tra “stress posturale” quotidiano e lavoro di rieducazione, oltre a fattori individuali (storia clinica, lavoro, sonno, gestione dello stress). Il mio compito è dosare lo stimolo giusto e costruire un contesto che renda facile essere costanti.
A quanto pare l’AFA (Attività Fisica adattata per i pazienti oncologici) produce effetti benefici sia sulla psiche che sul corpo. Qual è la sua esperienza in merito?
È un tema che mi sta a cuore anche per motivi personali: è stato l’argomento della mia tesi di laurea magistrale. Esiste ancora il preconcetto che chi ha avuto o ha un tumore debba evitare l’esercizio. La realtà clinica e la letteratura mostrano il contrario: quando programmato da professionisti qualificati e inserito in équipe multidisciplinare, l’esercizio fisico migliora la qualità di vita, riduce fatigue e alcuni effetti collaterali delle terapie, sostiene forza, capacità aerobica e funzione e favorisce la partecipazione sociale.
In concreto lavoro con esercizi aerobici a bassa-moderata intensità per la tolleranza allo sforzo, integrandolo con lavori di forza per preservare massa muscolare e vitalità nelle attività quotidiane. Non manca poi il lavoro su Mobilità, equilibrio e respirazione, adattando volumi e intensità allo stato clinico e agli esiti delle terapie. I prerequisiti che non posso mancare a chi si affida ame sono: il via libera del medico, il monitoraggio dei parametri, la comunicazione costante con oncologo ed eventualmente il nutrizionista.
Chi fa Sport ricorre sicuramente ad un’alimentazione bilanciata, lei come si comporta?
In medio stat virtus. Le diete estreme raramente funzionano nel lungo periodo e possono essere rischiose. Ai miei atleti consiglio abitudini sostenibili: adeguato apporto proteico, qualità degli alimenti, educazione alla porzione, periodizzazione in base ai carichi di allenamento.
In Italia possono redigere piani alimentari solo specifiche figure: Dietologo, Biologo Nutrizionista e Dietista. Ecco perchè collaboro con professionisti di fiducia e sconsiglio soluzioni “fai da te” o trend dei social: salute e performance meritano supervisione qualificata.
Lei naturalmente si occupa anche di prevenzione quali misure deve adottare lo sportivo per evitare danni posturali?
La prevenzione posturale nello sport non è questione di un singolo esercizio, ma di un approccio globale. Serve innanzitutto uno screening iniziale, per capire quali siano i punti deboli di mobilità o di controllo motorio. Poi è fondamentale lavorare sulla forza della catena posteriore e dei muscoli stabilizzatori, mantenere una buona mobilità articolare, e rispettare una progressione corretta dei carichi, senza forzature. Ma attenzione! Una postura FUNZIONALE non sempre è una postura ARMONICA. Basta guardare le posture ”poco estetiche” di alcuni atleti d’élite: siamo certi che se avessero posture ”estetiche” sarebbero così forti?
Altrettanto importanti sono le abitudini fuori dal campo: gestire bene le ore al computer o al telefono, fare piccole pause attive durante la giornata, curare la respirazione e il recupero. In sintesi, prevenire significa allenarsi con criterio, rispettare i tempi del corpo e non trascurare le abitudini quotidiane che, spesso, sono proprio quelle che fanno la differenza.