Manovra, Cimo-Fesmed: sganciare il personale sanitario dalla PA
9 Novembre 2025Sganciare il comparto sanitario dalla Pubblica amministrazione e avviare una contrattazione autonoma con Regioni e Ministero della Salute. È la proposta di Cimo-Fesmed dopo il monito della Corte dei Conti sull’utilizzo di risorse extracontrattuali per la valorizzazione del personale sanitario. La Federazione, in una nota sottolinea che tali risorse risultano prive di basi giuridiche e finanziarie stabili e rischiano di non essere più applicabili, lasciando medici e professionisti senza prospettive retributive chiare.
La Corte dei Conti ha evidenziato come gli incrementi salariali concessi negli ultimi anni al di fuori della contrattazione collettiva abbiano creato un “disallineamento tra il quadro regolativo del rapporto di lavoro del personale della sanità pubblica e quello del restante personale”, definendo tali misure “asistematiche” e giustificabili solo nel contesto emergenziale che le aveva generate. Con il venir meno dell’emergenza, secondo la magistratura contabile, la permanenza di tali incrementi risulta problematica.
Per Cimo-Fesmed, questa valutazione conferma una criticità già segnalata: le risorse extracontrattuali sono strumenti transitori, non integrati in un quadro negoziale stabile e quindi non garantiscono continuità. Il rischio indicato è che, cessata la loro copertura, il personale sanitario torni a un livello retributivo precedente, senza riconoscimento del carico di lavoro e delle condizioni operative attuali.
“A questo punto quali misure concrete si intende adottare per convincere medici e professionisti sanitari a restare nel Servizio sanitario nazionale, vincolato dai rigidissimi paletti della Pubblica amministrazione?” afferma Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed.
La Federazione sostiene che occorra modificare l’assetto contrattuale. “Non si può continuare a parlare di valorizzazione del personale senza cambiare le regole del gioco” sottolinea Quici.
La proposta è quella di uscire dal perimetro della funzione pubblica, con una contrattazione specifica che coinvolga direttamente Regioni e Ministero della Salute. “Solo così sarà possibile costruire un sistema contrattuale moderno, flessibile e in grado di garantire condizioni economiche e professionali adeguate alla complessità del lavoro sanitario”, osserva.
La Federazione afferma che il riconoscimento della specificità professionale non può basarsi su misure temporanee, ma deve tradursi in un assetto contrattuale stabile. “È il momento di passare dalle parole ai fatti e di dare finalmente dignità e futuro a chi ogni giorno tiene in piedi il Servizio sanitario nazionale” conclude Quici.


