Lettera a Giuseppe Conte, non bisogna fare di tutt’erba un fascio

Lettera a Giuseppe Conte, non bisogna fare di tutt’erba un fascio

23 Luglio 2025 Off Di Gaetano Milone

Da “stazione climatica” come la celebravano le vecchie brochure del turismo d’elite in Campania, a località presieduta da ingenti forze dell’ordine per un attenti al “lupo” diramato da un noto (solamente in penisola) giornalista del Fatto Quotidiano, in cerca d’autore e di clamori mediatici.

 Il riferimento è a Sant’Agata sui due Golfi, centro d’eccellenza culinaria per la presenza di ristoranti stellati e  luogo di villeggiatura famoso dai primi anni dell’Ottocento, teatro ieri sera di una serata “particolare”, con la presenza di Giuseppe Conte al “Festival del Giornalismo d’Inchiesta.

La presenza di ingenti forze dell’ordine  è stata “giustificata” in parte dalla presenza a Sant’Agata di familiari di un pregiudicato delle penisola sorrentina “presunto aggressore verbale” del giornalista d’assalto , noto alle cronache per la benedizione di camion a Sant’Agnello sul sagrato della Chiesa parrocchiale, da oltre vent’anni lontano da figli ed ex moglie. 

Un “Festival” viziato da uno dei principali sponsor ,gestore e direttore ,di strutture turistiche abusive (eclatante il caso di Seiano con sequestro di “ Cava Regia”, 400metri quadrati di abusi, intervistatore del Procuratore Capo della Repubblica di Napoli, Nicola Gratteri a Piano di Sorrento durante una delle edizioni del Festival.

La pubblicazione di una lettera su facebook  indirizzata al Presidente Giuseppe Conte che riportiamo integralmente sta mobilitando la parte sana e perbene della Penisola sorrentina aspettando anche una presa di posizione dell’Amministrazione comunale di Massa Lubrense che patrocina e finanzia la Manifestazione.

 

“Caro Signor Presidente, 

mi chiamo Rosaria Langellotto, ho solo 23 anni e vivo a Sant’agata sui due golfi, la frazione di Massa Lubrense nella quale questa sera lei ha tenuto dei bellissimi discorsi. Premetto che la stimo molto come politico e come persona. Se ben ricorda in data odierna alla fine del suo discorso, lei ha parlato del pluripregiudicato Salvatore Langellotto e della sua famiglia che risiede nella suddetta cittadina. Ebbene Signor Presidente, come avrà sicuramente intuito, io faccio parte di tale famiglia o per meglio dire sono la figlia. E’ la seconda volta in cui io e mia sorella veniamo chiamate in causa davanti ad un pubblico in quanto figlie di un frutto da estirpare. Non è mio compito negare le colpa per le quali mio padre è stato condannato nè tantomeno è mia intenzione prendere le sue difese, tutt’altro. Capirà Signor Presidente che avendo lei concluso con tale dichiarazione un discorso tenuto in un comune che conta solo 15.000 abitanti, è ben noto ad ogni persona di tale luogo chi sia il soggetto in questione, così come è noto chi siano le figlie. Le scrivo in quanto cittadina, in quanto giovane italiana che questa sera a sua insaputa è stata praticamente mortificata ed etichettata da occhi indiscreti come cancro di questo comune, un cancro talmente maligno che anche il Premier Conte ne è a conoscenza. Signor presidente se mi permette, non dia per vere tutte le cose che le vengono riferite da taluni soggetti. Mi sento di parlarle di me per farle vedere un punto di vista diverso che chiaramente lei non può conoscere. Come le dicevo già in passato noi siamo state nominate in quanto figlie di Langellotto e cittadine di Massa Lubrense. Quello che lei non sa è che io tutti i giorni convivo con la consapevolezza delle scelte di mio padre, scelte che non appartengono né a me né a mia sorella e ancor meno a mia madre; nel 2023 io mi sono laureata con il massimo dei voti e la mia tesi di laurea era proprio contro la mafia. Il giornalista che l’ha invitata, lo stesso che ha inserito noi in un articolo in cui non saremmo dovute essere presenti, palesemente non le ha riferito, probabilmente perché ignora più cose di quanto crede, che fin dal primo arresto, quando ero solo undicenne, io mi sono schierata contro le posizioni di mio padre. Il giornalista non sa che mia madre ci ha educate nel rispetto di solidi valori morali, che i miei genitori si sono separati quando io avevo solo due anni, che io con mio padre ci ho sempre avuto ben poco a che fare, che mia madre da almeno vent’anni combatte a suo modo le ingiustizie, quelle che sono state fatte a lei e agli altri. Signor Presidente mi permetta di dirle che questa sera involontariamente lei ha umiliato davanti ai nostri concittadini, perchè ignaro della verità e avendo come unico  referente il noto giornalista, due donne che vivono la vita in maniera diligente che in quella piazza erano venute esclusivamente per sentirla parlare, due donne che amano la politica, la propria terra, la cultura e la giustizia. Questa sera non lei, ma indirettamente il suo amico giornalista, ha chiamato in causa due donne che per l’ennesima volta hanno dovuto abbassare lo sguardo mortificate a causa di scelte e colpe che non gli appartengono. Purtroppo non mi posso dilungare ulteriormente per non infastidire eccessivamente,ma ci sarebbero ancora mille cose che mi piacerebbe dirle. Ad ogni modo,mi creda, la storia è ben diversa. Signor Presidente le chiedo scusa. 

<<Se è vero che “la vita dà e la vita prende”, la mafia ha il brutto vizio di prendere  solamente. Ci sono città, quartieri, famiglie, che vivono schiacciate dal peso della mafia, e questo vale per chi la subisce, tanto quanto per chi l’ha al proprio fianco>> (A lei dedico questo frammento della mia tesi).