La salute: un bene inalienabile

La salute: un bene inalienabile

15 Dicembre 2025 Off Di Corrado Caso

L’ incertezza economica, una politica in riarmo con la sua immagine spettrale di morte e distruzione diventa cartina di tornasole alla luce della quale viene analizzato il delicato equilibrio e la provvidenza dello stato sociale: il diritto alla vita e alla migliore vita possibile. Sono giorni di tensioni muscolari, discussioni accese tensione muscolare, polemiche, di lacerazioni del tessuto politico e sociale.
Si narra che siamo alla ricerca di soluzioni, per quanto è possibile, confrontandoci con una logica che ridimensiona e modifica incessantemente settori delicati e vitali, con il rischio di provvedimenti impopolari e il pericolo di un’estensione delle aree di emarginazione…si narra ma la maggioranza silenziosa non va a votare. Preoccupa quanto abbiamo perduto in questo universo parallelo del quale si sono impossessati i profeti di sventura, i cultori della cartomanzia che prevedono la morte del modello umanistico, del modello europeo e l’esaurimento della nostra Costituzione. È la traccia di una ignoranza profonda che ha abbassato ogni altezza, ogni prospettiva di civiltà. Tutto questo preoccupa meno di quanto potremmo perdere in assenza di progetti lungimiranti, di una cultura della speranza e della volontà di esserci, di un’alleanza che vada oltre l’interesse e l’egoismo dei singoli e dei singoli paesi. La certezza del risultato è un rinnovato stato sociale, la cura della vita, il benessere e la condizione di salute di noi e dell’altro. Diversamente potremmo assistere a tensioni e malessere se tutto ciò che cade dall’alto rimuove in nome del risparmio o di una cattiva gestione della cosa pubblica, nel caso specifico, presidi terapeutici equiparati a certezze di salute e la gratuità che ne giustifica la necessità. È necessario rassicurare, dopo un tempo di immotivate restrizioni e favoritismi, che all’operatore non verranno meno gli strumenti essenziale ed efficaci per garantire condizioni di salute essenziali. Ci sono gli ingredienti per una riflessione sui rischi possibili quando discutiamo, come molte volte accade, di medicina generale, di una sua lenta agonia e di conseguenza della sua inutilità a favore di una medicina privata e a danno del Servizio Sanitario Nazionale. Potremmo rischiare di togliere un presidio essenziale al malato e mettere in pericolo una conquista di civiltà aperta a tutti senza discriminazioni territoriali o di stato sociale. Quanti e quali sarebbero i costi, le conseguenze nel tempo presente ma, soprattutto, futuro della borsa immaginaria della salute quando con poca attenzione generalizziamo fenomeni di malcostume all’indice promuovendoli a indicatori di sfiducia quasi che il singolo sia la totalità o la faziosità sia la verità e tutto malasanità, è difficile quantificarlo.
Quale la finalità?
:” Non siamo ciechi…viviamo in una realtà alla quale cerchiamo di adattarci come alghe che si piegano sotto la spinta del mare “. È l’amara riflessione del Principe di Saline nel romanzo di Tommasi di Lampedusa: “Il Gattopardo”.
L’Italia veniva unificata in quegli anni. Antichi privilegi cadevano o davano l’impressione di dissolversi in una concezione di Stato unitario che ritrovava in Roma la capitale. Non dissimile la realtà che attraversiamo, una rivoluzione incruenta ha coinvolto uomini e cose. Per analogia ripercorriamo la medesima strada, meno ricca di ideali e più di “autonomia differenziata” e con pregiudiziali fortemente economiche e discriminatorie.
Ciascuno di noi ripete le medesime considerazioni del Principe di Saline: siamo come le alghe, “piagate” e trascinate in una realtà aliena e in un mare tempestoso. Un movimento inarrestabile crea segnali di profonda incertezza. Le piattaforme continentali, si ridisegnano i confini, i campanili, il nord e il sud, gli assetti sociale sotto la spinta di migrazioni di gente povera travolta da fame e guerra che approda verso paesi ricchi invecchiati e incapaci di rigenerarsi.
Nonostante tutto, si balla e canta creando un’analogia verticale tra il palco dei protagonisti e le aree di emarginazione che non cantano e non ballano. Una folla disincantata vive di “analfabetismo dei sentimenti”. Si lascia ondeggiare come le alghe, non si appropria del proprio destino… ed è subito sera.