La Natura matrigna resa tale dall’uomo
16 Novembre 2025Il Saggio richiama un argomento essenziale e di attualità: l’uomo è natura ed è parte integrante di quest’ultima.
Potremmo affermare che identità e aspettative di vita dipendono dalla consapevolezza di questo scambievole rapporto. Non esiste storia o azione individuale o malattia che non coinvolga entrambi. Nella placenta della vita, il clima esercita la sua azione in forma diretta o mediata sulle condizioni di salute e benessere dell’uomo. E l’uomo? Tutti siamo responsabili dell’ambiente. Le attività quotidiane, la incuranza nei suoi comportamenti, uno sviluppo tecnologico inquinante, lo sfruttamento delle risorse, non previdente sulla loro esauribilità, ha determinato un’ulteriore sofferenza del pianeta con conseguente alterazione del clima.
Siamo al centro di fenomeni estremi che per Intensità e rapidità provocano distruzione e morte e riscrivono l’assetto geografico e la migrazione di popoli maggiormente esposti in territori fragili. Quell’Uno, che è la radice della vita, lega in un destino comune la specie umana e il clima. L’imprevedibile evoluzione di questo ultimo tempo ci parla di vita e morte, di responsabilità e negazionismo,
Cambiano le stagioni, cambia l’abito che ha caratterizzato per millenni il clima, cambia la vita sul pianeta. Cambia la luce in un grigiore perenne e l’umore delle persone rinsecchite dall’effetto serra. Precipita il mare, una bagna-Cauda inospitale per i suoi abitanti dal ventre gonfio per le microplastiche e dagli uragani devastanti che si avvitano verso il cielo e flagellano la vita. Nelle estati torride, nell’asfalto rovente, nei cosiddetti “cassoni” dove si abita arrampicandosi uno sull’altro in spazi confinati e si comunica con insofferenza verso chi ti ruba l’ossigeno, soffia il vento della intolleranza e della violenza.
Come uno sparti acque si erge l’Arc de Trionphe ovvero la superbia, l’illusione dell’uomo. Traduce la volontà di chi volle l’opera per celebrare la vanagloria del potere, le trombe dell’Apocalisse. Solitaria… una fiammella perenne ricorda l’Ignoto, l’olocausto della guerra, l’orrore della sofferenza e della morte, la distruzione del vivente. L’ Arco è il simbolo di una duplice realtà: un centro monumentale agiografico da una periferia povera e, spesso, disperata. Sono le periferie del mondo dove si soffre in spazi confinati, grandi (un eufemismo) quanto le nicchie dei Santi e dove soggetti fragili e bambini, al caldo torrido di un clima impazzito, diventano caldarroste.
Oggi, non ci si chiede più come curarsi con la climatoterapia seguendo i dettami della Scuola Medica Salernitana ma come difendersi dal clima. Forse dando il passo agli esperimenti nucleari? Ad oggi e nel tempo futuro l’evidenza risponde con quanto di tragico accade.
Gli incantatori di serpenti, quelli eternamente sulla cresta dell’onda stanno realizzando una reazione a catena senza esclusione di colpi. È l’universo freudiano delle pulsioni di vita e morte che si fronteggiano in attesa di una battaglia finale, una sindrome oppositiva e autodistruttiva, che supera il concetto di cura del clima, in morte climatica per… morte del clima e della specie vivente.


