
Italia, demolizione scientifica di una sanità un tempo considerata tra le prime del mondo
20 Settembre 2025Dicono in piazza che attraversiamo un momento difficile. Ho vissuto una vita all’ombra del “momento difficile”. Una cantilena ripetuta nel tempo. Un assioma per abituarci all’idea che senza risorse, dopo averle stornate in altri lidi o sottratte e accumulate dalla volpe e dal gatto di Pinocchio, la sanità di casa nostra ritenuta, nel passato, tra le prime al mondo per qualità ed efficienza, ha le armi spuntate e non regge il passo con i tempi.
Milioni di italiani per difficoltà economica, ticket, balzelli vari e i lunghi tempi di attesa per ricevere un’assistenza specialistica o un’indagine strumentale hanno rinunciato alle cure affidandosi alla buona stella. Non diversa la condizione ospedaliera dove il personale sanitario è sotto numero. Mancano i posti letto e le urgenze, tempo-dipendenti viaggiano da ospedale a ospedale in regioni caratterizzate da un’orografia tormentata o dove strumenti diagnostici (Tac o Rmn) sono ciclicamente agonizzanti e scassate, sostituite, (guarda la “ fortunata “coincidenza) da un privato efficiente. I medici e il comparto sanitario battono cassa stressati da turni di lavoro da burn out. Come pugili suonati lasciano l’Italia per approdare in paesi che della sanità fanno un interesse primario, una ricerca, una tecnologia d’avanguardia nel rispetto dei bisogni del cittadino e di una politica socioeconomica sensata.
Immagine iconica è la medicina territoriale. Il medico di famiglia garante delle attese di salute e della fiducia degli assistiti. Convenzionato e indipendente da influenze esterne… presente in varie espressioni garantiva assistenza su tutto il territorio nazionale. Ormai sotto numero burocratizzato e limitato nei suoi attributi ha perso il primato, il cuore degli italiani. Chi ha le leve del potere e della decisione studia una dipendenza per togliere al medico l’autonomia e al cittadino la facoltà della scelta e della contrattazione.
Una sanità con una pelle aliena a macchia di leopardo ha creato nel tempo un divario tra regioni ricche e quelle economicamente più povere. Favorendo una migrazione sanitaria dal sud verso le regioni del nord.
Quel che resta del Sistema Sanitario Nazionale rispecchia, ancora oggi, tra mille trappole il suo primitivo ideale: realizzare la migliore sanità possibile e garantire una dignitosa ed efficacia assistenza a tutti, in particolare, ai soggetti fragili. Un ombrello protettivo oltre gli egoismi, i limiti del campanile, le barriere geografiche, sociali, generi ed etnie nel rispetto delle diverse peculiarità regionali. Chi crede conosce i limiti e i rischi. Ma il SSn come un organismo vivente si rigenera nel tempo per la ricchezza delle sue cellule staminali. Si rigenera e sopravvive in momenti di crisi nella dedizione dei suoi operatori.
L’anima della medicina, la sua giustificazione è l’uomo, la alternanza dei giorni di vita e dei giorni di sofferenza e morte. Diversamente, tutto quello che facciamo diventa un freddo contenitore senza anima, un’officina che rende meno drammatica la vita. Questo valore primario dell“Altro” è la base di una metaetica su cui riscrivere un nuovo umanesimo.