Gravidanza e anemia falciforme: il dosaggio del PlGF predice il rischio precoce di preeclampsia

Gravidanza e anemia falciforme: il dosaggio del PlGF predice il rischio precoce di preeclampsia

22 Dicembre 2025 Off Di La Redazione

La misurazione del fattore di crescita placentare (PlGF) potrebbe rappresentare uno strumento predittivo chiave per identificare precocemente le donne in gravidanza con anemia falciforme a rischio di sviluppare preeclampsia (meglio conosciuta dai non addetti ai lavori come gestosi è una gravissima complicanza legata alla gravidanza ndr.) a esordio precoce. Lo evidenzia uno studio pubblicato su Blood Advances, che apre la strada a una migliore stratificazione del rischio e a strategie di prevenzione più tempestive nelle gravidanze ad alto rischio.

L’anemia falciforme, la più comune malattia ereditaria del sangue, è in aumento anche in Europa per effetto dei flussi migratori e della maggiore sopravvivenza dei pazienti.

Si stima che oltre 60.000 persone in Europa convivano con la patologia, con un incremento significativo anche in Italia secondo i dati del Registro Nazionale delle Emoglobinopatie.

Le donne affette da anemia falciforme presentano un rischio di preeclampsia circa due volte e mezzo superiore rispetto alla popolazione generale. Questa condizione, caratterizzata da ipertensione e proteinuria dopo la ventesima settimana di gestazione, è una delle principali cause di morbilità e mortalità materno-fetale, associata a restrizione della crescita intrauterina, parto pretermine, ictus e danno d’organo. Uno studio ha mostrato un’incidenza di preeclampsia nel 9,6% delle gravidanze con anemia falciforme contro l’1,7% nelle donne senza la malattia, confermando la rilevanza clinica della complicanza anche nel contesto europeo.

Il PlGF è una proteina prodotta dalla placenta che regola la formazione dei vasi sanguigni e rappresenta un indicatore essenziale della salute placentare. Valori ridotti di PlGF sono associati a un rischio maggiore di preeclampsia e di malperfusione vascolare materna, la più comune lesione placentare nei casi complicati da preeclampsia o ritardo di crescita fetale.

Nello studio, sono stati analizzati retrospettivamente i dati di 83 gravidanze con anemia falciforme confrontate con 149 gravidanze senza la malattia. Tutte le partecipanti avevano almeno una misurazione del PlGF tra la 20ª e la 36ª settimana di gestazione.

I risultati mostrano che nelle donne con anemia falciforme e preeclampsia a insorgenza precoce i livelli mediani di PlGF erano significativamente più bassi (78 pg/mL a 20–24 settimane) rispetto ai casi di preeclampsia tardiva (158 pg/mL) o alle gravidanze non complicate (435 pg/mL). Il trend era analogo nel gruppo di controllo, confermando che il biomarcatore mantiene valore predittivo anche in presenza della malattia ematologica.

“Le pazienti con anemia falciforme producono PlGF anche al di fuori della gravidanza, e questo ha sollevato dubbi sulla validità del test in questa popolazione,” spiega Kinga Malinowski, autrice principale dello studio. “I risultati mostrano che possiamo utilizzare le stesse soglie di riferimento delle pazienti senza anemia falciforme, con analoga accuratezza diagnostica.”

Un valore soglia di 87 pg/mL tra le 20 e le 24 settimane è risultato predittivo di preeclampsia precoce con sensibilità e specificità del 100%, mentre un cut-off di 832 pg/mL ha mostrato pari accuratezza per la forma tardiva.

L’identificazione precoce del rischio consente di ottimizzare il follow-up, ridurre le complicanze e migliorare la sicurezza materno-fetale.

“Le pazienti con anemia falciforme sono particolarmente vulnerabili alle complicanze placentari”, spiega Malinowski. “Avere un biomarcatore affidabile come il PlGF permette di anticipare il rischio e pianificare un monitoraggio intensivo, migliorando gli esiti per madre e bambino.”

L’integrazione dei biomarcatori come il PlGF può quindi ottimizzare la gestione delle gravidanze ad alto rischio nelle pazienti con anemia falciforme e l’uso delle stesse soglie diagnostiche della popolazione generale potrebbe entrare nei protocolli di sorveglianza ostetrica anche per le pazienti con anemia falciforme.

Il team di ricerca sta ora conducendo uno studio multicentrico internazionale per validare un calcolatore di rischio dedicato alle gravidanze complicate da anemia falciforme, con l’obiettivo di supportare i clinici nella decisione terapeutica e ridurre gli esiti avversi.