
Gli Alberi ci salveranno
26 Luglio 2025Le temperature, anomale e torride, di questi giorni stanno alimentando dibattiti, sia nel campo politico, si in quello della scienza. Delle scottanti tematiche abbiamo parlato con il professore Antonino Testa del Corso di laurea in Scienze Agrarie Forestali dell’Università degli studi Luigi Vanvitelli di Caserta
Professore come influisce la distribuzione del verde urbano sulle temperature locali?
È ormai un argomento di cui l’opinione pubblica è al corrente. Tutti vanno nel parco, nel giardino pubblico, presso un’area verde per rimediare agli effetti del calore. Ovviamente la prima cosa alla quale guardare per cercare le “cause cittadine” dell’innalzamento delle temperature è l’estensione delle superfici inerti. L’effetto del calore aumenta quindi quanto più è distribuito calcestruzzo, asfalto, basolato eccetera…
Praticamente qualunque vegetale è in grado di assolvere tutte queste funzioni “calmieratrici”, è ovvio che il rampicante si adatta meglio a una parete verticale che deve essere protetta e la pianta d’alto fusto da noi potrebbe essere tranquillamente il Leccio da piantumare per strade e piazze. In alcune zone oramai storiche Via Rossi, Via Ferrara, Via Ricciardi, Via Ceccano sopravvivono diverse varietà di una malvacea e che stanno lì da almeno cinquant’anni e sono spesso oggetto di cura del solo vicinato o degli esercenti delle attività commerciali.
La piantumazione del verde nella strada principale di Caserta, corso Trieste?
Per Corso Trieste la rimando all’analisi che ogni cittadino casertano ha fatto in tutti questi anni. C’è una commistione di situazioni difficili, incominciando dallo smaltimento delle acque che diventa complicato nelle condizioni in cui sono tenute le cunette e, di conseguenza, l’impianto fognario e probabilmente gli altri sottoservizi. Non parliamo del piano calpestabile che ormai è disseminato da una serie di trappole.
Quindi gli alberi?
Hanno piantato alberi a crescita veloce, una specie che non mi sembra tipica della flora locale, oltretutto difficili da manutenere.
E Viale Beneduce?
Gli eucalipti presenti in viale Beneduce sono delle piante che storicamente sono state importate come piante per rispondere a determinate esigenze tecniche (barriere frangivento).
Da tempo sono state ampiamente utilizzate soprattutto in zone litoranee, funzionano molto bene anche perché hanno una eccezionale capacità di captazione radicale. Però anche queste richiedono una manutenzione, richiedono attenzione. Vanno incontro a sbrancamenti, molto frequenti, che inevitabilmente seguono interventi di potatura fatti.
In molte città dell’America meridionale, tra cui cito Medellin, si è pensato di piantumare alberi per poter diminuire la temperatura cittadina addirittura di due gradi. È reale questa possibilità o è una fake news?
No, l’informazione è corretta e reale, e probabilmente anche prudente, la quantificazione di due gradi perché molto probabilmente questa osservazione spinta agli estremi e può riguardare anche una differenza di 5, 6, 7 °.
Quindi è possibile pensare al verde per migliorare e contrastare questa degenerazione climatica?
Questa è una storia che viene da molto lontano. Le città giardino non nascono adesso, ma all’inizio del secolo scorso come concetto, con l’urbanizzazione importante dei grandi centri. Incomincia da qui lo studio di come distribuire, diciamo, l’essere umano convenientemente nella città.
Ovviamente le esigenze all’inizio del secolo erano diverse, anzi direi quasi completamente opposte a quelle di adesso, mentre all’inizio del secolo scorso un approccio sostenibile era quello di distribuire sul territorio la popolazione, le abitazioni (abbiamo queste famose zone suburbane negli Stati Uniti ma anche in Inghilterra, che occupano spazi enormi). Peraltro anche da noi c’è stata questa grossa occupazione di suolo.
Adesso si va verso una filosofia direi opposta, cioè si cerca di essere quanto più efficienti nell’utilizzo del suolo. Bisogna non sprecare suolo, non consumare suolo e, quindi, il giardino diventa una parte integrata nella città e non diventa la città che va ad aggredire le aree verdi circostanti
Hanno un ruolo importante i “tetti verdi”?
Assolutamente sì. Nel momento in cui il consumo di suolo diventa sempre più un’emergenza, perché il suolo viene continuamente sottratto alla sua funzione primaria, cioè quella ecologica prima e poi di produzione. Un’altra questione importante è quella dei Servizi Ecosistemici: serie di servizi che i sistemi naturali generano a favore dell’uomo, di cui parliamo, ma dei quali proprio non ci curiamo. e poi eventualmente anche della produzione agricola.
In questo momento diventa importante l’utilizzo di tutte quelle superfici che fino adesso sono state date per perse, e non parlo tanto delle superfici verticali, perché i muri sono sempre stati in qualche modo utilizzati attraverso finestre o balconi diciamo vivi, ma soprattutto le coperture trasformate in tetto verde, il roof garden, il tetto inerbito, il tetto attrezzato.
È ovvio che tutto ciò richiede un attento studio e valutazione anzitutto dal punto di vista strutturale. Si tratta quindi di soluzioni che non possono essere utilizzate immediatamente.
Chiunque si trovi su uno dei grattacieli del centro direzionale a Napoli vedrà una distesa a perdita d’occhio di chiazze rosse e nere, tutti i lastrici asfaltati che restano lì esposti Agli agenti atmosferici con un enorme dispendio di energia.
Quali piante è bene per il nostro ben-essere piantumare?
Ce ne sono tantissime che possono essere interessanti anche dal punto di vista dell’arredo urbano, dell’architettura della città. Ma da dove si parte senza un particolare dispendio di energie? Si parte dall’ ordinarietà da quello che è ordinariamente presente. Allora noi che cosa abbiamo a Caserta che potrebbe fare come dire riferimento, che potrebbe fare regola? Il parco della Reggia dove troveremo già disponibili e in una visione di prospettiva di crescita ed evoluzione tutte le piante che ci servono. In città è necessario che le piante vengano curate. Non si prendono specie aliene ormai nemmeno per interventi di controllo biologico, senza prevedere una valutazione di impatto ambientale.
Lo slogan di Liberalibri ripreso da laFeltrinelli, Giunti, Pacifico libri per affermare l’importanza del verde per la nostra vita GliAlberi ci salveranno, cosa ne pensa?
Questa è un ottimo modo di porre la problematica, e infatti mi trovo molto con il tema della giornata “Gli Alberi ci Salveranno” e direi “come aiutare i vegetali a salvarci”.
Perché noi spesso ci troviamo a dire, pensare: “dobbiamo salvare la Natura” “dobbiamo salvare l’ambiente”, in effetti la natura si salva da sola e molto bene, quindi è molto ben posta la questione di come le piante ci possono salvare.
Le piante ci possono salvare perché le piante da tutti i punti di vista sono la nostra fonte di vita, cioè piante sono quelle che hanno modificato l’atmosfera dai primordi, nella notte dei tempi a che noi potessimo vivere è ancora lo fanno ancora possono fare tra l’altro.
Piccola parentesi fuori tema, le piante sono un laboratorio biochimico cui ancora adesso ci ispiriamo e che non riusciamo a raggiungere, la più grossa parte delle molecole che noi utilizziamo come farmaci sono di derivazione vegetale.
Quindi, le piante certamente ci salveranno e certamente dobbiamo essere noi a impiegarle bene.
Bisogna coltivare i fiori e insegnare l’amore per le piante ai bambini?
Il rispetto e il rapporto con il mondo vegetale è alla base di qualunque educazione, anche noi, quando eravamo giovani, abbiamo messo i fagioli nel bicchiere a crescere e germogliare e vedere i frutti di queste piccoli esperimenti iniziali e di fatto lo studio dei vegetali, della vita dei vegetali e alla base di un qualunque apprendimento scientifico biologico. Anzi dovremmo incentivare questa amore.
Rispettare l’alterità e rispettare sé stessi, un insegnamento…
Da soli non possiamo sopravvivere, non viviamo. Se ci fosse un evento catastrofico, naturale o causato dall’uomo, che ad un certo punto spazza via un gruppo di animali – qualche milione di anni fa vi sono state diverse estinzioni, pensiamo a quella dei dinosauri 60 milioni di anni fa – ma la Vita non mica finita, anzi. Così allo stesso modo, noi potremmo essere spazzati via ma la Natura andrebbe avanti. Coltivare il rispetto della diversità è coltivare la nostra casa.