Fimmg: la medicina generale deve tornare autonoma e attrattiva per i giovani
4 Novembre 2025“La medicina generale deve tornare a parlare il linguaggio dei giovani medici”. Lo afferma il segretario generale della Fimmg Silvestro Scotti, commentando i dati più recenti sulle scelte formative dei neolaureati, che mostrano una bassa adesione alle Scuole di specializzazione in Medicina di Comunità e in Cure Primarie, con pochi posti coperti e, in alcuni atenei, nessun iscritto.
Secondo Scotti, la ridotta attrattività della professione è legata anche alla mancanza di un modello contrattuale aggiornato, capace di rispondere alle nuove esigenze professionali. “L’irrigidimento su diritti apparentemente legati alla subordinazione – spiega – finisce per rendere meno attrattiva una professione che, invece, se strutturata nella sua autonomia organizzativa e professionale, può essere molto attrattiva”.
Il leader Fimmg ribadisce la contrarietà a ogni ipotesi di passaggio alla dipendenza, ritenendola in contrasto con l’evoluzione del lavoro e con le aspettative delle nuove generazioni. “Negli ultimi tempi si è parlato sempre più spesso di un passaggio alla dipendenza – osserva – segno di una scarsa comprensione dell’evoluzione delle aspettative che oggi si cercano in un mondo del lavoro moderno e attrattivo”.
Scotti rilancia il concetto di “slash worker”, riferendosi ai giovani professionisti che chiedono flessibilità, autonomia, lavoro in team e strumenti digitali per l’attività a distanza. La Fimmg propone un contratto unico che integri diverse modalità operative – in presenza o da remoto, su base oraria o a volume, con retribuzioni legate ai servizi e agli obiettivi – per rendere la medicina generale più sostenibile e compatibile con i nuovi modelli professionali.
Il segretario avverte che senza un adeguamento del modello contrattuale il rischio è di perdere pezzi del sistema territoriale. “Se non li rendiamo coerenti con questi principi – conclude – alcuni servizi scompariranno con la giustificazione che non ci sono medici per garantirli, trasferendo di fatto quelle funzioni su soggetti che medici non sono”.



					
							
					
							
					
							