
Ferie negate ai medici: carenza di personale, burnout e prospettive critiche per l’estate
11 Luglio 2025Carenza cronica di personale, turni massacranti, ferie saltate e rischio burnout: con l’arrivo dell’estate, le condizioni di lavoro per molti medici italiani diventano ancora più difficili. A lanciare l’allarme sono le principali sigle della professione e lo stesso ministro della Salute Orazio Schillaci, che ha riconosciuto come la rinuncia alle ferie sia «un segno di grande responsabilità» da parte degli operatori sanitari, ma ha ribadito che «devono essere pagati meglio» e valorizzati.
Il problema è strutturale, avverte Pierino Di Silverio, segretario nazionale di Anaao Assomed: «Nei mesi estivi la carenza di personale in ospedale peggiora del 20%. Molti colleghi – me compreso – non vanno in ferie da oltre un anno. I turni arrivano a 60 ore settimanali, e il burnout colpisce oltre il 65% dei medici, in particolare nelle aree di emergenza-urgenza dove non è possibile ridurre l’attività». Di Silverio richiama l’attenzione anche sulla fine, prevista il 31 luglio, dei contratti con i cosiddetti medici a gettone, che nelle strutture più in difficoltà coprono fino all’80% dei turni.
A confermare il rischio è Alessandro Ricciardi, presidente di Simeu, secondo cui «la scadenza impatterà pesantemente sull’attività dei Pronto soccorso», dove già oggi si registra una carenza di organico strutturale. «Con l’estate e le ondate di calore – spiega – aumenteranno anche gli accessi e la pressione assistenziale. E le deroghe previste dal decreto sono troppo limitate per garantire una reale continuità».
Dal canto suo, la Fnomceo, per voce del presidente Filippo Anelli, rinnova l’appello al Governo per un piano straordinario a favore dei professionisti: «Non basta rinnovare i contratti. Serve un investimento diretto sui medici e sui dirigenti sanitari, anche sul piano normativo, per rendere la professione di nuovo attrattiva. La rinuncia alle ferie è il sintomo evidente di un sistema che non regge più». Anelli torna anche a chiedere che il burnout venga riconosciuto come malattia professionale, per tutelare chi lavora in prima linea.
In vista della prossima legge di bilancio, sindacati e ordini auspicano un segnale forte nel Def, con interventi che vadano oltre le soluzioni tampone e restituiscano dignità al lavoro dei camici bianchi.