Fabio Graziani: la musica è sempre stata la mia bussola
13 Novembre 2025
Fabio Graziani, cantante e autore foggiano, ha portato la sua voce e la sua sensibilità in giro per il mondo. Oggi vive a Dubai, dove alterna la carriera musicale ai viaggi come assistente di volo. Le sue canzoni, intime e sincere, nascono dal desiderio di raccontare emozioni autentiche e di restare fedele alla propria verità artistica.
L’Italia è considerata la patria del “Bel canto” ed effettivamente per tutto l’Ottocento ha fatto scuola, segnatamente nel campo operistico. Tanti cantanti, tanti musicisti: diventa quindi più difficile emergere.
È vero, in Italia la musica è parte del DNA collettivo e per questo può sembrare più difficile distinguersi. Però credo che oggi non si tratti solo di “emergere”, ma di portare una voce autentica. La mia nasce da una profonda esigenza di raccontare emozioni e storie vere, le mie e quelle delle persone che mi ispirano, con un linguaggio contemporaneo ma radicato nella nostra tradizione melodica. Il “bel canto” per me non è solo una tecnica, ma una cura del suono, della parola e dell’immagine, qualcosa che appartiene alla nostra identità culturale e che porto dentro anche nei miei brani di musica leggera.
Come e quando le è nata questa vocazione musicale? C’è stata una spinta esterna o si è fatta strada da sola?
È nata spontaneamente, quasi come un respiro naturale. Da bambino sentivo il bisogno di cantare, di trasformare quello che provavo in melodia; partecipai alle selezioni dello zecchino d’oro facendo scena muta per l’emozione. Poi da grande verso i 24 anni sono tornato da una esperienza in Inghilterra per assistere mia madre al tempo con una diagnosi di malattia cronica all’inizio del suo stadio. La musica è stata per me una boccata di ossigeno, un richiamo interiore che con il tempo è diventato sempre più forte ed è stata la cura per me.
Ho iniziato a prendere lezioni di canto e partecipare a concorsi regionali, poi ho cominciato a scrivere le mie canzoni: è stato un percorso di scoperta e, direi, di autenticità emotiva. La musica è sempre stata la mia bussola, anche nei momenti in cui la vita prendeva altre direzioni.
Per un uomo del Sud diventa più difficile anche il percorso formativo. Come mai ha scelto Bologna, la città dell’indimenticabile Lucio Dalla?
Ho scelto Bologna per studiare Scienze Agrarie, ma anche perché è una città che accoglie e stimola chi crea. C’è qualcosa di profondamente umano e poetico nelle sue vie, nei suoi portici, nella sua luce autunnale. È lì che ho scritto alcuni dei miei brani più intimi, e infatti la mia canzone “Quello che dovevo dire “pubblicata quest’anno 2025 e “Amami” (ancora inedita) ambientate proprio a Bologna. Dalla mi ha sempre ispirato per la sua libertà e la sua capacità di unire ironia, poesia e verità. Avevo preso camera in affitto vicino la Certosa di Bologna dove riposa il maestro Dalla e qualche volta passavo a salutarlo e gli facevo ascoltare qualche mio brano. Bologna mi ha fatto crescere più che come artista, come persona.
A quale progetto sta lavorando attualmente e qual è la canzone a cui si sente più legato?
Sto lavorando a un percorso cantautorale che unisce pop, indie con testi italiani che raccontano l’intimità, la nostalgia e la rinascita. Il brano a cui sono più legato è “Quello che dovevo dire”, perché è nato in un momento di verità assoluta. Parla del coraggio di chiudere una storia d’amore, ma anche della dolcezza che resta, del bisogno di libertà e di rinascita dopo un addio. È una canzone che mi rappresenta pienamente: malinconica ma luminosa, personale ma universale
Nelle attività che mettono a contatto con il pubblico la forma fisica non è un aspetto secondario. Lei come si prende cura della sua fisicità?
Lavorando anche come assistente di volo a Dubai e come cantante per eventi, ho imparato quanto corpo e mente siano collegati. Cerco di mantenermi in equilibrio con l’alimentazione prevalentemente vegetale e con l’allenamento costante, ma anche con la meditazione e la scrittura. La mia cura fisica parte dall’ascolto: capire quando ho bisogno di silenzio, di riposo o di muovermi. Cantare, per me, è un atto fisico tanto quanto spirituale: serve energia, respiro, presenza, e prendersi cura del corpo è un modo per rispettare la voce e ciò che voglio comunicare.


