Ermete vince il cancro a 20 anni e fonda associazione per rallegrare piccoli ricoverati

Ermete vince il cancro a 20 anni e fonda associazione per rallegrare piccoli ricoverati

3 Maggio 2025 Off Di La Redazione

Uscito dall’ospedale da vincitore nella sua seconda grande lotta contro il cancro, determinato però a rientrarci per donare un sorriso ai piccoli malati oncologici: e così, a pochi giorni dalle dimissioni un 20enne di Cercola, ha organizzato una “spedizione” di volontari e animatori per rendere allegro un pomeriggio di alcuni bambini e ragazzi ricoverati nel reparto di Onco-Ematologia della Clinica Pediatrica Vanvitelli di Napoli.

Il giovane, Ermete Panico, dal letto dell’ospedale Santobono-Pausilipon di Napoli, dove era ricoverato per lottare contro il “mostro” per la seconda volta in cinque anni, ha deciso di fondare un’associazione apposita, “Uniti si vince 2025”, ed in pochi giorni ha messo in piedi un vero esercito di volontari per portare il sorriso ai “piccoli guerrieri” impegnati nella loro grande battaglia per la vita, sottolineando l’importanza di non farli sentire “diversi o ammalati”.

A dargli man forte la pediatra Delia De Biasio, una psicologa, alcuni amici, tra i quali c’è anche Nicola Alonzo, uno degli animatori che anni fa cercarono di alleggerirgli le giornate durante la prima permanenza in ospedale. “Nicola mi trattò senza tanti fronzoli – ricorda – ed io, che all’epoca avevo 14 anni, lo odiai. Ora è tra i miei migliori amici”. A tre giorni dalle dimissioni dal Pausilipon, Ermete ha portato i volontari e la sua esperienza ai piccoli ricoverati della clinica pediatrica ‘Vanvitelli’, pronto a far giocare e ballare i bambini costretti in ospedale per le cure. Un pomeriggio diverso per i piccoli, che hanno accolto il gruppo di volontari con il sorriso, nonostante le flebo trascinate nei corridoi per raggiungere lo spazio destinato al gioco: qualche calcio al pallone, una merenda sana, qualche ballo, i racconti per arrivare alla vittoria e soprattutto tanti abbracci. “Quest’anno ho dovuto riaffrontare la lotta contro il cancro che era tornato più aggressivo – spiega Ermete con un sorriso disarmante – ma ce l’ho fatta. In questi anni sono tornato con Nicola in ospedale da volontario, ma adesso, da “vecchio combattente”, ho un’altra consapevolezza. Voglio aiutare gli altri a non sentirsi soli, perché chiudersi e non parlarne non serve. Finora ho avuto paura a ‘scoprirmi’, a raccontare, ma stare in silenzio quando il tuo corpo cambia, quando non riesci nemmeno a mandare giù un boccone, non va bene.
    Essere soli non va bene. Tutti possono aiutare, nessuno escluso.
    Il nostro obiettivo deve essere quello di alleggerire questa permanenza forzata nei reparti oncologici. I bambini devono poter sorridere – conclude – e le loro mamme devono sapere che non sono sole”.