Crono-nutrizione, cenare abitualmente tardi la sera crea problemi alla salute

Crono-nutrizione, cenare abitualmente tardi la sera crea problemi alla salute

8 Dicembre 2025 Off Di La Redazione

Occhio alle lancette dell’orologio. Cena ‘alla spagnola’, quasi alle 22, o ‘all’inglese’, ovvero alle 18? In Italia si sceglie sempre una via di mezzo in base alle esigenze lavorative e di famiglia, ma d’inverno ci potrebbero essere altre variabili per far anticipare il pasto serale. A suggerire la soluzione è l’immunologo clinico Mauro Minelli, docente di Nutrizione umana alla Lum. “E’ una scelta che incide direttamente sulla nostra salute intestinale e sul nostro benessere generale. In particolare nei mesi invernali, quando le giornate si accorciano e l’organismo è naturalmente predisposto al riposo, l’orologio interno (il ritmo circadiano) amplifica il suo messaggio: è ora di rallentare. La letteratura scientifica sostiene che consumare lo stesso pasto ‘tardi’ (ad esempio alle 22) rispetto a ‘presto’ (alle 18) porta a una glicemia post-pasto più alta e a una minore capacità di bruciare grassi“, dice all’Adnkronos Salute.

Secondo i principi della crononutrizione, “il nostro metabolismo non è una macchina che lavora alla stessa velocità 24 ore su 24. E’ come un ufficio – spiega Minelli – Mattina-pranzo: l’ufficio è a pieno regime. Gli ormoni, come l’insulina, lavorano in modo efficiente per gestire zuccheri e grassi. Sera-notte: l’ufficio chiude. L’organismo si prepara al sonno, la sensibilità insulinica diminuisce e la capacità di bruciare calorie si riduce. Cenare tardi (dopo le 20 o 21) in inverno significa costringere il ‘personale metabolico’ a lavorare fuori orario. Oltretutto – avverte l’immunologo – l’intestino e il suo operoso inquilino, ovvero il microbiota, sono estremamente sensibili al ritmo circadiano. Una cena pesante o troppo tardiva, specialmente se ricca di grassi, sottopone l’intestino a un carico eccessivo proprio quando le sue funzioni digestive stanno rallentando. Il cibo permane nello stomaco e nell’intestino più a lungo, aumentando il rischio di reflusso, gonfiore e cattiva digestione”.