
Carmine Riccio, impegno e costanza per raggiungere grandi traguardi
18 Agosto 2025
Neanche ventenne e tanto desiderio di raggiungere grandi traguardi nel mondo della recitazione. Carmine Riccio, una promessa del teatro napoletano recita da protagonista nel teatro impegnato targato Antonio Mocciola.
Diciannove anni possono essere tanti o pochi. Pochi se riassumibili in qualche spunto della sua vita, a cominciare dal suo amore per la recitazione. Come è nato e chi l’ha incentivato?
Io credo che la recitazione, così come del resto accade in tante altre professioni, non è legata all’età per cui diventa impossibile parlare di molti o pochi anni relativamente alla età biologica dell’attore. Così Diciannove anni possono diventare l’età giusta per cominciare questa grande avventura. La mia attività di recitazione è cominciata alle elementari nella mia scuola dove spesso venivo scelto ad interpretare il ruolo di protagonista. Poi, crescendo, ho iniziato un vero e proprio corso di recitazione.
Ancora giovanissimo ha recitato in ruoli impegnativi. Ruoli che descrivono i problemi esistenziali delle moderne generazioni: la difficoltà di adattamento in una “Casa famiglia”; la reazione cattiva di chi tenta di esportare il proprio modello negativo. È stato facile per lei calarsi in questi due personaggi?
I ruoli che ho dovuto interpretare fanno parte delle problematiche che affliggono le giovani generazioni di oggi: ragazzi che crescono sbandati perché privi della guida dei genitori o perché oppressi da altre difficoltà del vivere contemporanei. Sono queste e tante altre le motivazioni che spingono fuori rotta i ragazzi che possono anche commettere azioni negative. Io credo che la bravura consista nel calarsi completamente nel personaggio da interpretare. In questo modo sono riuscito a mettermi nei panni di un ragazzo sbandato che in una casa famiglia sfoga la propria rabbia contro gli altri ospiti. Mentre entrare nel secondo personaggio mi è costata maggiore fatica. Ho dovuto fare, infatti, uno studio approfondito della personalità di un tossicodipendente per affrontare al meglio il ruolo.
In “D’Annunzio Vobis” ancora un personaggio controverso. Non le piacerebbe recitare anche in un ruolo meno problematico…leggero?
Se mi sono stati assegnati personaggi problematici come nel caso del soldato in D’Annunzio Vobis è proprio perché lo scrittore -regista Antonio Mocciola ha ritenuto che questi ruoli mi fossero congeniali e che mi avrebbero consentito di mettere in evidenza le mie potenzialità. Una dote che mi viene riconosciuta è andare facilmente in empatia con i personaggi che interpreto per cui non ho né preferenze né desideri di recitare in ruoli più leggeri.
Il nostro giornale si occupa prevalentemente di stili di vita, alimentazione e salute. Sotto questo aspetto lei segue un particolare regime alimentare, fa una regolare attività sportiva o si “accontenta” di quello che Madre Natura le ha dato?
Sono cresciuto giocando a Pallavolo. Questo sport mi ha dato tutto quanto ho più maturato nel corso degli anni. Ho sempre praticato il Volley insieme ad un’alimentazione bilanciata.
Ha progetti riguardo al suo futuro artistico e professionale?
Penso che sognare sia una bellissima cosa ed è per questo che ogni giorno lotto per fare diventare il mio sogno una splendida realtà.
Perciò a volte mi ritrovo a immaginare progetti artistici futuri, tenendo sempre presente che solo con l’impegno e la costanza si possono raggiungere grandi traguardi.