Annamaria Rufino, il rischio di assuefazione alla violenza è forte
18 Novembre 2025
Il susseguirsi, oramai quasi quotidiano, di femminicidi – i dati aggiornati ci dicono che siamo già a 94, in Italia, nel 2025 – purtroppo sta determinando assuefazione. La violenza è quasi sempre di tipo familiare, partner o ex partner. È paradossale come, a fronte di un fenomeno che non possiamo non definire “mostruoso”, alcuni casi, altrettanto mostruosi, si stiano trasformando in programmi di successo. Si pensi, da ultimo, al caso di Garlasco, se ne parla quasi ogni giorno, ma a tutto si è portati a prestare attenzione, le indagini, i protagonisti, la corruzione, tranne che alla violenza subita dalla ragazza. Credo che questa deriva stia incidendo sul disseminarsi di femminicidi o tentativi di femminicidi, comunque di violenze. Le immagini trasmesse divengono attrattive e contagiose per chi serba in animo desidero di violenza e di aggressione. Ben diverso sarebbe l’impatto della comunicazione di massa se si parlasse di condanne, giudiziarie, morali e sociali, ma non come semplice comunicazione del “dato”. È qui il punto: oltre alla mancanza di prevenzione, di educazione, di osservazione consapevole del fenomeno e, ancor prima, del rischio, la mera trasmissione del dato genera comportamenti imitativi e di assuefazione. Purtroppo è un problema atavico e richiede attenzione e consapevolezza. Ogni donna, con molta probabilità, nella vita ha subito violenza, sopraffazione, esclusione, delegittimazione e derisione: poche donne ne parlano e ancora meno ne sono consapevoli. Questo è un altro buco nero. A tutto, occorre aggiungere la disattenzione delle istituzioni, nessuna esclusa, e delle forze dell’ordine.



