Davide Vitale, la forma fisica è spesso lo specchio di un equilibrio interiore
5 Ottobre 2025Siciliano, Davide Vitale – giovane e promettente medico chirurgo con un Master di secondo livello in medicina estetica – ci offre l’occasione per una riflessione sia sull’attività del medico di medicina generale che sul rigoroso ed efficace impiego della medicina estetica.
Proprio nel momento in cui la medicina di base viene svilita dalle riforme che mirano sempre più a trasformare in burocrate il medico di famiglia lei si sente diviso tra questa e la medicina estetica. Se si continua sulla strada della burocratizzazione del medico di famiglia pensiamo che la scelta sarà più facile.

È vero, oggi il medico di medicina generale si trova al centro di un cambiamento profondo e, a tratti, disorientante. Le recenti riforme, pur animate dall’intento di razionalizzare il sistema, spesso finiscono per accentuare una tendenza alla burocratizzazione della professione, che rischia di allontanare il medico dal suo ruolo originario: quello di essere prima di tutto un clinico e un riferimento umano per il paziente.
Tuttavia, piuttosto che lasciarmi scoraggiare da questa evoluzione o leggere la medicina generale solo in chiave negativa, preferisco interpretare questo momento storico come una sfida. Una sfida a difendere e riaffermare il valore autentico della medicina di base, anche all’interno di un sistema che tende, talvolta, a snaturarla.
In questo contesto, il mio interesse per la medicina estetica non nasce come un’alternativa di fuga o un ripiego, ma come un ampliamento naturale del mio percorso professionale. La medicina estetica, infatti, non è solo tecnica e apparenza: è anche ascolto, relazione, personalizzazione delle cure. È una branca in cui il contatto con il paziente è spesso più prolungato, più intimo e in cui la dimensione del benessere psicofisico acquista un ruolo centrale.
Nel mondo della medicina estetica purtroppo la truffa è sempre in agguato. Come si difende il paziente da questi meccanismi perversi che come riportano alcuni casi di cronaca portano persino alla morte?

La medicina estetica è una disciplina medica a tutti gli effetti, con una sua dignità scientifica, protocolli rigorosi e, soprattutto, implicazioni cliniche concrete. Non si tratta di un settore accessorio o “leggero”, come a volte viene erroneamente percepito. È una branca che richiede competenze, aggiornamento continuo, senso etico e, soprattutto, il rispetto assoluto della sicurezza del paziente.
Purtroppo, è proprio questa falsa percezione di “leggerezza”, unita a un’immagine distorta veicolata da alcuni canali, che rende la medicina estetica particolarmente esposta all’abusivismo e alla superficialità. È un terreno fertile per chi cerca scorciatoie economiche o risultati irrealistici, spesso a scapito della salute delle persone. I casi di cronaca che riportano complicanze gravi fino ad arrivare, in situazioni estreme, alla morte, sono il sintomo più evidente di questo fenomeno preoccupante.
La verità è che non si può scindere la bellezza dalla salute. Ogni intervento medico, anche il più “semplice” o ambulatoriale, comporta dei rischi, e solo chi ha una preparazione adeguata può valutarli, prevenirli e gestirli in modo corretto. Questo significa che l’unica vera difesa per il paziente è l’informazione e la scelta consapevole del professionista a cui affidarsi.
Chi si avvicina alla medicina estetica dovrebbe porsi le stesse domande che si porrebbe in qualsiasi altro ambito medico: Chi è il professionista che mi tratta? Ha una laurea in medicina? È iscritto all’Ordine? Ha una formazione specifica nella disciplina? Lavora in un ambiente idoneo, conforme alle normative sanitarie? Utilizza prodotti certificati e sicuri?

La medicina estetica non è una prestazione da acquistare come un qualsiasi prodotto commerciale. È un atto medico che incide sulla fisiologia del corpo e, come tale, richiede rigore, competenza e responsabilità. Non basta una bella pagina social o un prezzo allettante per garantire la qualità e la sicurezza di un trattamento.
Da medico, il mio compito, oltre a esercitare con professionalità, è anche quello di educare i pazienti a questo tipo di consapevolezza. Perché solo una cultura della salute, e non del risultato facile, può davvero contrastare quei “meccanismi perversi” di cui parliamo.
In definitiva, la medicina estetica può e deve essere sicura, efficace e rispettosa della persona. Ma perché ciò avvenga, è fondamentale riconoscere il valore della professionalità, della formazione medica e dell’etica. Non ci sono scorciatoie: la bellezza vera nasce sempre da un atto di responsabilità – da parte del medico, ma anche da parte del paziente.
È giusto volersi bene, quindi sentirsi a proprio agio con il proprio aspetto fisico. Ma non le sembra che si stia esagerando su questo fronte?
Assolutamente sì: è giusto, sano e persino necessario volersi bene, prendersi cura di sé e sentirsi in armonia con la propria immagine. Il benessere psicologico passa anche – e non solo – attraverso il sentirsi a proprio agio con il corpo che abitiamo. In questo senso, la medicina estetica può essere uno strumento prezioso, perché aiuta le persone a ritrovare fiducia, autostima e serenità.
Tuttavia, è vero: negli ultimi anni assistiamo a una tendenza alla “iper-centralità” dell’aspetto fisico, che rischia di diventare non più uno strumento per stare meglio, ma un fine in sé, spesso rincorso in modo compulsivo o irrealistico. In certi casi, si trasforma quasi in una forma di dipendenza emotiva, alimentata da modelli estetici omologanti, irraggiungibili e poco sostenibili.
È qui che entra in gioco la responsabilità del medico. La medicina estetica non dovrebbe mai assecondare acriticamente ogni richiesta, ma porsi come filtro, come guida. Il nostro ruolo non è semplicemente “fare” ciò che il paziente chiede, ma aiutarlo a capire perché lo chiede, con quale aspettativa e con quale obiettivo. Quando un trattamento nasce da una motivazione profonda, consapevole e in equilibrio con l’identità della persona, allora è un atto di cura. Ma quando diventa una rincorsa ossessiva alla perfezione, allora rischia di essere una risposta sbagliata a un problema che non è estetico, ma emotivo.
Non si tratta quindi di demonizzare la voglia di piacersi, ma di riportarla entro una cornice di equilibrio, autenticità e realismo. Volersi bene non significa uniformarsi a un canone, ma valorizzare ciò che si è, anche attraverso piccoli interventi, quando questi sono coerenti con la nostra storia e la nostra unicità.
La medicina estetica, se esercitata con etica, ascolto e senso critico, non alimenta l’eccesso: al contrario, lo modera. Non amplifica l’insicurezza, ma la accompagna verso una maggiore consapevolezza di sé. E questo, a mio avviso, è il compito più nobile che possiamo svolgere come medici: aiutare le persone a vedersi meglio, sì, ma soprattutto a sentirsi meglio – nel modo più sano, autentico e rispettoso possibile.
Lei si mantiene in ottima forma. Quale è il suo segreto?
Nessun segreto particolare, solo costanza e semplicità: cerco di muovermi ogni giorno e fare attività fisica, di mangiare in modo equilibrato e senza troppe rinunce. Ma soprattutto, credo che stare bene con sé stessi sia la base di tutto: la forma fisica è spesso lo specchio di un equilibrio interiore.
Nonostante i tanti impegni riesce a ritagliare uno spazio per sé stesso. Se c’è, quale hobby coltiva?



