XXXII Congresso nazionale Anlaids onlus

XXXII Congresso nazionale Anlaids onlus

3 Dicembre 2019 0 Di La Redazione

“Le persone in trattamento antiretrovirale in Italia sono circa 112mila – spiega il professor Massimo Galli – in grande maggioranza, con punte ben oltre il 90%, nei centri maggiori”.

 

“La ricerca scientifica ha condotto a una terapia che garantisce alle persone con Hiv una vita lunga e qualitativamente buona, ma l’interruzione della cura comporta ancora l’inesorabile ripresa della replicazione del virus. Se l’eradicazione del virus è oggi impossibile, anche la cosiddetta cura funzionale– una terapia cioè che possa essere sospesa dopo un periodo senza che la malattia riparta – è ancora molto lontana. Un vaccino preventivo efficace non è ancora disponibile, anche se dati recenti consentono di sperare in nuovi sviluppi in questo campo. Il Piano nazionale Aids, varato esattamente due anni fa, è lontano dal trovare una sua applicazione soddisfacente in tutte le regioni”.

Massimo Galli

“Le persone in trattamento antiretrovirale in Italia sono circa 112mila – spiega il professor Massimo Galli, past presidente Simit (Società italiana malattie infettive e tropicali) e responsabile scientifico di Anlaids – in grande maggioranza, con punte ben oltre il 90%, nei centri maggiori, presentano una viremia stabilmente non misurabile, come effetto di una terapia efficace e correttamente assunta.

Con una viremia negativa è scientificamente provato che l’infezione non può più essere trasmessa. Tuttavia lo stigma contro le persone sieropositive rimane ben vivo, figlio di un’ignoranza che l’insufficiente informazione mantiene inalterata. Circa il 70% delle persone che vivono con Hiv-Aids ha un lavoro regolare ed è completamente inserita nel tessuto sociale. Sono persone affette da una malattia cronica che non rispondono in alcun modo all’immagine che sopravvive nella testa di molti, un’immagine di marginalità e di esclusione. La minoranza più fragile, fatta soprattutto di immigrati, di tossicodipendenti attivi, di persone con disagio sociale e psichico, è un ambito in cui è fondamentale intervenire per garantire il mantenimento in cura”.

Bruno Marchini

“Esistono tuttavia persone che non sanno nulla di Hiv-Aids e persone che vivendo anche di frequente pratiche rischiose per la trasmissione dell’infezione non si testano, di fatto rendendosi vulnerabili ad acquisire e a trasferire Hiv – sottolinea Bruno Marchini, presidente Anlaids – a rischio continuano a essere alcune pratiche sessuali non protette, trasversali alle classificazioni di genere e di orientamento o di preferenza sessuale e al dato anagrafico.

Dobbiamo riuscire ad arrivare di più nella popolazione generale sui comportamenti. Noi di Anlaids continuiamo quindi a diffondere e a divulgare l’importanza della corretta informazione sulla prevenzione, dell’utilizzo del profilattico, dell’accesso al test come routine, dell’ingresso e della permanenza per tutte e per tutti nel trattamento farmacologico efficace, della centralità della persona. L’obiettivo è contrastare la diffusione di Hiv ed evitare nuove diagnosi di Aids”.

Sergio Lo Caputo

“Ai progressi in campo medico e scientifico non sono seguiti quelli in ambito sociale – ammonisce il professor Sergio Lo Caputo, associato alla cattedra di malattie Infettive dell’Università di Foggia – spesso le persone sieropositive vengono discriminate senza alcun motivo. La decisione del mondo scientifico e delle associazioni dei pazienti di informare la popolazione generale che l’infezione non può essere trasmessa se si assume correttamente la terapia è diretta ad eliminare definitivamente una paura infondata di contrarre l’infezione da Hiv. Ma l’epidemia da Hiv in Italia non è terminata. Efficaci campagne di educazione sanitaria e un aumento dell’offerta a effettuare il test Hiv sono le misure urgenti e necessarie per arginare l’epidemia. Anlaids dalla sua fondazione è impegnata nel fornire una corretta informazione con programmi di educazione sanitaria diretta ai giovani coinvolgendo clinici e volontari. Il convegno nazionale rappresenta un momento di incontro tra comunità scientifica, volontariato e popolazione per costruire ulteriori armi nella lotta all’Hiv-Aids”.

La lieve riduzione delle nuove diagnosi di infezione nel 2018 riportata dall’Istituto superiore di sanità, con un’incidenza di nuove diagnosi in Italia (4.1 per 100.000 abitanti) pari o lievemente inferiore alla media europea è un dato interessante e forse favorevole. “Ma le nuove diagnosi hanno ancora riguardato in maggioranza infezioni non recenti – ha evidenziato il professor Galli – secondo le stime correnti, in Italia le persone non consapevoli di essere infettate da Hiv sono circa 17mila: migliaia di persone sfuggiteal test, a una diagnosi e a una terapia precoce. Ogni giorno, stando alle stime del 2017, si infetterebbero in Italia più di sette persone, circa 52 ogni settimana. Molte di queste infezioni avverrebbero nel contesto di alcune popolazioni chiave, rimaste escluse da veri interventi mirati di prevenzione”.

L’impiego della PrEP – garantito in Francia dallo stato – in Italia è supportato, in due sole città, Milano e Bologna, dalle sole Associazioni di volontariato, tra cui Anlaids, e della Community Lgbt. Tra le nuove diagnosi di infezione, una parte rilevante dei casi relativamente recenti è rappresentata da giovani maschi che fanno sesso con i maschi (Msm). “Ciò sottolinea la necessità di programmi di prevenzione rivolti ai giovani Msm, a cui manca completamente l’esperienza della malattia, così come si presentava negli anni terribili, e che possono a volte sottovalutare il rischio”, dichiara Bruno Marchini.