Vico Equense: ennesimo rapace sparato ai Camaldoli

Vico Equense: ennesimo rapace sparato ai Camaldoli

20 Novembre 2020 0 Di Claudio d'Esposito *

Sono in tanti che non rispettano le regole e vagabondano armati convinti di poter fare quello che vogliono nella certezza dell’impunità, sparando ad uccelli protetti.

 

Dall’apertura della stagione venatoria, in un mese e mezzo, sono davvero numerosi i rapaci e gli uccelli protetti uccisi o feriti dai pallini di piombo dei cacciatori in tutta Italia.

Tra questi gheppi, falchi pellegrini, poiane, barbagianni, gufi… e anche un raro ibis eremita. L’ultima vittima in Penisola sorrentina è stato un esemplare di gheppio (Falco tinnunculus) rinvenuto nella zona dei Camaldoli sulle colline di Vico Equense. L’animale è stato rinvenuto al suolo incapace di volare da una ragazza e, dopo essere stato rifocillato è consegnato all’Asl veterinaria di Piano di Sorrento, è stato trasportato al Cras il Frullone di Napoli. Da un esame radiografico è apparso evidente che la ferita a radio e ulna dell’ala era stata provocata da pallini da caccia.

Sono tanti, troppi, i rapaci rinvenuti impallinati e trasportati presso il Cras per le cure nella speranza di recuperarli al volo e restituirli alla libertà. È inconcepibile che in tanti, che imbracciano un fucile da caccia, continuino a sparare alla prima cosa che si muove senza nessun rispetto delle leggi che disciplinano l’attività venatoria.

“È un vero e proprio bollettino di guerra – racconta Pasquale Raia veterinario del Frullone mentre sfoglia il registro dei ricoveri dei rapaci provenienti dalla Penisola sorrentina – solo nelle ultime settimane abbiamo recuperato oltre al gheppio, un lodolaio da Piano di Sorrento, con frattura ad omero sinistro, operato ma deceduto dopo una settimana, una poiana ad Arola a Vico Equense, un falco pellegrino, attualmente in degenza fasciato e un barbagianni, tutte specie particolarmente protette, tutte ferite da arma da fuoco”.

Sono in tanti che non rispettano le regole e vagabondano armati convinti di poter fare quello che vogliono nella certezza dell’impunità, sparando ad uccelli protetti, cacciando con mezzi non consentiti, nei pressi di strade e abitazioni e senza le “carte” in regola. I controlli sono rari e chi controlla in netta inferiorità numerica. Eppure il ristretto nucleo di guardie WWF, coordinato nella provincia da Bruno Caiano – in collaborazione con le Forze dell’Ordine, da quando la caccia è ripresa non ha mai smesso di intercettare bracconieri e furbetti vari che sparano ovunque, anche nel cuore del Parco Regionale dei Monti Lattari, caso unico in Italia, in virtù di una sentenza del Consiglio di Stato, che diede ragione ai cacciatori su una questione legata alla percentuale di territorio per la caccia che la perimetrazione del parco non rispetterebbe. Vicenda grave quest’ultima a cui sarebbe ora che la Regione Campania ponesse rimedio. Ora che con il lockdown l’attività venatoria è sospesa (come pure la pesca dilettantistica o sportiva), è assurda l’insistenza delle associazioni venatorie affinché i loro “associati” possano usufruire del privilegio di andare a caccia, in deroga alle limitazioni e restrizioni dell’ultimo Dpcm ritenute “ingiuste”, sostenendo che la loro attività, definita di “natura sportiva”, possa essere praticata sempre per il semplice fatto che “si svolge in forma individuale e all’aperto”. Se così fosse si dovrebbe consentire anche il trekking, il birdwatching, la raccolta di funghi e castagne, le passeggiate in montagna e ogni altra attività ludico-sportiva in natura? Se per il bene collettivo e la salute pubblica stiamo tutti facendo sacrifici, restando a casa, non si comprende perché costoro armati di doppietta e di licenza di uccidere debbano continuare ad avere privilegi?

 

*Presidente del WWF Terre del Tirreno