Stefano Eleuteri, la psiche sotto i colpi del Covid

Stefano Eleuteri, la psiche sotto i colpi del Covid

28 Novembre 2020 0 Di Anna Mozzi e Pasquale Maria Sansone

La paura per la Pandemia e le numerose restrizioni ci inducono a cambiare stile di vita. Un tempo gli esperti ci consigliavano di non stare troppo davanti al computer, i medici ci suggerivano di fare lunghe passeggiate all’aria aperta per rilassarsi e per evitare problemi di colesterolemia e trigliceridi in eccesso. Fare piscina, palestra, ballare. Oggi, a causa del Covid-19, tutti questi lodevoli consigli, vanno “sconsigliati” o severamente rimodulati.

A tal proposito sentiamo un esperto di Coping. Stefano Eleuteri, Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo Clinico e Formatore. Dottore di Ricerca in Psicologia Sociale, dello Sviluppo e Ricerca Educativa, è Giudice Onorario presso il Tribunale dei Minorenni di Roma.

Nasce a Viterbo, attualmente vive a Roma. Dopo la Maturità Classica, si è iscritto al Corso di Laurea in Psicologia a Roma, conseguendo la laurea a pieni voti, con una tesi sperimentale conseguita in Svezia su “Attività sessuali online e preferenze atipiche: indagine condotta su due gruppi di studenti eterosessuali italiani e svedesi”. Dal 2005 inizia a lavorare nell’ambito della ricerca in sessuologia clinica.

Dal 2009 al 2010 è stato operatore del servizio di consulenza psico-sessuologica telefonica dell’Istituto di Sessuologia Clinica. Dal 2010 è partecipante e coordinatore di diversi progetti di ricerca finanziati da Sapienza Università di Roma, alcuni dei quali in collaborazione con la Comunità Europea, essendo anche co-coordinatore della Giornata Mondiale della Salute Sessuale a Roma, evento promosso dalla Associazione Mondiale per la Salute Sessuale (WAS). Dal 2011 è membro della Youth Initiative Committee della stessa associazione, divenendone poi Coordinatore della Commissione e membro del Consiglio Direttivo nel 2017.

Dal 2011 ha collaborato anche per il servizio di Orientamento e Tutorato agli studenti presso la Facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza Università di Roma, avendo poi un assegno di ricerca presso il Dipartimento di Psicologia dal 2015 al 2020.

Dal 2012 Docente a contratto di materie psicologiche e sessuologiche presso Master di I e di II Livello e Corsi di Laurea, in lingua italiana ed inglese, destinati a psicologi, medici e infermieri presso Sapienza Unità di Roma e formatore in ambito psico-sessuologico presso Associazioni e Istituzioni pubbliche e private.

Si specializza in Psicologia della Salute nel 2014. Dal 2015 è Docente della Scuola di Formazione Quadriennale in Sessuologia Clinica dell’Istituto di Sessuologia Clinica e dal 2017 è membro del Consiglio Esecutivo della Associazione Andrologi Italiani.

Ha redatto numerosi articoli e pubblicazioni, scientifici e divulgativi, inerenti alla sessuologia su riviste del settore, assumendo anche ruoli editoriali a livello nazionale e internazionale. Negli ultimi 15 anni ha partecipato, anche come relatore e moderatore, ai più importanti convegni nell’ambito delle scienze sessuologiche.

 In che modo Stefano Eleuteri ha affrontato la paura della Pandemia ed il lungo periodo di clausura, durante la “prima ondata”?

La mia gestione personale è stata quella di non farmi sopraffare dalle notizie, cercare sempre di essere informato ma di non guardare continuamente i dati allarmanti nei media, tantomeno nei social dove la maggior parte delle persone oscillava nei due poli opposti: l’allarmismo, dove tutto è pericoloso e preoccupante, e lo scetticismo, dove i dati non erano veri e c’erano ipotesi complottiste. Per fortuna, il fatto di aver potuto continuare sempre a lavorare mi ha evitato una focalizzazione così forte sul virus e credo che questo abbia facilitato il mio benessere.

Il virus continua ad infettare la popolazione ed a mietere vittime. La gente ha paura, si chiude in casa e mantiene il distanziamento sociale. Quali comportamenti vanno adottati per preservarsi dal contagio, ma anche dai disturbi comportamentali?

Nell’era dell’epidemia, gli esseri umani hanno nuovi bisogni causati da un trauma subito: il trauma è definito come un’esperienza profondamente angosciante o inquietante; dopo la pandemia, alcune persone possono sviluppare un disturbo post-traumatico da stress, in cui una persona sperimenta pensieri negativi intrusivi e disagio psicologico.
Durante questa pandemia, la gente ha visto al telegiornale ciò che stava accadendo in Cina, Corea del Sud e ha anticipato che lo stesso sarebbe accaduto nella loro comunità locale. La gente ha sentito le conseguenze psicologiche del trauma ben prima che il trauma reale fosse vissuto. Potremmo definirlo un disturbo da stress “pre-traumatico”.
Tuttavia, ci sono attività e abitudini in cui ci impegniamo che possono aumentare il rischio di essere influenzati negativamente. E ci sono pratiche che fungono da fattori protettivi: ti proteggono e ti attutiscono in modo che il tuo benessere è preservato e persino migliorato. Questi fattori protettivi sono la consapevolezza di sé, l’utilizzo di tecniche sane di coping e resilienza, il supporto sociale e l’accesso all’aiuto. La vera consapevolezza di sé inizia con un controllo personale mirato ad affrontare l’auto-stigma, ovvero la reazione tipica di qualcuno con un impatto psicologico è la vergogna e la paura. Ad esempio, il cercare di modificare il proprio pensiero negativo con qualcosa di più utile, tipo: “Non so perché non riesco a liberarmi di questo opprimente senso di paura – ho un lavoro e una famiglia da mantenere. Ho bisogno di riuscirci! Come tutti lo affrontano posso farlo anche io, non sono una persona debole.” In questo modo potrai dare a te stesso l’accettazione e il motivo per cui va bene lottare. Un secondo passo verso l’autoconsapevolezza è controllare te stesso. Chiediti onestamente se c’è stato un cambiamento di fondo nel modo in cui pensi, senti e agisci ed è quel cambiamento che sta influenzando la tua capacità di lavorare o interagire con la tua famiglia. Infine, comprendi le tue esigenze. Riconoscere che è importante affrontare l’impatto psicologico e impegnarsi ad agire per sostenere sé stessi è il prossimo passo importante.
La resilienza, invece, si riferisce a come ricarichiamo la nostra energia. Eventi traumatici come il COVID-19 ci mettono a dura prova. Il modo in cui rispondiamo ci può far persistere in uno stato di stress e diventare ancora più stressati o recuperare e tornare a uno stato normale di funzionamento. Potete provare a mettere in atto strategie di resilienza a breve termine (come, ad esempio, la respirazione profonda) sia a lungo termine (come, ad esempio, la meditazione). È importante scegliere strategie che siano significative per te e quelle che probabilmente farai ed eseguirai in modo coerente. Inoltre, abbiamo tutti bisogno di sentirci come se appartenessimo ad un gruppo e che gli altri abbiano a cuore il nostro benessere. Il supporto sociale è esattamente questo: l’appartenenza e la cura che riceviamo da altre persone. Queste persone – la nostra rete di supporto sociale – possono includere molti gruppi diversi di persone, inclusi i nostri partner, amici, familiari, colleghi di lavoro, vicini o anche professionisti come medici, consulenti o operatori di supporto tra pari. Bisogna considerare di raggiungere connessioni psicologicamente sicure, usare la tecnologia ed essere consapevoli dei diversi tipi di supporto che le persone possono offrire.

Con l’espressione salute mentale, secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), si fa riferimento ad uno stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l’individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all’interno della società. L’attuale situazione di confusione, angoscia e paura quanto influenza i comportamenti umani, in generale, e sessuali, in particolare?

Questa paura del contagio ha cambiato le persone in poco tempo senza dar loro il tempo di adattarsi alla nuova situazione: una situazione drammatica in cui ogni giorno i social media diffondevano immagini di malattia e morte, mettendo a dura prova la stabilità emotiva delle persone. La letteratura ha esaminato le risposte psicosociali della popolazione alla grave situazione che si è venuta a creare e i temi più frequenti sono stati: paura, depressione, rabbia, senso di colpa, dolore e perdita, stress post-traumatico e stigma. Tutto è stato messo sottosopra, il quotidiano, la routine e la libertà sono state limitate, come la propria indipendenza, la perdita del lavoro che ha installato negli uomini un senso di inutilità e un senso di impotenza di fronte a un’emergenza di questo tipo.
Sicuramente un aspetto molto importante è la sessualità che forse ha subito delle variazioni per chi è stato separato per tre mesi, coppie che hanno visto il proprio partner attraverso uno smartphone, mettendo alla prova i propri sentimenti; o coppie sposate o conviventi costrette a vivere insieme 24 ore su 24 e a volte con figli e/o genitori (cosa forse rara al giorno d’oggi) ha rafforzato o reso debole il loro legame e i loro sentimenti. Il Covid-19 ha anche apportato cambiamenti alla sessualità di adolescenti, giovani e adulti che hanno cambiato le loro abitudini.
Il fatto di essere legati a casa 24 ore su 24 con il proprio partner, le limitazioni di spazio, i litigi tra conviventi, le divergenze di opinione hanno indebolito la coppia. Ma tutte le emozioni negative influenzano negativamente anche i rapporti sessuali, infatti la salute sessuale è sinonimo di benessere emotivo e sociale.
Durante il Covid-19 la relazione sessuale tra conviventi è stata duramente colpita; nelle coppie con figli l’impatto negativo è stato rafforzato dalla continua presenza di bambini in casa, a causa della chiusura delle scuole e di conseguenza della difficoltà di cercare e trovare momenti di intimità.
La sessualità è fortemente influenzata dal desiderio sessuale, quindi alcuni stati d’animo negativi inibiscono quest’ultimo. Infatti, emozioni come l’ansia e la depressione sono state associate a bassi livelli di desiderio.
Al contrario, coloro che hanno un rapporto stabile ma non vivono insieme, avevano un forte desiderio l’uno per l’altro ma che purtroppo non sono stati in grado di soddisfare a causa delle restrizioni imposte e limitati movimenti. Tuttavia, in questo caso la sessualità può essere vissuta in modo diverso grazie all’uso di internet, anche se non tutte le coppie sono disposte a fare sesso online.
La situazione era diversa per i single: era difficile per loro poter avere rapporti sessuali occasionali, anche per coloro che avevano rapporti extraconiugali (sul lavoro o altrove) non avevano la possibilità di soddisfare i loro desideri sessuali, prima di tutto perché quasi tutti i posti di lavoro sono diminuiti e in secondo luogo perché la coesistenza forzata e i limiti di uscita lo rendevano sfavorevole.
In conclusione, da un lato, le ripercussioni psicologiche hanno diminuito il desiderio sessuale, dall’altro, i problemi logistici hanno ridotto i rapporti sessuali: uno studio britannico ha presentato i dati di un sondaggio epidemiologico online trasversale. In questo campione di 868 adulti britannici auto-isolati a causa della pandemia COVID-19, la prevalenza dell’attività sessuale era inferiore al 40%.

La salute sessuale è un diritto di tutti e l’attività sessuale è una parte fondamentale della vita e della salute fisica in generale. La quarantena in tempi di pandemia ha compresso l’attività sessuale e sono state fornite poche informazioni per mantenere una buona salute sessuale.
Gli studi hanno correlato il sesso con una maggiore soddisfazione della salute mentale, un aumento dei livelli di intimità e di amore nelle relazioni, una migliore capacità di percepire, identificare ed esprimere le emozioni e un ridotto uso dei meccanismi di difesa.
Il Covid-19 ha avuto un forte impatto sulla salute sessuale e riproduttiva anche nei giovani e negli adolescenti, i giovani che studiavano fuori casa sono stati costretti a tornare e a rinunciare alla loro indipendenza, indebolendo i rapporti tra coetanei. Per la maggior parte dei giovani, le distanze sociali hanno portato a una riduzione del sesso, infatti durante il picco iniziale della pandemia circa un terzo dei giovani ha riferito di incontrare ancora amici intimi e di fare sesso.