Sant’Agnello: voragini & valloni, cronaca di un dissesto annunciato

Sant’Agnello: voragini & valloni, cronaca di un dissesto annunciato

11 Novembre 2021 0 Di Claudio d'Esposito *

Se dovessero dirci che il 25 dicembre è Natale e che nel primo plenilunio di primavera cade la Pasquetta… di certo nessuno si meraviglierebbe! Ma quando nella costiera piove, e piove molto, e il territorio si “sgretola e disgrega” tra frane, smottamenti e alluvioni… c’è ancora chi si meraviglia e invoca lo stato di calamità naturale auspicando soluzioni di emergenza.

Eppure che quando scende l’acqua dal cielo (gli antichi dicevano “piove che Dio la manda”) e nel nostro territorio seguono con puntualità svizzera frane e smottamenti, allagamenti e dissesti, è cosa ormai storica, risaputa e documentata

La voragine che si è aperta durante un forte temporale nei pressi del municipio di Sant’Agnello, che ha letteralmente risucchiato a decine di metri di profondità un auto parcheggiata e ha comportato l’evacuazione dei palazzi circostanti, fa fermarci a riflettere sulla precarietà e fragilità del territorio dove viviamo e che ci illudiamo di manomettere in eterno.

Lo sprofondamento è stato causato dalle intense piogge e da perdite del sistema idrico/fognario che, col tempo, hanno sciolto e trascinato via enormi quantità di terreno causando il crollo della carreggiata. Ma le cause “più profonde” sono da ricercare nella struttura stessa del sito che, nel corso degli ultimi due secoli, ha subito radicali e violente trasformazioni da parte dell’uomo che ne hanno mutato il precario velocemente, cambia non le sue regole, che sono sempre le stesse (i fiumi scendono verso il mare e il terreno e le rocce non trattenute cadono dall’alto verso il basso), ma i suoi equilibri ormai drasticamente violati. Se a ciò si aggiunge l’esistenza di aree geologicamente pericolose da sempre, dove l’homo sapiens ha deciso di andare a costruirsi casa incurante del rischio, allora la situazione si complica ulteriormente.

Nel tempo si è persa la capacità di collegare le cause agli effetti, oltre alla consapevolezza e conoscenza dell’orografia originaria dei nostri luoghi.

A ricordarcelo, oltre ai nostri nonni, sono i geologi e gli esperti che, con l’ausilio di speleologi e della moderna tecnologia, hanno ridisegnato la precisa topografia dei tanti rivoli e anche delle cavità sotterranee che si diramano sotto la città. Dagli alvei dei valloni si sviluppavano, infatti, una serie di cavità laterali, scavate dagli abitanti del posto per estrarre le pietre in tufo o per creare grotte da utilizzare.

La voragine santagnellese è avvenuta proprio in corrispondenza di uno di questi “rivoli” sotterranei, quello di San Filippo, che dopo circa cento metri si immette nel più grande vallone Croce che scorre sotto viale dei Pini, a poca distanza da un fondo su cui si vorrebbe edificare un grosso ospedale.

Il crollo non fa altro che confermare quanto già avvenne anni fa con la “storica voragine di via Balsamo” e riaccende i riflettori sull’alto rischio idrogeologico dell’intera area, rischio che parrebbe non essere preso in seria considerazione da quanti si apprestano a costruire l’ospedale più grande che c’è … nel posto più pericoloso e inadatto che c’è!

 

*Presidente WWF “Terre del Tirreno”