Riabilitazione Caserta, Associazioni e Sindacati sul piede di guerra

Riabilitazione Caserta, Associazioni e Sindacati sul piede di guerra

18 Luglio 2020 0 Di Antonio Magliulo

La situazione, già precaria per la crisi innescata dal Coronavirus, rischia di diventare esplosiva senza un intervento da parte della Regione Campania. Intanto i Sindacati chiedono un incontro in Prefettura.

 

Ripetute ispezioni delle Fiamme gialle nelle Asl campane e così l’accordo sottoscritto in Regione, ai tempi della fase acuta del Covid, diventa carta straccia. L’intesa fra Centri privati accreditati e Regione Campania, giova ricordare per i non addetti ai lavori, prevedeva un sostegno economico per quanti pure impossibilitati ad operare avrebbero evitato di mettere in cassa integrazione i dipendenti o di procedere con i licenziamenti. Un accordo che, in buona sostanza, mirava e mira ad evitare che alla piaga sanitaria, determinata dalla pandemia, si potesse e si possa aggiungere anche quella sociale. Un sostegno a tempo oltretutto, perché entro il 2022 gli imprenditori della sanità privata si impegnavano a restituire quanto non compreso con le prestazioni frattanto rese.

E ritorniamo ad oggi, con le ispezioni della Guardia di finanza sollecitate dalla Corte dei Conti e le Asl che, in un primo momento, hanno chiesto, attraverso note di credito, la restituzione di quanto percepito ai Centri sanitari convenzionati. Salvo ripensamenti che hanno interessato un po’ tutte le Aziende sanitarie ma che non si sono tradotti in atti concreti. Vedi l’Asl Napoli 1 che, persino, di fronte ad una decisione assunta dalla Direzione strategica continua a restare nel limbo. A Caserta l’Azienda sanitaria locale ha tenuto la barra a dritta sulla strada della restituzione. Da qui la levata di scudi delle Associazioni di categoria che hanno dato vita ad una tambureggiante azione di protesta. “Dall’iniziativa dell’Asl di Caserta scaturiscono effetti disastrosi per tutte le strutture che, aderendo all’accordo fissato nel decreto regionale 83, hanno manifestato pieno e legittimo affidamento nelle misure ivi previste per affrontare sia il periodo di chiusura imposto dal Decreto Presidenziale numero 16 del 2020, sia la riapertura graduale in sicurezza a far data dal 14 aprile scorso – denuncia il presidente Apsat, Pier Paolo Polizzi – per cui diffidiamo l’Asl ad archiviare la richiesta di emissione di note di credito relative al periodo marzo-maggio 2020 e, in mancanza di riscontro, le strutture saranno costrette a tutelare giudizialmente le proprie ragioni”.

A dare manforte ai Centri ed alla protesta anche le Organizzazioni sindacali di Cgil-Fp, Cisl-Fp e Uil-Fpl che sono fortemente preoccupate per una probabile sospensione delle retribuzioni ai lavoratori, la possibile attivazione della procedura di messa in mobilità e la stessa probabile interruzione dell’attività dei Centri con intuibili ripercussioni sulla qualità dell’assistenza.

Per la gravità della situazione descritta “le segreterie territoriali nel proclamare lo stato di agitazione di tutto il personale dei centri di riabilitazione, chiedono al prefetto di convocare l’Associazione datoriale Aspat Campania e l’Asl di Caserta al fine di evitare che la crisi del Settore della sanità privata accreditata, si ripercuota negativamente sui livelli essenziali di assistenza”. “Bisogna fare chiarezza su tutta la vicenda – tuona il segretario regionale Cisl-Fp, Lorenzo Medici – e accanto alle iniziative locali va attivato con urgenza un tavolo regionale aperto a tutte le componenti della sanità privata accreditata, al fine di dare un indirizzo chiaro e duraturo che possa far uscire tutti da questo grosso equivoco che rischia di creare danni enormi a tutto il Sistema sanitario regionale”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente provinciale dell’Associazione italiana ospedalità privata (Aiop), Giuseppe Esposito, che dice: “La nostra Associazione di categoria ha già provveduto a dichiarare lo stato di crisi, per cui se non ci sarà un ripensamento dell’Azienda sanitaria locale su questa situazione gli effetti potrebbero essere devastanti e non solo per i nostri dipendenti ma perché viene messa a rischio la stessa tenuta assistenziale di Terra di Lavoro”. “Personalmente – conclude Esposito – la situazione va risolta a livello regionale perché queste disparità assistenziali tra provincia e provincia non sono più tollerabili”.