Questione di tempo ma tutti “inciamperanno” nella variante Omicron

Questione di tempo ma tutti “inciamperanno” nella variante Omicron

15 Gennaio 2022 0 Di La Redazione

La variante Omicron causa minor rischio di finire in ospedale, di aver bisogno di cure in terapia intensiva e di morte rispetto a chi contrae la variante Delta. Lo confermano i risultati di una ricerca coordinata dall’University of California di Berkeley e pubblicata sulla piattaforma medRxiv in pre-print. Delle 52.297 persone infettate con la variante Omicron monitorate, 222 avevano avuto bisogno del ricovero, 7 della terapia intensiva, nessuno della ventilazione meccanica e 1 è morto. Tra i malati con Delta, questi valori erano rispettivamente 222, 23, 11 e 14. Numeri che equivalgono a un minor rischio di ricovero del 52%, di terapia intensiva del 74%, di morte del 91% con Omicron.

Nonostante ciò, la variante Omicrom «rimane pericolosa in particolare per coloro che non sono vaccinati», ha ricordato il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa a Ginevra. Gli stessi ricercatori, infatti, spiegano che anche se la variante Omicron è meno grave, «gli alti tassi di infezione nella comunità possono sopraffare i sistemi sanitari e potrebbero tradursi in un numero assoluto elevato di ricoveri e decessi». Il timore è confermato dall’ultimo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: nell’ultima settimana nel mondo si sono registrati 15 milioni di nuovi contagi, un incremento del 55% rispetto alla scorsa settimana. Stabili i decessi (43 mila), ma potrebbe essere ancora presto per vedere su scala globale gli effetti sulla mortalità dell’ultima ondata di Omicron. In Africa, il primo continente a incontrare la variante, la scorsa settimana si è registrato un aumento dell’84% dei decessi rispetto alla settimana precedente. A fronte della crescita esponenziale dei contagi, sempre più Paesi stanno considerando una nuova strategia contro il Covid, che superi la fase emergenziale. A patto però che tutti si vaccinino. Se necessario anche con la quarta dose, come ha appena deciso la Danimarca, seguendo Israele. Gli Stati Uniti nell’ultima settimana hanno registrato una media di nuovi contagi 4 volte e mezzo superiore al picco dell’impennata guidata da Delta.

E questo si deve «al livello di trasmissibilità senza precedenti di Omicron», ha rilevato il virologo americano Anthony Fauci, arrivando a prevedere che «alla fine raggiungerà quasi tutti». Anche «molti dei vaccinati e con la terza dose», ha stimato il consigliere del presidente Joe Biden, che allo stesso tempo ha voluto dare un messaggio di ottimismo: «Molto probabilmente, i vaccinati se la caveranno», nel senso che «non finiranno in ospedale e non moriranno». Mentre i non vaccinati rischiano un «impatto grave». Un avvertimento ai 65 milioni di americani, uno su cinque, che continuano ad evitare l’iniezione. Piuttosto che mirare ad una quarta dose, i vaccini «vanno aggiornati», sostiene il presidente dell’Aifa Giorgio Palù, a Porta a Porta. «Credo che l’Agenzia europea e l’Fda americana abbiano trovato un certo accordo, nel senso che è inutile che ci vacciniamo con la 4/a, la 5/a o la 6/a dose» altrimenti «questo non è più un vaccino, diventa un vaccino terapeutico», spiega. «La tecnologia c’è per farlo in pochi giorni e le agenzie credo abbiano già trovato un accordo sul fatto che non occorrerà una fase molto estesa per il reclutamento dei soggetti, forse un migliaio, e valutare la risposta immunitaria», afferma Palù sottolineando che «sarà importante vedere se il vaccino contro Omicron darà la risposta immunitaria importante più di quella attuale e se coprirà, come sembra emergere da uno studio di Durban in Sudafrica, anche le varianti Delta e le precedenti».

Intanto, una nota positiva sul fronte delle terapie: una ricerca pubblicata in pre-print sulla piattaforma bioRxiv mostra che l’anticorpo monoclonale bebtelovimab, sviluppato da AbCellera e Eli Lilly, neutralizza efficacemente Omicron e le altre varianti. Inoltre, uccide il virus a bassi dosaggi e questo apre la strada all’utilizzo sottocutaneo, più agevole della somministrazione endovena. Lilly ha fatto sapere che sta lavorando con l’FDA per ottenere un’autorizzazione di emergenza del farmaco.

 

 

Fonte:DoctorNews33