Napoli 1, l’Asl degli scandali

Napoli 1, l’Asl degli scandali

28 Gennaio 2022 0 Di Antonio Magliulo

L’ex presidente della Campania, Stefano Caldoro, la definì un cancro. Qualcun altro ha parlato di buco nero e di pozzo di San Patrizio. Ma, al di là delle definizioni – più o meno cattive – che non abbracciano, ovviamente, le migliaia di lavoratori onesti (e sono maggioranza) che vi prestano servizio, resta il fatto che, a cadenza ciclica, più puntuale dei monsoni, nell’Asl partenopea scoppia uno scandalo. Manco a dirlo, sempre di natura economica e con i soliti noti che scambiano l’ente sanitario per una mucca da mungere. Per porre rimedio al problema non sono servite gestioni  commissariali (ivi compresa quella dell’ex generale dei Carabinieri Schioppa), non è bastata la volontà di tre presidenti di Regione  che si sono succeduti nell’ultimo ventennio (Bassolino, Caldoro, De Luca) né le nomine di manager quotati, compreso quello attualmente in sella. I presidenti passano, i commissari ed manager pure ma gli scandali restano. E che scandali!

L’ultimo, in ordine di tempo – ed è storia dei nostri giorni – quello legato agli stipendi gonfiati che ha comportato un danno erariale di oltre 300mila euro in un solo anno e l’apertura di un’indagine per otto dipendenti dell’azienda sanitaria locale: tre organizzatori della truffa e cinque beneficiari.   

Sembra quasi di assistere ad un copione già scritto, con l’unica incognita legata non al se ma al quando. Un quando da evitare assolutamente perché a rendere particolarmente odiosi i reati ricorrenti – corruzione, peculato, falso in atto pubblico, appropriazione indebita … – è il fatto che si tratta di cifre importanti che vengono sottratte alla cura dei malati.

Rassegnarsi all’ineluttabile? Assolutamente no.

In tanti sono convinti che al di là degli uomini che la governano (e a volte lo hanno fatto anche benino) il problema è addebitabile all’organizzazione. L’Asl di Napoli è troppo grande per cui sfugge ad ogni tentativo serio di governo. E se, come suggerisce qualcuno, venisse divisa, magari scorporando la gestione ospedaliera da quella del territorio? L’idea non è nuova, ma nonostante sia stata accarezzata da tanti, ad oggi nessuno ci ha mai messo mano. Certo gli scandali non cesserebbero d’incanto ma almeno rientrerebbero nel fisiologico. Oggi siamo nella patologia conclamata.