Maria Giovanna Petrillo: “Questione Afgana? Viviamo in un mondo pieno di ingiustizie e discriminazioni”

Maria Giovanna Petrillo: “Questione Afgana? Viviamo in un mondo pieno di ingiustizie e discriminazioni”

9 Settembre 2021 0 Di Anna Mozzi e Pasquale Maria Sansone

Si avvicina l’apertura della Scuola e del nuovo Anno Accademico. Nonostante la fase acuta della pandemia sia ormai alle spalle, purtuttavia l’emergenza Covid non è ancora superata con il conseguente strascico di polemiche (Green Pass si, Green Pass no, obbligo vaccinale) che rendono difficoltosa la ripresa delle attività scolastiche ed universitarie.

Di questo parliamo con Maria Giovanna Petrillo. Petrillo è professore associato di Lingua e Letteratura Francese nel Dipartimento di Studi Economici e Giuridici dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope” dove insegna Civiltà Francofone e Abilità linguistica in lingua francese.  Specialista di letteratura moderna e contemporanea francese e francofona, è autrice di diversi saggi, di tre monografie (Jean-Philippe Toussaint et le malaise de l’homme contemporain; Kateb Yacine, Riverberi narrativi di un’identità frammentata; Il personaggio di Robbe Grillet), di una traduzione (La Sedia di Jean-Philippe Toussaint) e ha curato diversi volumi. Coordinatore del Collegio docenti del Dottorato internazionale in “Eurolinguaggi e terminologie specialistiche”, è attualmente coinvolta in progetti di ricerca nazionali e internazionali.

Come hai vissuto e come vivi la paura della pandemia, del contagio ed il notevole disagio legato alle indispensabili severe misure restrittive?

Ho vissuto e vivo questo disagio con senso civico e di appartenenza ad una comunità. Le difficoltà e le restrizioni sono tante ed importanti ma credo siano necessarie.

La Dad, estremo tentativo per poter continuare a svolgere l’attività didattica, sembra aver lasciato scontenti insegnanti, allievi e famiglie. Il Miur da settembre sta predisponendo il ritorno in classe e nelle aule universitarie. Quanta fortuna avrà questo provvedimento e quale giudizio dai della Didattica a Distanza?

Dopo il naturale sconcerto iniziale, dovuto essenzialmente al fatto che non padroneggiavo le varie piattaforme messe a disposizione dal mio ateneo e alla paura di non essere in grado di rimodulare la lezione in una modalità diversa da quella tradizionale, a dire il vero, non ho avuto particolari difficoltà a gestire la lezione a distanza e tutte le attività ad essa connesse. Anche il ricevimento studenti settimanale, dopo una naturale incertezza iniziale, ha avuto il suo regolare svolgimento.  Sono, ovviamente, per la ripresa delle attività in presenza, in piena sicurezza.

Stiamo vivendo sicuramente un momento storico complesso e difficile che ci mette di fronte scenari apocalittici, la Cultura in generale e la Scuola in particolare riusciranno ancora a salvarci?

Sicuramente dovremo conservare qualcosa di questa esperienza. Credo che, in epoca digitale, anche la trasmissione dei saperi debba evolvere in tal senso, conservando, però, indubbiamente, il contatto umano. Vedo molto positivamente il ritorno in aula ma ritengo che l’uso delle tecnologie e della multimedialità sia un valore aggiunto alla lezione tradizionale.

Il ritorno dei Talebani in Afghanistan sembra trascinarci in una temperie medioevale, soprattutto per la scarsa considerazione del pianeta donna. Quanto dovrà faticare ancora la donna per conquistare la piena parità in Occidente e la libertà in Oriente?

Sono tematiche scottanti e difficili da affrontare. Tutti i regimi totalitari sono da debellare perché anacronistici e disumani… la questione afgana evidenzia che siamo ben lontani dalla risoluzione della questione della parità almeno in certe realtà. Il nostro è un mondo ancora colmo di ingiustizie, di violenze e di discriminazione di genere in cui c’è chi lotta ancora per i suoi diritti e per una vita più dignitosa