Malattie cardiache, si aprono nuovi orizzonti per la cura

Malattie cardiache, si aprono nuovi orizzonti per la cura

19 Ottobre 2019 0 Di La Redazione

Oltre che per i tumori, la terapia con cellule Car-T può essere un’opzione di trattamento per le malattie cardiache, secondo uno studio pubblicato su Nature.

Cardiopatie, in arrivo nuove prospettive la terapia. “La capacità di sfruttare le cellule dei pazienti per combattere il cancro è stata una delle scoperte di ricerca più promettenti degli ultimi dieci anni e siamo entusiasti di trovare modi per sfruttare questo stesso tipo di tecnologia per affrontare altre malattie comuni”. Così Jonathan Epstein, del Penn Medicine, che ha guidato il gruppo di lavoro all’apertura di nuove possibilità di intervento nell’approccio alle patologie del cuore. I ricercatori hanno cercato di determinare la fattibilità dell’utilizzo dell’approccio con cellule Car-T per colpire e attaccare i fibroblasti cardiaci attivati che contribuiscono alla fibrosi, l’inspessimento dei tessuti in risposta ai danni provocati da un infarto.

Come primo passo, hanno usato topi in grado di esprimere un antigene artificiale (Ova) sui fibroblasti cardiaci, trattati con agenti mirati a esemplificare una cardiopatia ipertensiva caratterizzata anche da fibrosi. Per colpire selettivamente le proteine Ova, il team ha trattato una coorte di topi con cellule T Cd8+ specificamente ingegnerizzate. A distanza di quattro settimane, i topi che erano stati trattati con le cellule riprogettate mostravano una fibrosi cardiaca significativamente inferiore, mentre i topi nei gruppi di controllo avevano ancora una fibrosi diffusa. Dopo aver stabilito la fattibilità di questo approccio, i ricercatori hanno cercato di identificare una proteina specificamente espressa dai fibroblasti attivati in modo da poter programmare le cellule T geneticamente modificate per il riconoscimento e l’attacco. Utilizzando un database di sequenze di Rna, gli esperti hanno analizzato i dati di espressione genica di pazienti con malattie cardiache e hanno identificato il target, ovvero la proteina di attivazione dei fibroblasti (FAP), una glicoproteina della superficie cellulare.

I ricercatori hanno quindi trasferito cellule Fap Car-T in topi, con l’obiettivo di colpire ed eliminare i fibroblasti cardiaci che esprimevano Fap. Nel giro di un mese, i ricercatori hanno osservato una significativa riduzione della fibrosi cardiaca nei topi trattati con le cellule ingegnerizzate, nonché miglioramenti nella funzione diastolica e sistolica. Chiaramente “saranno necessari ulteriori studi per confermare la proteina Fap come obiettivo ottimale e per ridurre al minimo i rischi per la sicurezza”.