Lorenzo De Simone, grazie allo sport ho sconfitto l’obesità

Lorenzo De Simone, grazie allo sport ho sconfitto l’obesità

13 Giugno 2021 0 Di Anna Mozzi e Pasquale Maria Sansone

Aperture delle Piscine all’aperto il 15 Maggio (15/05/2021); aperture delle Palestre, Centri Sportivi e Fitness anticipata al 24 maggio (24/05/2021) con l’ultimo decreto del Governo del 17 maggio, anziché il 1° giugno (01/06/2021); apertura piscine al chiuso al 1 luglio 2021 (01/07/2021). Rimangono comunque in vigore le classiche norme per la prevenzione della diffusione della pandemia da coronavirus quali l’igienizzazione delle mani tramite appositi gel che l’esercente dovrà esporre in più luoghi lungo i percorsi interni della palestra nonché evitare contatti diretti e scambi di oggetti. L’esercente sarà tenuto a mantenere esposti cartelli e direttive, denominate informative al pubblico, con le regole che la struttura sta applicando, in modo tale da coinvolgere l’utente al rispetto delle regole.

Ma quanti danni si contano per il settore Wellness/Fitness. Ne parliamo con un giovane personal trainer.

Lorenzo De Simone, 24 anni, vive a Napoli. Il suo avvicinamento al mondo del fitness e del wellness nasce a causa della sua obesità abbastanza grave. Dopo aver perso un grosso numero di kilogrammi si è recato per la prima volta in palestra e lì è nata una passione che lo ha condotto ad interrogarsi sulle questioni relative al funzionamento del corpo umano e su come lo sport possa influire positivamente sul suo stato.

Dopo aver nutrito la sua passione coinvolgendo decine di amici in palestra e iniziando a seguire diverse persone con problemi di sovrappeso, ha deciso di frequentare il corso Project InVictus, che gli ha permesso di approfondire tutti gli argomenti legati a Sport e Salute ed a conseguire il diploma di Personal Trainer ASI di massimo livello. Ha realizzato articoli per la testata online di Project InVictus e, ad inizio 2020, con il team di Science2Muscle, composto non solo da allenatori, ma anche da un dietista e figure mediche che hanno puntato fortemente su di lui.

Come hai vissuto e vivi, come hai affrontato e affronti la paura della pandemia, del contagio ed il notevole disagio per le indispensabili e inevitabili misure restrittive?

È molto complicato descrivere in poche parole un vissuto del genere in quanto, a me, ha toccato a trecentosessanta gradi. A partire dalle prime paure, le prime tensioni e restrizioni. La prima quarantena l’ho vissuta con serenità e filosofia, perché comunque si sperava in una risoluzione veloce della problematica COVID, ma, in realtà, poi, non è andata così. Ho accettato con molto entusiasmo le restrizioni affidate ai centri sportivi e al settore fitness, in quanto credevo che, rispettando le regole di profilassi al meglio, il lavoro sarebbe potuto continuare senza subire particolari variazioni, ma poi è avvenuta la chiusura.

Successivamente al primo lockdown pensavo potessimo, rispettando le dovute precauzioni, continuare il nostro lavoro ad oltranza, ma così non è andata e a ottobre siamo stati costretti a fermarci di nuovo, quando il settore già aveva subito un calo di frequentatori enorme dovuto sia alla situazione economica dei potenziali clienti che alla paura del contagio dei potenziali visitatori degli impianti sportivi.

Personalmente la paura del contagio mi ha toccato al punto giusto (o almeno credo) ho quasi sempre rispettato tutto al dettaglio e ho convissuto in casa mia con due malati di Covid che, fortunatamente, non mi hanno infettato. Ma ritengo che proprio grazie alle misure indicate tramite i mass media il contagio avvenuto nella mia famiglia non si sia estesa a tutto il nucleo.

Al momento la paura è presente, ma non come all’inizio, i vaccini proseguono con una velocità mai immaginata e non vedo l’ora che anche la mia generazione sia inclusa in questa campagna di immunizzazione.

Quanti danni hanno arrecato allo Sport in generale ed al Fitness in particolare la pandemia, le clausure e la confusa e cattiva gestione politica?

I danni arrecati allo Sport sono stati enormi e indescrivibili, è quasi meglio non pensarci, considerando che impianti sportivi non hanno potuto operare per quasi un anno. Le misure restrittive hanno già cominciato ad arrecare una grossa quantità di danni creando terrore e paura nel pubblico che vedeva nella palestra un demone che li avrebbe infettati, quando, personalmente, ho sempre lavorato in impianti che seguivano un’igiene impeccabile, le sanificazioni richieste e l’applicazione di tutte le regole indicate dal CTS. Credo che artefici di questi primi danni siano stati i mass media che hanno puntato sul terrorizzare le persone del potenziale contagio tramite qualsiasi mezzo solido, liquido o gassoso.

Ma, in una palestra, dove c’è da misurare la temperatura ad ogni accesso, disinfettare mani e attrezzi ad ogni utilizzo, non poter usare spogliatoi e docce e dover mantenere il distanziamento e la mascherina in sala, non credo che il virus avrebbe potuto trovare chissà quanto terreno fertile.

Personalmente credo che le chiusure, salvo in eventuali zone e periodi, siano state un’esagerazione. Dal momento in cui gli impianti sportivi avessero rispettato tutte le regole imposte sarebbe stato molto più facile contagiarsi passeggiando per strada piuttosto che allenandosi in palestra. Ma ciò non è avvenuto e probabilmente io avrei optato per un aumento dei controlli per il rispetto delle regole negli impianti piuttosto che la completa chiusura, in modo da far continuare le attività identificando e sanzionando i trasgressori. Per quanto riguarda il settore del personal training e, quindi, lavori come one to one et similia in cui io sono specializzato, la crisi è stata enorme, senza contatto si lavora poco o nulla. Fortunatamente sono riuscito a mantenere una serie di clienti online che continuavano ad allenarsi nella propria dimora. Ma se devo parlare del danno da me ricevuto in totale in questo periodo è stato di una riduzione di più del 90% delle mie entrate, rendendo anche me un utente poco adatto a far girare l’economia generale in quanto in condizione di disagio economico-finanziario.

Quanta importanza annetti al binomio sport salute? Quanto è importante fare attività fisica per preservare uno stato di benessere psico-fisico?

Sport è salute sono un binomio che cammina come due rette parallele che si incontrano nei tanti esempi presenti sulla faccia della terra di persone che grazie all’attività fisica ed ad una sana alimentazione vivono tanto e bene.

L’attività fisica, in realtà, viene troppo spesso vista come un qualcosa di artificiale, da fare perché costretti o per impegnare il tempo libero, ma, se consideriamo l’essere umano per come è costituito biologicamente e che la società di oggi prevede uno stile di vita innaturale, molto sedentario, ecco che ci rendiamo conto che, di base, lo sport come mera attività fisica è un qualcosa che l’uomo in natura sarebbe costretto a fare per procacciarsi del cibo e sopravvivere. Noi siamo creati per muoverci, ma la società odierna rende il movimento un qualcosa di sempre più raro e complesso, offrendoci troppe “agevolazioni” e “semplificazioni” che evitano il sano sforzo.

Se ogni giorno per pranzare dovessimo svegliarci all’alba e fare chilometri per andare a raccogliere o a cacciare, arrampicarci sugli alberi per non farci vedere dalla preda o correre per sfuggire al predatore, l’attività fisica come movimento sarebbe indispensabile. La bibliografia scientifica è stracolma di studi riguardanti il binomio attività fisica è salute, per preservarsi, ad esempio, da patologie come osteoporosi, obesità e problematiche cardiovascolari, o addirittura l’Alzheimer e la demenza senile. Ma gli studi non si fermano qui, infatti il fitness\wellness sembra preservare da disturbi psichiatrici seri come la depressione.

Che cosa ti hanno dato in termini di crescita personale sociale e professionale l’attività fisica in generale e il fitness in particolare?

All’attività fisica devo tantissimo, davvero tantissimo, ho passato la maggior parte della mia vita in una difficile condizione di obesità grave e ritrovarmi personalmente e professionalmente in questo mondo è un qualcosa che a me bambino sarebbe sembrato irrealizzabile. Mi sono ritrovato fisicamente, ma anche psicologicamente, riuscendo a vedermi e sentirmi finalmente in un corpo che fosse davvero il mio è che non appartenesse ad un altro. Il fitness mi ha consentito anche di approcciare e conoscere tantissime persone, incontrare nuovi amici e comprendere molto di più sulla psiche e il modo di ragionare delle persone, non sono mai riuscito a vedere gli altri come clienti, ma come compagni che stavano seguendo il mio stesso percorso perché lo sport non ha mai un termine o un traguardo, ma è una strada che continua all’infinito. Ho visto il mio corpo cambiare, assieme alla mia attitudine e al modo di affrontare tante cose, darmi disciplina e associare i successi e gli insuccessi dello sport a quelli nel ciclo della vita che riserva tante sorprese e imprevisti da affrontare.