Infermiere di famiglia

Infermiere di famiglia

29 Giugno 2020 0 Di La Redazione

Nursing Up: “Va scongiurato il rischio di creare 21 modelli di assistenza infermieristica di famiglia differenti per altrettanti territori”.

 

Accogliamo con moderata soddisfazione la presa di posizione, che appare netta, da parte della Commissione Salute delle Regioni, che si dice pronta “a far suo” in tempi brevi il progetto dell’infermiere di famiglia, incanalando su ogni singolo territorio le nuove assunzioni che sono state già previste, ad hoc, per coprire tale incarico, attraverso il Decreto legislativo Rilancio. Prendiamo atto anche della linea come sempre “morbida” della Fnopi, Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, con cui condividiamo alcune istanze in materia contrattuale, ma evidentemente non il medesimo atteggiamento nei confronti di determinate situazioni che, all’apparenza lineari e ben strutturate, nascondono, a nostro parere, insidie che potrebbero dare vita a spirali pericolose per il futuro della categoria e per l’assistenza ai cittadini. Immagino che questo sia quello che, al di là delle posizioni differenti, stia a cuore a tutti noi”. Così il presidente del Sindacato degli infermieri, Antonio De Palma che aggiunge: “Ed è da questo che dobbiamo ripartire, tutti. E allora ai colleghi della FNOPI, ai vertici della Commissione Salute delle Regioni, rivolgiamo il nostro ennesimo costruttivo appello. Nessuno di noi, intende “montare” polemiche ad arte che non porterebbero da nessuna parte, ma tacere quando i problemi affiorano già a pelo d’acqua e si vedono ad occhio nudo, non lo troviamo affatto un atteggiamento propositivo”.

“Nessuno mette in dubbio che la gestione dell’infermiere di famiglia dovrà per forza di cose passare attraverso le Regioni, che in Italia si occupano di “far funzionare” la macchina sanitaria e soprattutto, nessuno di noi intende mettere in discussione le prerogative delle Regioni – completa De Palma – serve tuttavia una serie di norme di indirizzo di livello centrale, concrete e di coordinamento tra le varie realtà territoriali, per dare corpo ad una organizzazione uniforme e nazionale, e ben venga se tale attività di coordinamento fosse realizzata su iniziativa delle istanze rappresentative delle Regioni. Alla fine, il rischio da scongiurare è quello di creare 21 modelli di assistenza infermieristica di famiglia, rendendo vane le straordinarie potenzialità di una figura professionale che può e deve cambiare, perché ha le carte in regola per farlo, il futuro della sanità italiana”.