Il vaccino più “performante” (Parte IV), i casi particolari

Il vaccino più “performante” (Parte IV), i casi particolari

25 Aprile 2021 0 Di Miriam Perfetto

Ultima parte dell’intervista di Tuttosanità al dottor Carlo Alfaro circa certezze e dubbi sui vaccini anti-Covid.

È opportuno vaccinare anche i guariti dal Covid?

Uno studio danese pubblicato su Lancet documenta che la protezione contro una re-infezione da Sars-CoV-2 è presente fino a 7 mesi di follow-up nell’80% o più della popolazione di età inferiore a 65 anni che ha avuto la malattia naturale, ma gli individui più anziani hanno mostrato una protezione ridotta fino al 50%. Questi dati indicano che è bene procedere alla vaccinazione di chi è già stato infettato da Sars-CoV-2 perché non si può fare affidamento sulla protezione naturale, specialmente tra le persone anziane. La vaccinazione si è dimostrata sicura in soggetti già guariti da una infezione sintomatica o asintomatica. In tali soggetti, è sufficiente la somministrazione di un’unica dose di vaccino perché la risposta immunitaria è risultata molto vivace e superiore (da 10 a 45 volte) a chi non aveva contratto la malattia. I tempi consigliati sono di almeno 3 mesi di distanza dall’infezione, preferibilmente 6 mesi. Fanno eccezione i soggetti che presentino condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici, i quali devono comunque essere vaccinati quanto prima e con un ciclo vaccinale di due dosi. Anche chi si contagiasse dopo la prima dose di vaccino, secondo l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), non deve effettuare la seconda dose, avendo già avuto una sorta di richiamo naturale.

Se una persona è esposta al Covid-19 per un contatto con un positivo, può fare il vaccino?

No. Essendo il periodo di incubazione in media di circa 5 giorni, è poco probabile che il vaccino possa indurre una risposta immunitaria sufficientemente rapida da impedire l’infezione/malattia in chi è già stato contagiato. Di conseguenza, le persone esposte ad un caso noto di Covid-19, identificate come contatti stretti, non devono fare il vaccino, ma devono terminare la quarantena di 10-14 giorni, secondo quanto previsto dalle normative ministeriali vigenti, prima di potere essere vaccinate se hanno tampone negativo.

Si può fare il vaccino in gravidanza?

Uno studio israeliano ha trovato che le donne in gravidanza vaccinate con Pfizer hanno trasmesso gli anticorpi ai loro neonati per via placentare. Un risultato simile è stato riportato anche da uno studio americano, con Pfizer e Moderna. Pfizer/BioNTech hanno annunciato di aver avviato uno studio internazionale su 4.000 volontarie in gravidanza.

E in allattamento?

Sulla base dei dati offerti dalla letteratura scientifica internazionale e dei documenti di consenso, l’allattamento non rappresenta una controindicazione alla vaccinazione.

Perché sinora i bambini non sono contemplati dai programmi vaccinali?

Fino ad ora, non ci sono vaccini anti-Covid autorizzati per i bambini: solo dai 16 anni, per Pfizer, e dai 18 anni, per Moderna, AstraZeneca, Janssen. Pfizer e BioNTech però hanno trovato che il loro vaccino è efficace al 100% in uno studio su 2.260 adolescenti di età compresa tra 12 e 15 anni; hanno inoltre iniziato una sperimentazione per i bambini di età compresa tra 5 e 11 anni e attueranno anche studi clinici per i bambini dai 2 ai 5 anni e dai 6 mesi ai 2 anni. Anche Moderna sta portando avanti una sperimentazione in 6750 bambini tra 6 mesi e 12 anni in Usa e Canada. AstraZeneca ha iniziato a testare il vaccino su 300 bambini del Regno Unito di età compresa tra 6 e 17 anni. Anche Janssen inizierà un trial sulla vaccinazione nei bambini in primavera. In Cina, Sinovac è stato sperimentato in bambini dai 3 anni in su. La vaccinazione dei bambini serve ai fini della conquista dell’immunità di gregge.

In cosa consiste il “passaporto sanitario”?

Il “Green Pass europeo” è un certificato digitale, previsto dalla Ue a partire dal 15 giugno, tramite il quale ogni cittadino europeo potrà mostrare, tramite un codice QR, il suo stato di immunizzazione contro il Covid-19. Il documento potrà essere richiesto per viaggiare, partecipare a eventi o entrare in luoghi pubblici. Serve a facilitare il libero movimento ma non sarà obbligatorio: in mancanza del certificato basterà presentare, ove richiesto, un test negativo al Covid. Anche gli Usa progettano un pass per favorire la libera circolazione delle persone a partire dal 4 luglio, che quest’anno vorrebbero segnasse l’indipendenza dal Coronavirus. Israele, che ha già raggiunto una copertura vaccinale del quasi 70% della sua popolazione adulta, ha distribuito il “Green Pass” ai soggetti vaccinati con due dosi per consentire riaperture e libertà. L’Oms però avverte che non siamo ancora assolutamente sicuri che il vaccino prevenga la trasmissione del virus e dunque i passaporti potrebbero non essere una buona strategia sicura e inoltre potrebbero causare disuguaglianze per i popoli che hanno meno risorse per accedere ai vaccini.

Tutto Sanità ringrazia il dottore Alfaro per aver fornito ai lettori una panoramica chiara sulla situazione vaccini. Il dottore prima di salutare lo staff della testata giornalistica ricorda sempre: “Distanziamento, Mascherine e Lavaggio delle mani sono delle strategie per tenere a bada il coronavirus e con il vaccino rappresentano le uniche armi per mettere in ginocchio il virus.