Crescere è un gioco (I parte)

Crescere è un gioco (I parte)

24 Agosto 2019 0 Di Teresina Moschese*

Apriamo con questo appuntamento una mini-rubrica, in tre parti, in cui affronteremo la funzione del gioco infantile, i vari tipi di gioco in rapporto all’età ed ai bisogni evolutivi dei bambini.

 Appropriarsi del reale attraverso l’immaginazione e i simboli rappresenta un modo efficace e spontaneo per crescere, una strada privilegiata per accedere alla conoscenza, al divertimento, al piacere ed alla socialità. Il bambino, attraverso il gioco, entra facilmente in contatto con apprendimenti in diversi ambiti, osa ed intraprende attività superando le iniziali paure e timidezze. Infatti, giocando i bambini possono sbagliare senza sentirsi sminuiti e imparano dagli errori che fanno.

Ogni gioco ha però le sue prerogative e i suoi vantaggi, rispecchia l’età del bambino, le sue esigenze e la sua visione del mondo.

Ilgioco spontaneo, in particolare, costituisce il cuore della crescita del bambino, perché favorisce adattamento e creatività, infatti i bambini possono giocare ovunque e con qualsiasi cosa. Consentendo di liberare gli spazi fisici e mentali, permette ai bambini di recuperare energie, di curare piccole ferite psicologiche, di trovare sul piano della fantasia adattamenti e soluzioni che nel mondo reale non sono raggiungibili.

Un’altra potenzialità del gioco riguarda il poter esplorare il mondo da varie angolature, sperimentando se stessi in diversi ruoli, ma anche di esaminare problemi personali liberandoli da ansie e paure: i bambini inventano ciò che è vietato nella realtà, oppure mettono in scena un conflitto, o rappresentano una scena che li spaventa o che desiderano. Grazie alla crescente fantasia già intorno ai due anni, i bambini possono mettere in scena giochi di drammatizzazionefingendo oggetti e persone che non esistono, facendo cose da grandi, come guidare un treno o volare sulla luna, o cucinare o stirare. Intorno ai quattro anni, possono mettere in scena situazioni basate su identificazioni multiple come, ad esempio, giocare ad essere la mamma, o attribuire alla bambola i propri sentimenti. “Facendo finta di”, vivono vere emozioni.

Il gioco in definitiva compensa il bambino degli svantaggi che vive nei confronti degli adulti e gli conferisce una maggiore autonomia nei suoi rapporti con il mondo. Per tutti questi aspetti i giochi di drammatizzazione rappresentano anche una forma di terapia spontanea per piccoli problemi quotidiani. (continua)

*Psicologa – Psicoterapeuta